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Abbiamo chiesto al nostro stimato amico e scrittore Leonardo Guzzo un pensiero su Ayrton Senna, a 30 da quel tragico 1°maggio, lui che ha scritto il capolavoro Beco-Vita in romanzo di Ayrton Senna e che ora si ripropone con “Veloz como o vento: a vida de Ayrton Senna em romance”.
Ecco il suo pensiero.
Era un bel pomeriggio di sole quello del 1° maggio 1994. Avevo quindici anni e mi trovavo nella casa di campagna dei miei zii. Celebravo in famiglia la festa dei lavoratori, con un occhio alla televisione accesa sul gran premio di formula uno. Quel giorno a Imola si correva dentro una cappa di tensione, dopo la morte del pilota austriaco Ratzenberger nei turni di qualifica, ma in casa l’atmosfera era spensierata e fuori brillava un sole splendido. Bastarono sei giri per dissolvere tutto. L’incidente di Senna alla curva del Tamburello, il botto e lui fermo nell’abitacolo della Williams. “Ha mosso la testa”. “No, non si muove”. Ricordo ore di speranza inutile, la fitta di un dolore lancinante e la sensazione di assistere, tutto il tempo, a qualcosa di più grande di me.
Seguivo Ayrton Senna da anni. Non la Formula Uno, ma proprio lui, Ayrton. Mi affascinava il suo carisma, il suo magnetismo naturale. Era calmo, educato, riflessivo nella vita di tutti i giorni, e poi in pista diventava una furia. Una specie di supereroe: saliva in macchina come fosse Clark Kent e diventava Superman.
Ho sempre seguito i piloti, non le scuderie: mi emozionavano Prost, Mansell, campioni con caratteri definiti e diversi. Ma Senna stava sopra tutti. Senna mi faceva sognare. Quando staccava di un secondo tutti gli altri nei giri di qualifica, quando danzava sulla pioggia mentre gli avversari arrancavano, quando faceva scintille ruota a ruota con Mansell o sorpassava Prost infilandosi in un varco impossibile o ancora quando s’intrufolava nei cunicoli di Montecarlo come un furetto inafferrabile.
Non correva solo per vincere campionati, Ayrton, ma per essere il migliore. Migliore innanzitutto di se stesso. La sua corsa era un’evoluzione, un’avventura interiore. Scoprire la sua essenza sfidando i suoi limiti. Spostare il limite del possibile, come fanno gli eroi.
Ho sempre pensato che la vita di Ayrton Senna, il suo enigma, il suo sogno realizzato e improvvisamente infranto, meritassero un romanzo. Ho provato a darglielo io stesso, per ringraziarlo di avermi insegnato a credere nei sogni. Così è nato “Beco. Vita in romanzo di Ayrton Senna” (Pequod, 2021), che racconta l’uomo e il pilota da quando era Beco, il bambino di San Paolo che camminava traballando per una forma di iperattività, fino agli ultimi momenti prima del tragico schianto del 1° maggio 1994. È un Senna intimo ed epico, raccontato come fosse un eroe antico, un po’ Achille e un po’ Ettore, spiegato da tanti che da diverse prospettive hanno incrociato la sua vita: parenti, amici, collaboratori, avversari, compagne di anni o di una sola notte. Ho tentato di entrare nella mente e nel cuore di Ayrton, di correre a fianco a lui nell’abitacolo delle sue monoposto per interpretare la sua psicologia e la sua straordinaria vicenda, per vivere l’emozione di “essere Senna”. Da qualche settimana quell’emozione ha attraversato l’oceano: col titolo di “Veloz como o vento: a vida de Ayrton Senna em romance” (Maquinaria, 2024), il mio libro è arrivato anche in Brasile.
LEGGI QUI LA NOSTRA RECENSIONE SU BECO: