Gio. Nov 21st, 2024

Non cercatelo sugli albi d’oro. Non chiedetegli neanche quanto ha vinto in carriera. Non ditegli che è una leggenda perché potrebbe ridere di gusto.

Eppure Aaron Slight resta unico.

Nella Superbike odierna, povera di eroi e con un Rea pigliatutto, Slight rappresenta una parte di storia, lui che ha corso negli anni d’oro della categoria, lottando ad armi pari con i var FogartyCorserEdwards e Russell.

Ad armi impari resta una sola cosa: la sfiga.

Slight e la buona sorte iniziano a litigare nel 1993, arrivato nel mondo dei motori con un titolo di campione d’Australia nel 1992 e con una guida talentuosa e ricca di talento.
Si diceva appunto del 1993, il neozelandese Aaron è nel team Kawasaki/Muzzy insieme a Scott Russell ed è capace di 10 piazzamenti sul podio e la vittoria a Monza, circuito dove senza una buona dose di follia non si vince.

Il team però ha occhi di riguardo solo per Russell, poiché la squadra è americana come il suo pilota e quando a Donington, con Slight agevolmente primo sul bagnato, arriva l’odine di scuderia in favore di Mr.Daytona, Aaron lo fa passare solo nell’ultima curva, causando una notevole figuraccia interna.
Morale della favola: Russell campione del mondo, Slight licenziato.

Nel 1994 si aprono così le porte della Honda per Slight, campionato chiuso al terzo posto, primo però tra le moto di Tokyo.
Sempre ed eternamente piazzato Slight colpisce il paddock per la simpatia e disponibilità verso tutti, con un tagli di capelli improponibili che ne fanno rilevare la follia ed un numero, il 111, che lo fa apparire unico.


Aaron è sempre tra i migliori ma la zampata verso l’ingresso nell’albo d’oro della Superbike non riesce mai.

Nel 1998, colui che fin lì litiga con la sfortuna, capisce di essere molto odiato dalla Dea Bendata.
A Monza disintegra un motore, a Laguna Seca cade in maniera drammatica fratturandosi la caviglia destra e saltando gara 2, così si arriva a Sugo per l’ultima gara del mondiale, con la seguente classifica:

Slight e Corser punti 328,

– Fogarty 322,5.
Corser s’infortuna nelle prove e salta il gran premio, la sfida a due tra Aaron e King Carl viene decisa dalle gomme Michelin della Honda che non riesce mai ad impensierire il britannico della Ducati che quarto nella seconda manche con Slight settimo, risultato Fogarty punti 351,5 (a Laguna Seca punteggio dimezzato per tutti) Slight 347. Solo 4.5 miseri punti di distacco.


Le Michelin che non girano a Sugo funzionano poi perfettamente un mese dopo quando Slight nella gara ad inviti di fine anno è l’unico a scendere sotto l’1’30.

Dite che basta un campionato perso per 4,5 per essere etichettato sfortunato?

No.

Hockenheim 1999. Il vecchio circuito tedesco non è la versione attuale dove corre la Formula Uno. E’ la terribile e velocissima “tortura motoristica” di 6.825 metri che vide tra le altre cose l’incidente mortale del grande Jim Clark nel 1968, pista adattissima alla velocità della Honda numero 111 di Slight che studia per tutta la gara l’affondo su Carl Fogarty.
E per colpire meglio i tifosi aspetta l’ultimo giro, mette nel mirino la rossa di Borgo Panigale, attacca e passa King Carl esplodendo di gioia per la vittoria.
Peccato che in quel giro un pilota cade rovinosamente nelle retrovie con conseguente bandiera rossa e con ennesima beffa classifica valida con il giro precedente, con Slight secondo.

Bastasse solo questo per il povero Aaron.
Stagione 2000, 16 febbraio, test di Eastern Creek.
Slight lamenta un po’di emicrania ma continua a provare la sua nuova Honda VTR 1000. Di colpo però ecco il malore, problemi alla vista e perdita dell’equilibrio. Con calma, perché Aaron non è tipo che si spaventa facilmente, si reca in ospedale dove gli viene diagnosticato un aneurisma cerebrale con conseguente emorragia.
D’urgenza arriva l’operazione al cervello per togliere il grumo di sangue, fatale in molti casi, e seppur in una condizione definita gravissima, il pilota viene dichiarato fuori pericolo tre giorni dopo, con l’impossibilità però di ritornare in moto per tutto il 2000.

Impossibile per chi? Per Slight?

Ma non scherziamo. Miracle Man, come viene definito da quel giorno, torna in sella alla sua Honda 12 settimane dopo l’operazione, saltando solo 3 gran premi e scherzando sul suo cervello autodefinito “Già troppo piccolo di suo, quindi senza paura per quello che vi si trova dentro“.

Aaron però non raccoglie successi, diventando però l’emblema del coraggio e della follia che contraddistingue un pilota.
E’ ancora vivo e vegeto e si diletta con le macchine, in un palmares che annovera 229 gare disputate, 13 vittorie, 87 podi con 8 pole position e 3 vittorie consecutive alla 8 ore di Suzuka.

