Ven. Ott 11th, 2024

Questo che riportiamo è un articolo in tre parti di Francesco Fiori dal sito Gazzettafannews 

Ore 14.17 del 1 maggio 1994, una curva, uno schianto e il buio. Anzi, la luce, la nuova luce che l’anima di Ayrton Senna scopriva in quel momento, quello in cui lasciava la vita terrena per abbracciare il Signore.

Una vita nata in questo giorno, il 21 marzo del 1960 da Milton Da Silva e Neide Senna, famiglia di origine napoletana. Ayrton ha subito la folgorazione per l’automobilismo, bimbo vivace che in casa giocava con le macchinine e ne simulava il rombo. Il papà, per tenerlo più “calmo” gli regala un kart e l’esordio nella categoria avviene quando ha 13 anni.

E’ un bambino scatenato, immerso nei sogni di una vita che in Brasile gli sorride, con un autista che lo preleva da scuola e lo porta agli allenamenti nel kartodromo del “Tche”, al secolo Lucio Pascual, suo primo mentore.

Ayrton ha le idee chiare, un carattere forte ma introverso, vede i kart ma sogna la formula uno come arrivo. In una gara che il brasiliano deve affrontare comincia a piovere e lui entra in crisi, doppiato da diversi piloti e umiliato. E’ l’inizio della leggenda, perché da quel momento il giovane pilota prende il kart ogni qualvolta il cielo plumbeo innaffi le strade di San Paolo, consegnando al giovane una sensibilità sul bagnato che in futuro si rivelerà unica nei massimi livelli.

FULLERTON, IL RIVALE PIU’ OSTICO SCELTO DA SENNA

Nei kart Ayrton conosce Terry Fullerton, suo compagno di squadra e definito dal brasiliano “il più forte rivale mai visto in carriera“. Pur dominando le categorie junior ad Ayrton sfugge sempre il titolo mondiale, sbarcando anche in Italia con i colori della Dap.

Ma è la Gran Bretagna il top motoristico del momento e Da Silva (cognome usato sino al 1983) si trasferisce lì nel 1980. Tra Brasile ed Europa c’è una significativa distanza e Ayrton subisce emotivamente il nuovo impatto. Piange e neanche un irruento matrimonio con Lilian Vasconcelos migliora le cose.

Dopo otto mesi l’unione tra i due finisce e ad Ayrton è ad un passo dal ritornare in Brasile. Glielo impone il padre dicendo che la sua presenza è più importante nell’azienda di casa. Il brasiliano però ha un orgoglio smisurato, resta in Gran Bretagna e vince…vince…vince! Nel 1981 esordio nel campionato britannico RAC e il Townsend-Thoresen, dominati entrambi con 12 vittorie e 10 giri veloci in 19 gare.

L’anno seguente il predominio si sposta al campionato Pace British e l’Europeo EFDA, 21 vittorie su 29 gare e la notizia anche nel massimo mondo motoristico, la Formula Uno, che esiste un giovane brasiliano che in pista inizia ad essere “magico”.

Anche con la Formula 3 Senna è unico, 12 vittorie su 20 gran premi e sopratutto il dominio a Macao dove parte in pole, sigla il giro veloce e vince.

Macao, per chi non lo sapesse, è l’università delle formule minori e dal 1983, il più comune Ayrton da Silva diventa Ayrton Senna. Un casco giallo, verde e blu che riporta alla bandiera brasiliana. Il resto è storia. “Fare tutto sempre con molto amore e molta fede in Dio“.

Senna non nasconde il suo misticismo, l’essere a contatto con il Signore e questa è la prima novità nel motorsport fatto di folli, pazzi e umani predisposti al rischio della corsa.

FORMULA UNO, ARRIVO!

Le porte della Formula Uno si spalancano con curiosità al talento di San Paolo. Williams, McLaren e Brabham gli fanno provare le vetture e si narra che pur essendo sempre tra i più veloci Ayrton è restio ad accettare una delle tre scuderie.

La Brabham di un giovane Ecclestone è la sua favorita ma lo sponsor Parmalat preferisce un pilota italiano così la leggenda entra nelle tv di tutto il mondo con la Toleman. Lo fa nel palcoscenico più bello, Montecarlo, con una storica rimonta sotto la pioggia che s’interrompe solo con la decisione di Prost di bloccare la gara per l’elevato rischio.

