La guerra civile è ad un passo, ma Gino Bartali è stanco e cosa può far dalla Francia per salvare la sua amata patria? Semplice, ribaltare e vincere in Francia
Gino qua sta per scoppiare il caos. E’ il Tour de France del 1948, corsa che Bartali ha già vinto, ma nel 1938, dieci anni prima e il Giro di quello stesso anno non gli ha dato soddisfazioni, ottavo e spettatore nel trionfo di Magni.
In Francia rappresentava gli Azzurri, designato capitano, improvvisò senza grandi speranze la spedizione d’oltralpe.
Gino ha 34 anni e viene considerato un monumento del ciclismo e come tale anche troppo vecchio per poter dir la sua al Tour, dove si affaccia il giovane fenomeno Louison Bobet pronto a dominare le montagne.
La tattica prima di tutto, con Bartali che deve fingersi stanco per non strafare, ma appena inizia la corsa ecco il botto, sprint a Trouville e vittoria su Schotte e Teisseire. Sembra un passo trionfale e così può sembrare, vincendo anche nella Biarritz-Lourdes di 219 km e il giorno seguente nella Lourdes-Toulose di 261 km.
Ma in classifica il primato è sempre di Bobet che va a dominare la crono e regolare il distacco su Bartali intorno ai 21 minuti e 20 secondi. Quando poi tutti i corridori si godono il giorno di pausa ecco l’ennesima botta che mina il morale di Ginettaccio, un giovane fanatico anticomunista ha sparato, il 14 luglio, a Palmiro Togliatti, segretario del Pci, con l’Italia pronta alla rivolta.
Cosa si fa? Si torna a casa o si inventa qualcosa? Da Roma, con l’Italia appena uscita dalle macerie della guerra, un vecchio amico di Bartali sta andando verso il Tour, è Bartolo Paschetta, alto dirigente dell’Azione Cattolica, che nell’albergo del campione toscano lo ascolta nella sua carica verso i compagni.
“Ragazzi – dice Bartali– hanno sparato a Togliatti, se lui muore rischiamo tutti di dover tornare a casa, dove c’è una sommossa. Facciamo vedere chi siamo, specialmente a quei giornalisti da quattro soldi che se ne sono già andati, che hanno lasciato il Tour avendoci dati già per morti”. La tattica è appena tracciata ma manca ancora un colpo di scena, la telefonata che De Gasperi, capo del Governo, fa a Bartali.
“Gino, pensi di vincere il Tour?”
“Non lo so, ma domani vinco di sicuro” è la risposta di Gino a De Gasperi. E così accadrà.
15 luglio, tempesta di pioggia e Vars da scalare. Bartali lo sbrana, stacca gli avversari e insegue Robic in fuga, lo salta e attende l’Izoard, vola e stacca Bobet di 19 minuti, va verso Briancon e il francese è maglia gialla per appena 51 secondi. Ormai lo squalo ha fiutato il sangue.
Con Togliatti fuori pericolo Bartali si scatena, vince nella tappa successiva, la Briancon-Aix Les Bains e festeggia nel modo migliore il suo compleanno del 18 luglio, aveva 21 minuti di distacco dopo i Pirenei e prima delle Alpi, a Parigi, sul traguardo finale, ne ha 26 di vantaggio e può esultare con l’Italia unita, ennesimo miracolo di Gino il Grande.
Nessuno come noi in quei momenti guarda l’avversario dritto negli occhi e ha il coraggio di urlargli in faccia noi non molliamo, noi siamo l’Italia, eroici se serve, non siamo nati per perdere.
Fonte: Gazzetta Fan News