Gio. Nov 21st, 2024

Titolo: I Signori del Doping, il sistema sportivo corrotto contro Alex Schwazer

Autore: Alessandro Donati

Casa editrice: Rizzoli

Anno di pubblicazione: 2021

Può un oro alle Olimpiadi distruggere una persona oltre che un’atleta? Sì, nel caso di Alex Schwazer, oro nella marcia ad appena 23 anni alle Olimpiadi di Pechino, nel 2008.

Scrive Alessandro Donati nel suo libro I Signori del Doping: il più clamoroso scandalo sportivo degli ultimi anni raccontato con rigore e passione. Un documento unico per capire il nostro tempo e le sue spietate storture.

Attilio Bolzoni: “Un incontro fra due emarginati, il campione caduto nel fango con il desiderio di riprendersi il suo onore e il grande allenatore isolato dal potere sportivo per le sue violente denunce. Il branco come avrebbe mai potuto tollerare questo legame dagli imprevedibili effetti? E come avrebbe mai potuto perdere quest’occasione? Farli fuori tutti e due in un colpo solo: con una provetta“.

Andiamo con ordine:

Come apprezzato nella rubrica Inside, doping, davvero vincono sempre i migliori? dove si può ammirare un Luciano Moggi, radiato dal mondo del calcio e ricordato da molti per la retrocessione con la Juventus, sorridente e pronto a prendere in giro Zeman e la “goliardata di Cannavaro nel ’99” ma anche il caso Schwazer, un dubbio dell’accanimento che arriva anche dopo aver letto il libro di Donati.

Si è colpevoli finché non si dimostra l’innocenza“. Questo accade nel mondo sportivo, come ad esempio Iannone, squalificato per doping quando il doping nella MotoGp lo hai solo per quanto gas ti senti di dare, colpito dalla Wada ormai screditata.

Subito dopo l’oro di Schwazer ecco dilagare il doping di stato in Russia, tra il 2011 e 2015. La marcia, la sua specialità preferita perché è una corsa più lunga, per Alex diventa tormento. Le pubblicità e le attenzioni spasmodiche ricevute lo mandano in tilt. Quando rientra in gara vede colleghi che bastonava tranquillamente andare a tripla velocità. Gli stessi atleti russi gli confidano cosa sta succedendo. E lui esce di testa e decide, di sua spontanea volontà e da solo, di procurarsi il doping per disperazione: “O smetto o vado a Londra da dopato come loro“.

Il 1 febbraio 2012 si inietta la prima dose di Epo ed un mese prima delle Olimpiadi di Londra va in Germania per proseguire il trattamento. Il primo che nota questi spostamenti, ricordiamo il passaporto biologico per ogni atleta, e che vede la cosa come anomala è proprio Alessandro Donati.

Nel luglio 2012 Schwazer viene trovato positivo: “E’ un sollievo per me” dirà piangendo in conferenza stampa.

Schwazer molla tutto per poi rivoler ciò che aveva vinto in maniera pulita. E compie un gesto clamoroso, si affida (non senza molteplici titubanze) proprio a Sandro Donati per ritornare in pista.

A quel punto succede l’incredibile. Il libro, per chi era contro Alex, subisce un contraccolpo.

I maligni parlano di “operazione di marketing“. Donati chiede a Schwazer di dir tutta la verità, lo viviseziona con mestiere. Poi accetta una missione che sa di impossibile. In un anno e 3 mesi di allenamento arrivano qualcosa come 42 controlli antidoping, oltre quelli prestabiliti dallo staff di Donati e che sono a carico economico dell’atleta.

Schwazer si sposta a Roma e pian piano guadagna la fiducia di tutto il quartiere dove si allena, mostrando una dedizione al sacrificio fuori dal comune. Donati lavora sulla testa, ricostruisce il ragazzo da zero e dal nulla l’ex dopato e il rompiballe del doping costruiscono un capolavoro. Schwazer va più forte anche rispetto a quando prendeva l’Epo, è più tecnico e conscio di una forza mai immaginata.

Il libro ora richiede un lieto fine.

Non arriverà.

Al mondiale di marcia a Roma dove si ripresenta Alex, Donati riceve una telefonata alle 6.30 del mattino dove un giudice di gara lo implora di far vincere il campione olimpico Tallent. La regia su quell’evento non inquadra mai Schwazer e la telecronaca è un continuo dar luogo alle insinuazioni. Schwazer vince, domina Tallent rifilandogli 3 minuti, senza neanche dare il 100%. Sembra il capolavoro di una coppia che può sognare a Rio. Ma qualcosa prima è già successa.

A fine 2015, Schwazer viene sentito a Bolzano dove fa i nomi di chi aiuta il doping e il 1 gennaio 2016 (per il buon anno evidentemente) viene svegliato dai controllori antidoping e le sue urine risultano negative. Ma vengono conservate, finché un secondo controllo non troverà del testosterone che poco ci azzecca con la marcia, ma che tanto basta per fermarlo per 8 anni.

La provetta, che dovrebbe risultare anonima, ha invece l’indicazione del paesino di 4.000 anime dove vive Schwazer, Racines, e già questo dovrebbe insospettire. Poi, la Russia si vendica contro la Wada hackerando mail e spoilerando discussioni su tra i vertici delle federazioni nel “complotto A.S.”, per liberarsi di due personaggi in un colpo solo.

Al colonnello che richiede l’analisi della provetta B, quella positiva, gli vien quasi consegnata una provetta non sigillata e… giusto per mandarlo via dal laboratorio di Colonia, una pacca sulle spalle per chiudere tutto. E’ solo la caparbietà di quest’ultimo signore della legge a far si che la provetta arrivi in Italia e che mostri una manomissione in quanto la quantità di dna trovata risulta elevatissima, una cosa non comune.