Senna si sente il vincitore morale e alza il pugno in segno di vittoria, ma la classifica finale è redatta al penultimo giro e a lui resta come magra consolazione il primo podio. E’ nata una stella.

In quel 1984 solo in un gran premio non si qualifica. Imola, dove 10 anni più tardi troverà la maledetta curva del Tamburello. La carriera di Senna si sviluppa tra Lotus dove sembra un Corsaro Nero, in una delle macchine con la livrea più accattivante della storia, col colore nero e quel casco giallo che spunta sempre, conoscendo il rapporto privilegiato con la pole position. In Portogallo, sotto un diluvio, Senna conosce l’ebbrezza della prima vittoria, doppiando quasi tutti gli avversari (si salva solo Alboreto secondo ad oltre un minuto di distacco) e facendo capire che il suo talento è naturalissimo. La Lotus però non è più la macchina degli anni d’oro di Colin Chapman, perde nel 1987 il motore Renault e la stagione si chiude con l’unico botto di una rissa tra Senna e Mansell a Spa, con il brasiliano reo di aver ostacolato l’esplosivo pilota inglese. Nel 1988 così Ayrton inizia il matrimonio con la McLaren Honda e sopratutto trova in squadra un due volte campione del mondo come Alain Prost.

NON ESISTE SENNA SENZA PROST, NON ESISTE PROST SENZA SENNA!

I due galletti ci mettono pochissimo ad esplodere perché “La gara ha un solo vincitore, il secondo è il primo dei perdenti” come ripeteva il brasiliano. A Montecarlo Senna non vuole vincere, vuole semplicemente umiliare il compagno Prost ma a gran premio largamente dominato va a sbattere alla curva del Portier. Otto vittorie e 13 pole, record dell’epoca, ipotecano il titolo che arriva in Giappone, dove Senna parte male dalla pole, è quattordicesimo in gara e, quando in Brasile è notte fonda, inizia una rimonta epica.

Quando si fa sotto a Prost il destino è segnato, al giro 28 il sorpasso si compie, la storia si scrive, le lacrime scorrono, Senna è Campione. “Ho visto Dio e ho provato tanta pace”. Il Natale 1988 racconta un episodio che col senno di poi ha tratti premonitori. Senna, star acclamato del Brasile, festeggia in patria in tv con la showgirl Xuxa Meneghel. Tra i visi imbarazzati dei due il pilota riceve da lei 5 baci, con il discorso: “Buon 1989, 1990, 1991, 1992, 1993”.  Si ferma lì, col maledetto 1994 che toglierà la vita ad Ayrton. Nel 1989 arriva il patatrac tra il francese e il brasiliano. Gli ormai incrinati rapporti diventano lunghi silenzi quando nel Gran Premio di San Marino, ahimè sempre quello, l’ordine di non superarsi al primo giro viene ignorato da Senna causando l’ira di Prost.

Il campionato si decide in Giappone, Senna deve inseguire in classifica a causa di problemi di affidabilità che ne hanno chiuso diverse gare in favore di Prost. Il francese dal canto suo deve limitare il brasiliano, se infatti lui non vince è campione.
“Non esiste curva dove non si possa superare”. Senna attacca nella chicane finale di Suzuka, Prost è davanti e con diritto di traiettoria anticipa la curva e chiude il brasiliano che finisce lungo. Può proseguire ma con l’aiuto dei commissari che gli fanno ripartire la vettura. Prost invece è fuori, ma corre negli uffici del capo supremo dell’epoca, il suo connazionale Jean Marie Balestre. Il risultato è l’ennesima rimonta furibonda ai danni di Nannini con vittoria di Senna tra i visi increduli. Ma è gloria effimera, il brasiliano viene squalificato per l’articolo 56 della Fia, Prost è campione del mondo e lascia la McLaren in favore della Ferrari.

Il 1991 si apre con la mancata affidabilità della Ferrari di Prost che viene licenziato a metà stagione quando paragona la Rossa ad un trattore. Senna corre la gara di casa che non ha mai vinto e mai come in quel gran premio un’intera nazione spinge un pilota. Senna parte benissimo, allunga su tutti poi qualcosa si rompe. A cedere è il cambio ed al brasiliano resta solo la sesta. Oltretutto le cinture sono troppo strette e Ayrton è vicino a cedere. Ancora una volta si affida al Signore, prega, guida la macchina solo come un fenomeno può fare avendo una sola marcia a disposizione, vince, urla tutta la sua gioia e poi sviene a causa degli spasmi muscolari che gli creano una grossa sofferenza.

