Nel corso degli anni 80 ci si poteva imbattere in una furia che varcava la porta degli spogliatoi: Romeo Anconetani, presidente, anzi, Il Presidente, del Pisa!
Nato a Trieste nel 1922 Anconetani conobbe la guerra, arruolato in fanteria nel secondo conflitto mondiale, avvicinandosi al calcio subito dopo.
A lui si deve l’introduzione della prevendita di biglietti allo stadio, idea geniale per dare la possibilità ai tifosi di acquistare con anticipo il tagliando per la partite, agevolati poi in trasferta con treni speciali. Nel mondo del pallone Romeo entrò come dirigente dell’Empoli e poi del Prato, sino alla radiazione (il carattere era già vulcanico) per illecito sportivo al termine della stagione del 1959/60, recidivo dopo un tentativo di “sistemare” la partita Poggibonsi-Pontassieve.
Casualmente, Anconetani incrociò la squadra del suo destino, testimoniandoci però contro, in un Prato-Pisa in cui ammise il tentativo di influire sul risultato della gara, con i nerazzurri penalizzati di 10 punti.
Ma neanche la radiazione fermò il genio Anconetani. Diventato giornalista pubblicista scrive di calcio sul Giornale del Mattino di Firenze, firmandosi però come Franco Ferrari, dando vita alla figura del mediatore-consulente con squadre come Torino e Napoli, facendo nascere l’Archivio Anconetani, una rete di persone fidate con cui Romeo calcolava le medie dei voti di calciatori di tutto il mondo, compilando qualcosa come le valutazioni di 40.000 atleti, in un periodo dove se si azzecca lo straniero la salvezza in Serie A è cosa fatta.
Per ogni consulenza Anconetani riceve una percentuale che nel 1960 gli affibia il soprannome di Mister 5%, il precursore del procuratore.
Il meglio però doveva ancora arrivare.
Nell’estate del 1978 Romeo Anconetani acquista il Pisa per la cifra record di 300 milioni e ne diventa ufficialmente il Presidentissimo, a seguito della grazia del 1982 post vittoria ai Mondiali di calcio in Spagna, dove ogni figura precedentemente radiata fu riammessa nel mondo del pallone.
Il Pisa di Anconetani tra il ’78 e ’94 trova l’apice della Serie A, disputando 6 campionati della massima serie, iniziando una scalata dalla C e arrivando in paradiso dopo la stagione 1981/82, con un incredibile undicesimo posto (guidati da Vinicio in panca) e dagli 8 gol del danese Klaus Berggren, in una classifica che comprendeva 16 squadre e con appena un punto tra la posizione del Pisa e il Cagliari (14esimo) retrocesso.
La prima vittoria di Anconetani in A arriva alla seconda giornata quando all’Arena Garibaldi cade il Napoli di Giacomini per 2-0, vincendo a San Siro per 1-0 contro l’Inter e fermando sullo 0-0 la Juve in casa.
Il miracolo però non si ripete nel 1983/84, nonostante l’ingaggio dell’olandese Wim Kieft (Scarpa d’Oro 81/82 con 32 reti nell’Ajax) e affidando per quattro partite la panchina a Bruno Pace, esonerato e poi richiamato in mezzo alla parentesi di Vinicio.
Ancora una volta il cannoniere della squadra è Berggren con 7 reti, col Pisa che inzia il sali scendi tra A e serie cadetta che si concluderà nel campionato 90/91, ultimo disputato nella massima serie.
Tra serie A e B di mezzo va anche la Mitropa Cup, torneo che il Pisa vince due volte, nel 1985/86 battendo 2-0 il Debrecen con gol di Colantuono e Kieft, bissando poi il successo nel 1987/88 contro il Vaci Izzo per 3-0 con gol di Cecconi, Sclosa e Bernazzani.
Lo spareggio contro l’Acireale nel 93/94 è la pietra tombale per il Pisa destinato alla Serie C, con triste fallimento della società calcistica per una cifra intorno ai 27 miliardi, con titoli di coda della gestione Anconetani.
Ma i risultati sono riduttivi per spiegare il personaggio Romeo Anconetani, uomo pronto a portare i giocatori del Pisa a funzioni religiose, da buon “vescovo mancato”, a pellegrinaggi al santuario di Montenero o Lourdes, fino allo spargere il sale in campo prima delle partite (26 chili vincenti sparsi prima della sfida col Cesena), come poi venne ripreso da Lino Banfi nei panni di Oronzo Canà ne L’allenatore nel Pallone.
I toni in caso di sconfitta erano altissimi, con Anconetani pronto a litigare anche con la sua ombra per avere ragione, degno precursore di Cellino e Zamparini come ammazza allenatori, cambiando 22 mister in 16 anni di gestione della prima squadra (record per Zibi Boniek, fatto fuori dopo un accordo firmato 3 ore prima), scoprendo talenti come Mircea Lucescu o Diego Simeone, insieme a José Chamot, Henrik Larsen, Carlos Dunga e Lamberto Piovanelli, tutti legati alla figura del numero uno nerazzurro.
Il fallimento del Pisa decretò l’uscita di Anconetani dal palcoscenico della A ma spesso al suo “archivio” facevano riferimento altri presidenti della massima serie, come Silvio Berlusconi e il suo Milan o il Genoa di Aldo Spinelli, pronti a chiedere consiglio a Romeo.
L’Arena Garibaldi di Pisa, dopo la scomparsa del Presidentissimo avvenuta il 3 novembre 1999, è stata cointestata a Romeo Anconetani, uomo vulcanico, eccentrico ma sognatore in un calcio dal sapore romanticissimo.
La Top 11 del Pisa di Anconetani eletta dai tifosi nel ventennale della scomparsa del Presidentissimo:
Alessandro Mannini (220 partite col Pisa), Stefano Colantuono (24 partite, 0 gol), Giuseppe Volpecina (76/3), Paolo Cristallini (97/4), Mario Faccenda (86/4), Carlos Dunga (23/2), Klaus Berggren (124/29), Henrik Larsen (41/1), Lamberto Piovanelli (132/40), Michele Padovano (30/11), Paolo Baldieri (67/12). Allenatore Gigi Simoni.