C’è un prima e un dopo in tanti sport. Per gli Stati Uniti e per il gioco del basket Nba quello che s’inventarono per l’estate del 1992, in occasione delle Olimpiadi di Barcellona, creò uno sconquasso tale che niente sarebbe stato più come prima: la creazione del Dream Team 1992. Ecco perché Jack MacCallum nel libro Dream Team ha intervistato ogni membro della squadra facendo risultare un qualcosa di clamoroso.
CHARLES BARKLEY A Barcellona fu sua la frase: “Non conosco nulla dell’Angola ma so che l’Angola oggi è nei guai”.
LARRY BIRD la schiena a bloccargli la sua ultima danza, non poteva esistere Dream Team senza la leggenda dei Boston Celtics
CLYDE DREXLER All’apice della sfida contro MJ Drexler sapeva fare tutto come Jordan. Ma Jordan lo faceva meglio.
PATRICK EWING strinse amicizia con Bird, “Harry e Larry”, un gigante che non trovò il successo a NY, insuperabile sotto canestro.
EARVIN “MAGIC” JOHNSON dato per morto in quell’estate per l’annuncio della sua sieropositività riscrisse qualsiasi record di sorrisi e di trash talking. Prese il numero 15 per esser annunciato per ultimo.
MICHAEL JORDAN “O me o lui” disse riguardo Isaiah Thomas. Scelsero MJ. Chissà perché.
CHRISTIAN LAETTNER secondo molti l’anello debole della squadra. Unico universitario come da regole 1992 venne preferito a Shaquille O’Neal per le sue imprese al college. L’estate 1992 fu il suo apice.
KARL MALONE Etica del lavoro mai vista per il Postino che non riuscì mai a vincere l’anello. Sempre a causa di MJ.
CHRIS MULLIN numeri da record per le percentuali al tiro a Barcellona, mise a tacere gli scettici sulla sua convocazione.
SCOTTIE PIPPEN di lui si dirà che è il miglior numero 2 al mondo. Con Jordan quando difendeva erano grossi guai per chiunque. Chiedere al povero Kukoc.
DAVID ROBINSON uomo di fede, decisamente unico nel Dream Team, rispettato direttore di una scuola privata a San Antonio, la Carter Academy. Con gli Spurs ha vinto tutto quello che poteva.
JOHN STOCKTON unico giocatore a poter girovagare a Barcellona senza esser riconosciuto. Non esiste assist che non si chiami Stockton.
CHUCK DALY, COACH. Giurò che non avrebbe chiamato un solo time out a Barcellona e così fece.
Il mix di leadership, classe e aura di leggenda che il trio Magic-Larry-MJ fece esplodere a Barcellona fece risultare un’Olimpiade perfetta, con vittorie che sfioravano tutte un margine di almeno 40 punti, con squadre che a metà incontro si fermavano per chiedere un autografo e con partitelle di allenamento che furono poesia pura.
Dopo di loro, anche chiamando ancora le squadre Dream Team, non risultò mai un’alchimia pari all’originale, con una dinastia che ha poi raccolto altri trionfi ma senza esser pura leggenda.
Chi è cresciuto con la Nba di quegli anni non può non avere questo capolavoro. Accanto al santino di MJ.