Gio. Nov 21st, 2024

SLIDING DOORS: Elemento assolutamente imprevedibile che può cambiare la vita di una persona in modo altrettanto imprevedibile.

“Francé abbiamo un problema, devi per forza andare da tuo zio”.

Non ci penso nemmeno, io ho già i neuroni collegati con 90esimo minuto che da lì ad un ora andrà in onda. Che cavolo, l’Inter ha appena vinto 6-3, avrà segnato Matthaus come minimo 6 volte.

E’ lo sliding doors di un bimbo di 6 anni, che per una normale emergenza familiare deve andare dallo zio, che fino a quel pomeriggio è l’illustre protagonista delle serate in casa, un turbine di simpatia e carisma che trascina le splendide serate di fine anni 80, ma niente di più.

Cosa faccia quello zio al bambino poco importa, è quello che lo saluta così: “Ciao sporco interista!” e di rimando il bimbo: “Ciao sporco juventino!”, sorridendo, e facendo arrabbiare la nonna che con un discreto avambraccio minacciava schiaffi ad entrambi capendo chissà che cosa.

Lasciatemi divagare, è già un casino scrivere questo pezzo ma c’è una cosa nel weekend calcistico su cui non posso sorvolare: PLOAGHE-ALGHERO.

Il glorioso e tanto sognato Ploaghe-Alghero. In gol anche Sandro Barra che mai ringrazierò abbastanza per avermi fatto leggere i pezzi di Antonio Satta. Da Volpe e Balestrazzi agli attuali Delizos e Florenzano.

Cosa diavolo è Ploaghe per i molti che leggono da fuori Sardegna? Ploaghe è un paesino di 4.500 abitanti che milita oggi in Prima Categoria e che ai tempi, parlo inizio anni 90, era una fuoriserie calcistica tra Promozione ed Eccellenza.

Io volevo fare l’astronauta. Non so perché ma mi piaceva così. Il mio compagno di banco voleva fare il vigile del fuoco. Perché lo cito? Perché basta avere un attimo di pazienza.

Non so come si possano allineare i pianeti, ma quel giorno, spedirmi da quello zio, mi ha fatto conoscere il paradiso.

Quello della scrittura, quello di poter e dover raccontare eventi sportivi, si direbbe fare il giornalista, ma io a 6 anni la parola giornalista non la conoscevo.

Eppure son passati quasi 30 anni, potrei anche non ricordare cosa ho fatto stamane ma quel giorno per me è stampato nella memoria. Un mix tra la fisicità di Gianni Brera, l’ironia di Beppe Viola e la cultura assoluta di Sandro Ciotti, tutto questo era lo zio che osservavo, il cantore (per me chi scrive di sport è al pari di un poeta) di quel Ploaghe delle meraviglie.

Avevo appena 6 anni e i mitici anni 90 alle porte, “Notti Magiche”, un’Inter fenomenale (ma ripeto, se non lo scrivo il mio compagno di banco ha da ridire), ma nessuno mi spiegava cosa fosse seguire le partite, a parte 90esimo Minuto.

Vai pure da tuo zio ma non disturbarlo, sta lavorando“. Capirai, ho pensato, di domenica lavora, figuriamoci, illudendomi che fosse una persona normale. Niente di più sbagliato, la visione di una figura megagalattica che scrive a più non posso qualcosa su un foglio, poi alza la cornetta, detta qualcosa e poi sorride, mi guarda e mi dice: “Gli articoli di calcio si fanno così!”.

Articoli di calcio? Perché si può scrivere di calcio?” la risposta del bimbo astronauta. La risata di quell’orso-zio fu esemplare, ma anche la mia risposta fu bella (dai, me ne vanto), perché gli dissi: “Lo so fare anche io“.

Ricordiamoci che qua si parla di PLOAGHE-ALGHERO.

