Gio. Nov 21st, 2024

La notizia è quella che ti squarcia la giornata. E dire che sei in pace con te stesso e per una volta ti godi l’aria di una mattinata di vacanza.

Basta una frase: “E’ morto Andy Brehme” che senti il bambino che c’è in te tirare un calcio agli stinchi sbuffando. No, certi eroi non possono morire. Lo avevamo già spiegato con Gigi Riva, idolo di una generazione che oggi ha i capelli bianchi e che per Rombo di Tuono darebbero fuoco a qualsiasi cosa.

Qua però c’è un’altra generazione a piangere. La mia. Quella dell’Inter dei Record.

Non è semplice buttar giù due righe su un tedesco che dall’Inter si è fatto amare per la semplicità, per la classe, per l’esser talmente forte di destro e di sinistro che ad oggi nessuno sa qual era il piede preferito.

Arrivato in sordina grazie a Lothar Matthaus, che nel 1988 non è il suo miglior amico ma che in un amichevole a Kaiserslautern rivela il suo passaggio in nerazzurro. “Dai, vieni con me, sarà speciale!“.

Mai rivelazione fu più magica. Andreas, che in Germania era un mediano, viene affidato alle cure del Trap, che tanto ha vinto con la Juve e tanto si sta accapponando nell’Inter. Nasce l’Inter dei tedeschi, raggiunti poi un anno dopo da Kata Klinsmann, ma è il 1988/89 a far innamorare chi guarda il calcio.

Il rullo compressore dell’Inter è impressionante. Vittorie su vittorie, 58 punti su 68 a disposizione, una fascia sinistra che ha in Brehme un protagonista esemplare, quanto per i cross e quanto per le conclusioni a rete.

All’Inter costa un miliardo e 600 milioni di lire, soldi ben spesi in quattro anni che forgiano in Andy il colore nerazzurro nel cuore. Prima gara in casa e prima conclusione in rete, con una gran girata, contro il Pisa, in un 4-1 in rimonta che presenta anche Lothar Matthaus nel tabellino dei marcatori.

Punizioni o rigori per Brehme non facevano grosse paure. Si arriva a Italia ’90, il mio primo mondiale. Quello in cui chiedo quasi in ginocchio a mia madre di andare a vedere Italia-Argentina nel garage dei vicini. Quel garage è il paradiso, una bandiera in ogni metro, la passione per gli Azzurri, anziani e giovani abbracciati stretti stretti in una semplice partita.

Ma poi io tifo Germania. Ho 6 anni e poco propenso a nascondere i miei sentimenti. Brehme, Klinsmann e Matthaus sono al di sopra di ogni nazionalismo. Ricordo che al rigore fallito da Serena, mentre tutti iniziano a buttar santi di qua e di la io mi avvicino ad una meravigliosa coppia di fratelli che nel mio paese erano (e saranno per sempre) la classe pura del tagliare i capelli, perché oltre all’eccellente lavoro di taglio chiacchieravi di calcio per ore e ore come fosse La Domenica Sportiva. Uno spettacolo! 

Al “Francé abbiamo perso” è arrivata la risposta: “Poco male, tanto vince la Germania di Brehme e Matthaus, forse segnerà Klinsmann“. La risata fu fragorosa in un tempo che non ritornerà più ma che nel mio cuore esiste sempre. Con un grande abbraccio a zio Gavino e zio Gigi.

Però ritorniamo a Andy Brehme.

Il risolvi problemi. Già, perché in quella finale Mondiale è Lothar Matthaus l’incaricato dagli undici metri, ma il destino gli fa rompere lo scarpino e non fidandosi, il Lothar NazionalMondiale, guarda negli occhi colui che è la persona fidata per eccellenza. Andy. Tiro. Gol. Germania campione.

Così come Inter campione in contrapposizione al Milan degli olandesi, quando la Serie A era il campionato del mondo per eccellenza e in una via paesana completamente rossonera io dovevo fare il Bastian contrario e tifare per il mio Lothar, con Andy gregario di classe.

Oggi se ne va un pezzo della mia infanzia. Oggi piango come fosse un parente strettissimo che mi ha lasciato. Oggi il mio Andy sta lottando lassù, sorridendo, per chi si prende la maglia numero 3 dell’Inter. Se la giocano lui e Facchetti. Lassù c’è un gran paradiso di calciatori.

Non c’è bisogno di snocciolare numeri di gol, assist o trofei vinti. Brehme va al di sopra di ogni semplice numero.

Ciao Andreas. Non ti scrivo grazie di tutto perché le lacrime non me lo permettono.

 

Di Francesco Fiori

Francesco Fiori è un giornalista sardo, classe 1983, con la passione per il racconto dello sport. Di tutto lo sport. Aveva 6 anni quando, sicuramente errore o destino, ebbe in regalo una semplice radio, senza pensare alle conseguenze successive del pianeta sportivo. Una domenica, finiti i compiti, giocando con quel mezzo, captò la voce roca di Sandro Ciotti. Aveva appena scoperto l’esistenza di Tutto il calcio minuto per minuto. La prima sfida arriva nella stagione calcistica 90/91, quando lo zio, incredibile giornalista locale, gli diede come compito raccontare la giornata calcistica appena conclusa. Quel tema, ad appena 7 anni, risultò migliore rispetto alle tabelline, mai entrate volentieri in testa. Il premio fu la presenza alla gara di cartello della squadra del suo paese, il Ploaghe, due settimane più tardi. Destino volle che la morte prese suo zio proprio il mercoledì prima, innescando in Fiori la voglia di diventare giornalista. A scuola alla domanda “Hai solo il calcio in testa?” rispondeva “No, anche il ciclismo” e gli anni di partite contemporanee la domenica e di Tele +2 col calcio estero crearono un piccolo “psicopatico sportivo”. Tra gli sport di cui si innamora c’è l’hockey americano, soprattutto nella mitologica figura di Mario Lemieux. Poco prima della morte del padre, nel febbraio 2001, Fiori trova su La Gazzetta dello Sport proprio un trafiletto con scritto del ritorno sul ghiaccio di Lemieux dopo aver sconfitto una forma tumorale e un ritiro di 3 anni. Da lì altra promessa, qualora arrivi la possibilità di scrivere un articolo, questo sarà su Lemieux il Magnifico. Diventato ragioniere capisce immediatamente che iva e fatture sono molto più noiose del previsto e la prima collaborazione col giornale “Sa Bovida” gli fanno capire le regole basi del giornalismo, cosa che Fiori ignorava ma che rispettava, chiedendo solo la possibilità di scrivere e far colpo. Chiusa la parentesi Sa Bovida per problemi logistici e di salute dell’immenso Antonio Delitala ecco il primo reale colpo di fulmine, il sito di hockey Nhl Playitusa che non ha un articolo su Lemieux. Il direttore, con una mail che Fiori ancora oggi custodisce, risponde: “Beh, perché non provi a scriverne uno tu?” Il resto è la storia scritta al pc dopo averne scritto 5 pagine in un quadernone a quadretti. Un cambio di lavoro, non per sua volontà, spariglia le carte in tavola, col ragazzo che stando fuori casa tutto il tempo deve abbandonare la scrittura, ma peggio ancora va col primo di 3 ictus che colpiscono la mamma proprio in quel periodo. Tempo al tempo e con un altro cambio di lavoro ecco l’opzione che lo colpisce, scrivere della sua amata Inter sul sito SpazioInter. Gli inizi sono complicati, scrivere secondo le regole e non avere carta bianca lo bloccano un pochino, fino all’esplosione che nel sito si chiama Live. Il Live sarebbe il racconto, minuto per minuto e in contemporanea, della partita in tv e a Fiori tocca esordire con Milan-Inter. Quella sera il divertimento raggiunge le stelle, anzi, le supera e da quel momento l’impegno è triplo, con le perle di interviste a Sandro Mazzola (che risate), Gigi Simoni (che gentilezza) e Riccardo Cucchi, suo idolo radiofonico. Il tesserino da giornalista gli fa mantenere la parola data a 6 anni e ancor più sorprendente è la proposta di essere addetto stampa proprio della squadra locale, andare a vedere quelle partite che il destino gli negarono nel 1991. Si chiede spesso se sia il destino a far scherzi oppure se semplicemente la vita va accettata per quella che è. Il 30 gennaio 2021, dopo un ricovero di un mese con tutte le aggravanti possibili, in ospedale viene a mancare la mamma di Francesco. Il colpo è brutale. Il conto è pesantissimo, la mente lontana, lo scrivere, anche solo un piccolo pensiero sulla giornata calcistica, è di una difficoltà che ad oggi è ancora lontana dall'essere superata. Il resto è storia o noia, dipende da che parte si vuol vedere, dagli articoli su Gazzetta Fan News al raccontare qualsiasi sport, perché per Fiori ogni sport ha un suo eroe e perché ora, con IspirazioneSportiva.com, sarà ancor più spettacolare dar libero sfogo a qualsiasi ispirazione, come dice il nome e come gli ha insegnato Riccardo Cucchi: “Nella vita mai smettere di sognare!”. Anzi, scusate il ritardo! Mail: fcroda@yahoo.it Fb: supermariolemieux pec: francesco.fiori@pecgiornalisti.it