Ma ormai per la Wada e la Iaaf Schwazer è colpevole. Il sogno non deve neanche iniziare. Massacrato peggio di un Lance Armstrong qualsiasi. Umiliato, a sue spese, nonostante tutta la buona volontà di collaborare.

La sua testa aveva dimostrato di far cose clamorose senza doping. Gli hanno impedito la seconda chance e questo, a parer nostro, non è giusto. Perché chi sbaglia, ammette l’errore, paga e decide di lottare a tutti i costi, merita una seconda opportunità. Altrimenti lo sport non avrebbe senso di esistere.

Per il tribunale di Losanna Schwazer non ha diritto a una sospensione della squalifica di 8 anni per doping.

Rinuncerà così alla possibilità di provare a qualificarsi per la 20 km olimpica prevista per il 1 agosto, a 39 anni.

Assolto dal tribunale di Bolzano per alto grado di probabilità di manipolazione delle provette ma colpevole secondo la giustizia sportiva.

Di Francesco Fiori

Francesco Fiori è un giornalista sardo, classe 1983, con la passione per il racconto dello sport. Di tutto lo sport. Aveva 6 anni quando, sicuramente errore o destino, ebbe in regalo una semplice radio, senza pensare alle conseguenze successive del pianeta sportivo. Una domenica, finiti i compiti, giocando con quel mezzo, captò la voce roca di Sandro Ciotti. Aveva appena scoperto l’esistenza di Tutto il calcio minuto per minuto. La prima sfida arriva nella stagione calcistica 90/91, quando lo zio, incredibile giornalista locale, gli diede come compito raccontare la giornata calcistica appena conclusa. Quel tema, ad appena 7 anni, risultò migliore rispetto alle tabelline, mai entrate volentieri in testa. Il premio fu la presenza alla gara di cartello della squadra del suo paese, il Ploaghe, due settimane più tardi. Destino volle che la morte prese suo zio proprio il mercoledì prima, innescando in Fiori la voglia di diventare giornalista. A scuola alla domanda “Hai solo il calcio in testa?” rispondeva “No, anche il ciclismo” e gli anni di partite contemporanee la domenica e di Tele +2 col calcio estero crearono un piccolo “psicopatico sportivo”. Tra gli sport di cui si innamora c’è l’hockey americano, soprattutto nella mitologica figura di Mario Lemieux. Poco prima della morte del padre, nel febbraio 2001, Fiori trova su La Gazzetta dello Sport proprio un trafiletto con scritto del ritorno sul ghiaccio di Lemieux dopo aver sconfitto una forma tumorale e un ritiro di 3 anni. Da lì altra promessa, qualora arrivi la possibilità di scrivere un articolo, questo sarà su Lemieux il Magnifico. Diventato ragioniere capisce immediatamente che iva e fatture sono molto più noiose del previsto e la prima collaborazione col giornale “Sa Bovida” gli fanno capire le regole basi del giornalismo, cosa che Fiori ignorava ma che rispettava, chiedendo solo la possibilità di scrivere e far colpo. Chiusa la parentesi Sa Bovida per problemi logistici e di salute dell’immenso Antonio Delitala ecco il primo reale colpo di fulmine, il sito di hockey Nhl Playitusa che non ha un articolo su Lemieux. Il direttore, con una mail che Fiori ancora oggi custodisce, risponde: “Beh, perché non provi a scriverne uno tu?” Il resto è la storia scritta al pc dopo averne scritto 5 pagine in un quadernone a quadretti. Un cambio di lavoro, non per sua volontà, spariglia le carte in tavola, col ragazzo che stando fuori casa tutto il tempo deve abbandonare la scrittura, ma peggio ancora va col primo di 3 ictus che colpiscono la mamma proprio in quel periodo. Tempo al tempo e con un altro cambio di lavoro ecco l’opzione che lo colpisce, scrivere della sua amata Inter sul sito SpazioInter. Gli inizi sono complicati, scrivere secondo le regole e non avere carta bianca lo bloccano un pochino, fino all’esplosione che nel sito si chiama Live. Il Live sarebbe il racconto, minuto per minuto e in contemporanea, della partita in tv e a Fiori tocca esordire con Milan-Inter. Quella sera il divertimento raggiunge le stelle, anzi, le supera e da quel momento l’impegno è triplo, con le perle di interviste a Sandro Mazzola (che risate), Gigi Simoni (che gentilezza) e Riccardo Cucchi, suo idolo radiofonico. Il tesserino da giornalista gli fa mantenere la parola data a 6 anni e ancor più sorprendente è la proposta di essere addetto stampa proprio della squadra locale, andare a vedere quelle partite che il destino gli negarono nel 1991. Si chiede spesso se sia il destino a far scherzi oppure se semplicemente la vita va accettata per quella che è. Il 30 gennaio 2021, dopo un ricovero di un mese con tutte le aggravanti possibili, in ospedale viene a mancare la mamma di Francesco. Il colpo è brutale. Il conto è pesantissimo, la mente lontana, lo scrivere, anche solo un piccolo pensiero sulla giornata calcistica, è di una difficoltà che ad oggi è ancora lontana dall'essere superata. Il resto è storia o noia, dipende da che parte si vuol vedere, dagli articoli su Gazzetta Fan News al raccontare qualsiasi sport, perché per Fiori ogni sport ha un suo eroe e perché ora, con IspirazioneSportiva.com, sarà ancor più spettacolare dar libero sfogo a qualsiasi ispirazione, come dice il nome e come gli ha insegnato Riccardo Cucchi: “Nella vita mai smettere di sognare!”. Anzi, scusate il ritardo! Mail: fcroda@yahoo.it Fb: supermariolemieux pec: francesco.fiori@pecgiornalisti.it