Quello zio non aspettava altro. Una sfida. Davvero il nipotino avrebbe potuto imitarlo? Impossibile, troppa la sua classe immensa (classifica mia, decisione mia, è il numero 1 al mondo), così basta poco per istigare il bimbo. “Se lo sai fare prova, i quaderni sono lì, le penne da quest’altra parte, voglio vedere“. Non credo di aver mai vivisezionato una puntata di 90esimo minuto come quel 21 ottobre 1990. Quel riassunto della Serie A scritto solo per mio zio, doveva esser solo per lui.

Col cavolo.

Quel “temino” mi è stato fatto raccontare davanti a tutto il parentado, che a fine anni 80 era il mio paradiso. Mio padre pensava fossi adottato perché per lui il calcio si limitava a Inter e Cagliari, mia madre stava già valutando qualche perizia psichiatrica, perché a 6 anni non era normale scrivere direttamente in “bella” e arrabbiarsi per le cancellature.

Sto discorrendo troppo. Ma per me PLOAGHE-ALGHERO è la partita.

Da quel pomeriggio magico e dal capire che esisteva un’entità nascosta che scrive di sport, che risulta giornalista, ogni domenica era un riassunto della Serie A dove si vantava qualcosa, non solo il solito Lothar Matthaus che rappresenta ancora oggi il mito estremo di chi vi scrive.

La frase ad effetto fu la seguente: “Francesco deve seguire con me la partita con l’Alghero capolista“, era quasi una benedizione, perché l’Alghero di quei tempi (e come oggi) era la capolista, ed andarci con il giornalista per eccellenza era il massimo che si poteva chiedere dalla vita.

Magari mi ha anche istigato su questa cosa, ma veder “Ploaghe-Alghero” è stato il mio mantra per tutta la vita. Ovvio, perché mio zio è morto 15 giorni prima del mio settimo compleanno e io con lui non ho mai visto una partita. Eppure quella tribuna è la mia.

E’ mia, perché da un paio di stagioni calcistiche a questa parte sono (più croce o delizia) l’addetto stampa della Pgs Ploaghe, perché la domenica la sabbia del Giovanni Cabigiosu Stadium (stadium è stato aggiunto da me) racconta le peripezie del Ploaghe attuale, di quello passato e di quello che verrà.

 

Quando domenica ci sarà Ploaghe-Alghero, io sarò indifferente nella mia bella postazione che risulta sulla linea di centrocampo, pronto a controllare ogni mossa del mister locale Elia Uleri, perché il destino fa giri del cavolo, ma poi fa anche ridere, perché è lo stesso che condivideva il banco con me alle elementari.

Quando il tuo compagno di banco oltre a sopportare il mio tifo calcistico diventa il Mister del Ploaghe

Se vince è solo merito mio. In caso contrario con una birra si risolve il tutto. Per il mio primo (finalmente) Ploaghe-Alghero. E mio zio mi controllerà dall’alto. Pronto a sorridere. BUON PLOAGHE-ALGHERO A TUTTI.

