Il calcio è la cosa più importante tra le non importanti. Lo dice una legge non scritta e lo pensa chi non riesce a capire perché veder prender a calci una palla diventa religione.
Io non lo so. Ma di quella religione ne sono dipendente.
E come tale voglio dare, per l’ennesima volta, l’applauso più grande del sito IspirazioneSportiva.Com che ogni sabato bloccava ogni attività (siamo seri, chi scrive il sabato non fa una beata mazza e si gode una birra in compagnia della radio), perché trova un modo esemplare del raccontare il mondo del pallone con “Campioni del Mondo“, programma radiofonico condotto dal trio delle meraviglie Lollobrigida-Graziani-Marocchino.
Se dovessimo consegnare le maglie per spiegare il ruolo in radio, lo strumento più bello al mondo, sia chiaro, daremmo a Marco Lollobrigida la scelta tra un numero 10 alla Mancini, estro e irriverenza, o la 5 di Falcao, predominio da centrocampo in su, poi la 9, assolutamente, o la 11, scelga lui perché è da fuoriclasse, se la prende Francesco, Ciccio, Graziani, una persona che dal calcio in tempi recenti ha raccolto meno di quanto la sua classe e il suo cuore avrebbero meritato.
La generazione recente lo ricorda nel Cervia, un programma che raccontava come anche i “signor nessuno” si possono ritagliare fette di gloria in categorie minori e lui, mister Ciccio (son tentato di dar del lei ma potrei prender schiaffi) è stato al gioco, molto più professionale e sicuramente vero e verace di alcuni suoi pari colleghi che bazzicano in A e in B navigando nel perenne anonimato e ora, spalla ideale del regista Marco Lollobrigida racconta pensieri e parole di come si vive il calcio.
Poi arriva lui. E faccio una premessa. Da interista lo vedevo spocchioso, altezzoso e poco concreto. Semplicemente io avevo un difetto. Non lo stavo ad ascoltare. Domenico Marocchino è il George Best di Radiodue. Può e deve fare e dire ciò che gli passa per la testa. E’ cosa da pochi, è cosa da Marocchino.
Se vi siete persi le puntate di Campioni del Mondo dovete rimediare. Ci sono perle assolute. Perché può un programma di calcio anche non parlare di calcio. Eh si, signori, c’è classe. E quando, ad esempio in studio arriva Marino Bartoletti apriti cielo, il mondo diventa piccolo, il poeta dello sport narra ciò per cui noi siamo al mondo, cioè sognare con lo sport, come fosse l’unica cosa al mondo che conta, come fosse, ciò che ci fa sognare, perché è giusto così ed è bello così!
Io son stato tra gli “stalker” del programma, sentivo sempre il bisogno di intervenire, di condividere il pensiero o ad esempio far capire nella rubrica “Calcio e pepe” che anche non so cucinare devo avere il bisogno di rompere le scatole. Finiva la trasmissione e si aveva la sensazione di aver ascoltato una gran puntata, sempre e come nel Sabato del Villaggio c’era il rammarico di dover aspettare al sabato successivo!
Ho deciso semplicemente di amare questo programma e se posso fare un applauso, io ora mi alzo in piedi e lo faccio! Alla prossima stagione. Bravi!
Ps, quasi dimenticavo l’omaggio per Domenico Marocchino: “Dove vai se Monciccì tu non ce l’hai… Monciccì la fortuna è averti quì… !”
Da veri Campioni del Mondo!
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