E’ la vittoria di Ayrton il mistico, con il trionfo che si consacra quando in Giappone Nigel Mansell finisce lungo inseguendo Senna, consegnando al Re della Pioggia il terzo titolo. Il ’92 è l’anno della supremazia Williams-Mansell. Il ’93 racconta la forza della Williams è ancora più elevata rispetto alla McLaren che ha perso il propulsore Honda in favore della meno potente Ford. Ma è in questa stagione che Senna regala a tutti la gara più magica della carriera. Donington, pioggia, nel primo giro Ayrton scivola al quinto posto poi, in un’unica tornata del circuito, supera Schumacher, Wendlinger, Hill e quando davanti ha solo Prost lo fulmina con una finta. Il tutto in un solo giro! Il Gran Premio sotto l’acqua è dominato, i distacchi sono imbarazzanti e solo la superiorità di un pilota sensibile con l’acqua come Senna può spiegare.

WILLIAMS, IL LUNGO E ULTIMO CORTEGGIAMENTO

A fine anno la rincorsa di Senna verso la Williams si compie, Prost si ritira e Ayrton può prendere il volante della monoposto che domina il 1993. Le cose però non vanno come Ayrton ha prospettato. E’ l’alba del giovane leone Michael Schumacher e del bando all’elettronica fatto per limitare la potenza della coppia Senna-Williams. Le prime due gare del 1994 consegnano due pole a Senna ma anche altrettanti ritiri, sopratutto in Brasile quando è in atto una disperata rincorsa a Schumacher. Si arriva a Imola con lo spirito battagliero ma nella giornata di sabato un incidente alla variante Villeneuve fa perdere la vita al giovane austriaco Roland Ratzenberger. Ayrton non si dà pace, poi risale in macchina e conquista la pole position, la numero 65 della sua carriera. L’ultima purtroppo.

Nella mattina del 1 maggio Ayrton legge un passo della Bibbia, sua compagna di viaggio chiedendo a Dio di parlargli e quel giorno legge che il Signore gli avrebbe fatto il regalo più grande di tutti, ovvero Dio stesso. Senna poggia il casco sulla sua macchina, è visibilmente triste, non vorrebbe correre ma neanche lasciare lo sport che ama. Ha appena 34 anni e la voglia di realizzare tanti progetti in Brasile.” Noi respiriamo la stessa aria, a tutti bisogna dare una possibilità“. Il gran premio parte con la safety car e Senna è visibilmente nervoso per l’andatura lenta della vettura di soccorso, ha il tempo per parlare via radio con il vecchio rivale Prost e gli scappa un “Mi manchi Alain“.

Senna è braccato da Schumacher, imbocca il Tamburello ma va dritto, rottura del piantone dello sterzo modificato la notte prima, lo schianto è inevitabile e fataleIl Signore prende con se le ali di Ayrton, l’impatto con il muro del Tamburello fa sfortunatamente carambolare la sospensione nella parte morbida del casco, trafiggendo il brasiliano. Pochi millimetri più in la della calotta del casco e niente di grave sarebbe successo. Ma il Signore aveva deciso diversamente. Sono le ore 14.17. L’amico Watkins mentre capisce la gravità della situazione vede un innaturale spasmo del corpo del brasiliano, come se l’anima in quell’istante stesse lasciando la vita terrena. Ayrton Senna diventa immortale, mito e leggenda quel 1 maggio 1994. 

“Se una persona non ha più sogni, non ha più alcuna ragione di vivere. Sognare è necessario, anche se va intravista la realtà. Per me è uno dei principi della vita”.
Ciao Ayrton.

Francesco Fiori

Foto: Getty Images

Ispirazione Sportiva nacque per Senna, quì sotto il primo articolo!

https://ispirazionesportiva.com/index.php/2021/05/01/ayrton-non-correre-quel-gran-premio/

Fonte: http://gazzettafannews.it/formula-1/ayrton-senna-le-ali-del-signore-parte-1/

Di Francesco Fiori

Francesco Fiori è un giornalista sardo, classe 1983, con la passione per il racconto dello sport. Di tutto lo sport. Aveva 6 anni quando, sicuramente errore o destino, ebbe in regalo una semplice radio, senza pensare alle conseguenze successive del pianeta sportivo. Una domenica, finiti i compiti, giocando con quel mezzo, captò la voce roca di Sandro Ciotti. Aveva appena scoperto l’esistenza di Tutto il calcio minuto per minuto. La prima sfida arriva nella stagione calcistica 90/91, quando lo zio, incredibile giornalista locale, gli diede come compito raccontare la giornata calcistica appena conclusa. Quel tema, ad appena 7 anni, risultò migliore rispetto alle tabelline, mai entrate volentieri in testa. Il premio fu la presenza alla gara di cartello della squadra del suo paese, il Ploaghe, due settimane più tardi. Destino volle che la morte prese suo zio proprio il mercoledì prima, innescando in Fiori la voglia di diventare giornalista. A scuola alla domanda “Hai solo il calcio in testa?” rispondeva “No, anche il ciclismo” e gli anni di partite contemporanee la domenica e di Tele +2 col calcio estero crearono un piccolo “psicopatico sportivo”. Tra gli sport di cui si innamora c’è l’hockey americano, soprattutto nella mitologica figura di Mario Lemieux. Poco prima della morte del padre, nel febbraio 2001, Fiori trova su La Gazzetta dello Sport proprio un trafiletto con scritto del ritorno sul ghiaccio di Lemieux dopo aver sconfitto una forma tumorale e un ritiro di 3 anni. Da lì altra promessa, qualora arrivi la possibilità di scrivere un articolo, questo sarà su Lemieux il Magnifico. Diventato ragioniere capisce immediatamente che iva e fatture sono molto più noiose del previsto e la prima collaborazione col giornale “Sa Bovida” gli fanno capire le regole basi del giornalismo, cosa che Fiori ignorava ma che rispettava, chiedendo solo la possibilità di scrivere e far colpo. Chiusa la parentesi Sa Bovida per problemi logistici e di salute dell’immenso Antonio Delitala ecco il primo reale colpo di fulmine, il sito di hockey Nhl Playitusa che non ha un articolo su Lemieux. Il direttore, con una mail che Fiori ancora oggi custodisce, risponde: “Beh, perché non provi a scriverne uno tu?” Il resto è la storia scritta al pc dopo averne scritto 5 pagine in un quadernone a quadretti. Un cambio di lavoro, non per sua volontà, spariglia le carte in tavola, col ragazzo che stando fuori casa tutto il tempo deve abbandonare la scrittura, ma peggio ancora va col primo di 3 ictus che colpiscono la mamma proprio in quel periodo. Tempo al tempo e con un altro cambio di lavoro ecco l’opzione che lo colpisce, scrivere della sua amata Inter sul sito SpazioInter. Gli inizi sono complicati, scrivere secondo le regole e non avere carta bianca lo bloccano un pochino, fino all’esplosione che nel sito si chiama Live. Il Live sarebbe il racconto, minuto per minuto e in contemporanea, della partita in tv e a Fiori tocca esordire con Milan-Inter. Quella sera il divertimento raggiunge le stelle, anzi, le supera e da quel momento l’impegno è triplo, con le perle di interviste a Sandro Mazzola (che risate), Gigi Simoni (che gentilezza) e Riccardo Cucchi, suo idolo radiofonico. Il tesserino da giornalista gli fa mantenere la parola data a 6 anni e ancor più sorprendente è la proposta di essere addetto stampa proprio della squadra locale, andare a vedere quelle partite che il destino gli negarono nel 1991. Si chiede spesso se sia il destino a far scherzi oppure se semplicemente la vita va accettata per quella che è. Il 30 gennaio 2021, dopo un ricovero di un mese con tutte le aggravanti possibili, in ospedale viene a mancare la mamma di Francesco. Il colpo è brutale. Il conto è pesantissimo, la mente lontana, lo scrivere, anche solo un piccolo pensiero sulla giornata calcistica, è di una difficoltà che ad oggi è ancora lontana dall'essere superata. Il resto è storia o noia, dipende da che parte si vuol vedere, dagli articoli su Gazzetta Fan News al raccontare qualsiasi sport, perché per Fiori ogni sport ha un suo eroe e perché ora, con IspirazioneSportiva.com, sarà ancor più spettacolare dar libero sfogo a qualsiasi ispirazione, come dice il nome e come gli ha insegnato Riccardo Cucchi: “Nella vita mai smettere di sognare!”. Anzi, scusate il ritardo! Mail: fcroda@yahoo.it Fb: supermariolemieux pec: francesco.fiori@pecgiornalisti.it