Non avrà vinto titoli, ma la leggenda col numero 111 sarà sempre uno dei capitoli unici della storia della Superbike.

Fonte: l’autore, Francesco Fiori

https://news.superscommesse.it/altri-sport/2018/09/slight-il-folle-genio-col-111-amico-della-sfortuna-365157/

Di Francesco Fiori

Francesco Fiori è un giornalista sardo, classe 1983, con la passione per il racconto dello sport. Di tutto lo sport. Aveva 6 anni quando, sicuramente errore o destino, ebbe in regalo una semplice radio, senza pensare alle conseguenze successive del pianeta sportivo. Una domenica, finiti i compiti, giocando con quel mezzo, captò la voce roca di Sandro Ciotti. Aveva appena scoperto l’esistenza di Tutto il calcio minuto per minuto. La prima sfida arriva nella stagione calcistica 90/91, quando lo zio, incredibile giornalista locale, gli diede come compito raccontare la giornata calcistica appena conclusa. Quel tema, ad appena 7 anni, risultò migliore rispetto alle tabelline, mai entrate volentieri in testa. Il premio fu la presenza alla gara di cartello della squadra del suo paese, il Ploaghe, due settimane più tardi. Destino volle che la morte prese suo zio proprio il mercoledì prima, innescando in Fiori la voglia di diventare giornalista. A scuola alla domanda “Hai solo il calcio in testa?” rispondeva “No, anche il ciclismo” e gli anni di partite contemporanee la domenica e di Tele +2 col calcio estero crearono un piccolo “psicopatico sportivo”. Tra gli sport di cui si innamora c’è l’hockey americano, soprattutto nella mitologica figura di Mario Lemieux. Poco prima della morte del padre, nel febbraio 2001, Fiori trova su La Gazzetta dello Sport proprio un trafiletto con scritto del ritorno sul ghiaccio di Lemieux dopo aver sconfitto una forma tumorale e un ritiro di 3 anni. Da lì altra promessa, qualora arrivi la possibilità di scrivere un articolo, questo sarà su Lemieux il Magnifico. Diventato ragioniere capisce immediatamente che iva e fatture sono molto più noiose del previsto e la prima collaborazione col giornale “Sa Bovida” gli fanno capire le regole basi del giornalismo, cosa che Fiori ignorava ma che rispettava, chiedendo solo la possibilità di scrivere e far colpo. Chiusa la parentesi Sa Bovida per problemi logistici e di salute dell’immenso Antonio Delitala ecco il primo reale colpo di fulmine, il sito di hockey Nhl Playitusa che non ha un articolo su Lemieux. Il direttore, con una mail che Fiori ancora oggi custodisce, risponde: “Beh, perché non provi a scriverne uno tu?” Il resto è la storia scritta al pc dopo averne scritto 5 pagine in un quadernone a quadretti. Un cambio di lavoro, non per sua volontà, spariglia le carte in tavola, col ragazzo che stando fuori casa tutto il tempo deve abbandonare la scrittura, ma peggio ancora va col primo di 3 ictus che colpiscono la mamma proprio in quel periodo. Tempo al tempo e con un altro cambio di lavoro ecco l’opzione che lo colpisce, scrivere della sua amata Inter sul sito SpazioInter. Gli inizi sono complicati, scrivere secondo le regole e non avere carta bianca lo bloccano un pochino, fino all’esplosione che nel sito si chiama Live. Il Live sarebbe il racconto, minuto per minuto e in contemporanea, della partita in tv e a Fiori tocca esordire con Milan-Inter. Quella sera il divertimento raggiunge le stelle, anzi, le supera e da quel momento l’impegno è triplo, con le perle di interviste a Sandro Mazzola (che risate), Gigi Simoni (che gentilezza) e Riccardo Cucchi, suo idolo radiofonico. Il tesserino da giornalista gli fa mantenere la parola data a 6 anni e ancor più sorprendente è la proposta di essere addetto stampa proprio della squadra locale, andare a vedere quelle partite che il destino gli negarono nel 1991. Si chiede spesso se sia il destino a far scherzi oppure se semplicemente la vita va accettata per quella che è. Il 30 gennaio 2021, dopo un ricovero di un mese con tutte le aggravanti possibili, in ospedale viene a mancare la mamma di Francesco. Il colpo è brutale. Il conto è pesantissimo, la mente lontana, lo scrivere, anche solo un piccolo pensiero sulla giornata calcistica, è di una difficoltà che ad oggi è ancora lontana dall'essere superata. Il resto è storia o noia, dipende da che parte si vuol vedere, dagli articoli su Gazzetta Fan News al raccontare qualsiasi sport, perché per Fiori ogni sport ha un suo eroe e perché ora, con IspirazioneSportiva.com, sarà ancor più spettacolare dar libero sfogo a qualsiasi ispirazione, come dice il nome e come gli ha insegnato Riccardo Cucchi: “Nella vita mai smettere di sognare!”. Anzi, scusate il ritardo! Mail: fcroda@yahoo.it Fb: supermariolemieux pec: francesco.fiori@pecgiornalisti.it