IspirazioneSportiva

Di Francesco Fiori

Francesco Fiori è un giornalista sardo, classe 1983, con la passione per il racconto dello sport. Di tutto lo sport. Aveva 6 anni quando, sicuramente errore o destino, ebbe in regalo una semplice radio, senza pensare alle conseguenze successive del pianeta sportivo. Una domenica, finiti i compiti, giocando con quel mezzo, captò la voce roca di Sandro Ciotti. Aveva appena scoperto l’esistenza di Tutto il calcio minuto per minuto. La prima sfida arriva nella stagione calcistica 90/91, quando lo zio, incredibile giornalista locale, gli diede come compito raccontare la giornata calcistica appena conclusa. Quel tema, ad appena 7 anni, risultò migliore rispetto alle tabelline, mai entrate volentieri in testa. Il premio fu la presenza alla gara di cartello della squadra del suo paese, il Ploaghe, due settimane più tardi. Destino volle che la morte prese suo zio proprio il mercoledì prima, innescando in Fiori la voglia di diventare giornalista. A scuola alla domanda “Hai solo il calcio in testa?” rispondeva “No, anche il ciclismo” e gli anni di partite contemporanee la domenica e di Tele +2 col calcio estero crearono un piccolo “psicopatico sportivo”. Tra gli sport di cui si innamora c’è l’hockey americano, soprattutto nella mitologica figura di Mario Lemieux. Poco prima della morte del padre, nel febbraio 2001, Fiori trova su La Gazzetta dello Sport proprio un trafiletto con scritto del ritorno sul ghiaccio di Lemieux dopo aver sconfitto una forma tumorale e un ritiro di 3 anni. Da lì altra promessa, qualora arrivi la possibilità di scrivere un articolo, questo sarà su Lemieux il Magnifico. Diventato ragioniere capisce immediatamente che iva e fatture sono molto più noiose del previsto e la prima collaborazione col giornale “Sa Bovida” gli fanno capire le regole basi del giornalismo, cosa che Fiori ignorava ma che rispettava, chiedendo solo la possibilità di scrivere e far colpo. Chiusa la parentesi Sa Bovida per problemi logistici e di salute dell’immenso Antonio Delitala ecco il primo reale colpo di fulmine, il sito di hockey Nhl Playitusa che non ha un articolo su Lemieux. Il direttore, con una mail che Fiori ancora oggi custodisce, risponde: “Beh, perché non provi a scriverne uno tu?” Il resto è la storia scritta al pc dopo averne scritto 5 pagine in un quadernone a quadretti. Un cambio di lavoro, non per sua volontà, spariglia le carte in tavola, col ragazzo che stando fuori casa tutto il tempo deve abbandonare la scrittura, ma peggio ancora va col primo di 3 ictus che colpiscono la mamma proprio in quel periodo. Tempo al tempo e con un altro cambio di lavoro ecco l’opzione che lo colpisce, scrivere della sua amata Inter sul sito SpazioInter. Gli inizi sono complicati, scrivere secondo le regole e non avere carta bianca lo bloccano un pochino, fino all’esplosione che nel sito si chiama Live. Il Live sarebbe il racconto, minuto per minuto e in contemporanea, della partita in tv e a Fiori tocca esordire con Milan-Inter. Quella sera il divertimento raggiunge le stelle, anzi, le supera e da quel momento l’impegno è triplo, con le perle di interviste a Sandro Mazzola (che risate), Gigi Simoni (che gentilezza) e Riccardo Cucchi, suo idolo radiofonico. Il tesserino da giornalista gli fa mantenere la parola data a 6 anni e ancor più sorprendente è la proposta di essere addetto stampa proprio della squadra locale, andare a vedere quelle partite che il destino gli negarono nel 1991. Si chiede spesso se sia il destino a far scherzi oppure se semplicemente la vita va accettata per quella che è. Il 30 gennaio 2021, dopo un ricovero di un mese con tutte le aggravanti possibili, in ospedale viene a mancare la mamma di Francesco. Il colpo è brutale. Il conto è pesantissimo, la mente lontana, lo scrivere, anche solo un piccolo pensiero sulla giornata calcistica, è di una difficoltà che ad oggi è ancora lontana dall'essere superata. Il resto è storia o noia, dipende da che parte si vuol vedere, dagli articoli su Gazzetta Fan News al raccontare qualsiasi sport, perché per Fiori ogni sport ha un suo eroe e perché ora, con IspirazioneSportiva.com, sarà ancor più spettacolare dar libero sfogo a qualsiasi ispirazione, come dice il nome e come gli ha insegnato Riccardo Cucchi: “Nella vita mai smettere di sognare!”. Anzi, scusate il ritardo! Mail: fcroda@yahoo.it Fb: supermariolemieux pec: francesco.fiori@pecgiornalisti.it