Gio. Nov 21st, 2024

Come ben sapete la pagina IspirazioneSportiva.com racconta gesta eroiche di paladini dello sport, sia che siano agonistici o cantori, in questo caso l’omaggio è al poeta motoristico Giovanni Di Pillo, recentemente scomparso e pertanto è come aver ricevuto un cazzotto in pieno stomaco che non ci fa esser lucidi nello scrivere su lui. La sua estrema gentilezza colpiva, la sua aurea da enciclopedia motoristica spaventava.

Spaventava perché volevamo intervistarlo e non ne abbiamo trovato il coraggio, perché non sarebbero arrivate domande ma solo ringraziamenti, ringraziamenti per averci fatto conoscere il Superturismo sul vecchio canale TMC, i vari Pirro e Capello, cinghiale Tarquini e piedone Giovanardi, Naspetti e Colciago, arrivando poi alla Superbike a cavallo del 2000, King Carl Fogarty, Crocodile Corser, Nitro Nori Haga, la Kawasaki Ninja, la 996, poi il mio idolo, The Miracle Man Aaron Slight e il mio mito, Troy Bayliss!
Nel 2000 eravamo fortunati e forse lo ignoravamo. La Ferrari finalmente teneva testa alla McLaren bi-campione del mondo e quel 21 maggio c’era il gp d’Europa che si preannunciava bagnato.


Formula Uno contro Superbike, perché in contemporanea c’era Monza, c’era il tempio della velocità, c’era da scegliere, Ferrari o Ducati, Schumi o il carrozziere col numero 21, Mazzoni o Di Pillo come telecronisti.
Che meraviglia. Il risultato fu che tentai, con scarsi risultati, di fare una sorta di Tutto il Calcio Minuto per Minuto con la povera vhs che in una sola serata ammirò la vittoria del Kaiser Schumi sul bagnato e la nascita della favola di Troy nel più celebre dei sorpassi della Superbike.

A Troy e a Giovanni, l’omaggio per un’intervista che oggi mi ha emozionato e che ripropongo, scusandomi ovviamente sul fatto che non sia farina del mio sacco, ma forse è anche meglio così.
Giò, ti abbiamo voluto veramente un grande ma grande bene!

Dalla pagina Facebook Ducati 749-999 Cavalli Italiani e www.Mowmag.com
Che volete sapere di Troy Bayliss, sapete già tutto! Posso raccontare un po’ l’uomo, perché della vita da pilota sapete già ogni cosa”.

L’ho inventato io Troy Bayliss! (ride). È stato un passaggio epocale, venivamo da una vecchia scuola di piloti che odiavano i giornalisti. Piloti veri, duri e puri come Fogarty, Chili, Falappa, Pirovano… Amavano correre e confrontarsi in pista, non certo le interviste. Ad esempio avevamo l’ordine di non avvicinare mai Fogarty (come tanti altri) prima di cinque minuti dalla bandiera a scacchi. Era uno che poteva menarti, strappare il microfono o dire cose che poi si sarebbe pentito amaramente di aver detto in diretta. Perché avevano l’adrenalina a mille e se ne fottevano dei giornalisti. Ricordo a Monza, gara di casa della Ducati… Carl Fogarty partiva in seconda fila e così sono andato a chiedergli come mai non fosse riuscito a fare la pole. Mi rispose qualcosa in slang… un amico inglese poi me lo tradusse con “brutto segaiolo, vacci te al posto mio!”. Capito? Erano così. Quando è arrivata la nuova generazione sono cambiate le cose. Gente come Bayliss o Ben Bostrom, simpaticissimo! O Ruben Xaus, un amico. Ma Bayliss… Arrivavo in pista, c’erano le prove e lui fermava il briefing con gli ingegneri per venirmi a salutare. Un altro pianeta rispetto alla vecchia scuola”.

Hai vissuto in prima persona la storia del mignolo?

“Ah certo, ero lì. Però tutti parlano del dito e nessuno dice la verità su un’altra cosa. Lui cascando finì sulla forcella con il… Dai, come si può dire? Con l’apparato uro-genitale, ecco. E se l’è tranciato, se l’è aperto! È volato via con l’appartato uro-genitale strappato, ci vollero 27 punti per suturarlo. Poi la storia che ha fatto leggenda chiaramente è stata quella del ragazzino a cui lui ha regalato il guanto, che è andato dalla mamma a farglielo vedere ci ha trovato un pezzo di dito dentro, sono svenuti tutti. È scoppiato il delirio!

Quando gli hanno portato il guanto nel ghiaccio con il pezzo di dito, gli hanno proposto di tentare di ricucirlo. Ma avrebbe dovuto stare due mesi fermo affinché tendine, vasi e nervi trovassero la giusta irrorazione sanguigna… Lui chiese che sarebbe successo se glielo avessero tagliato, e appena ha capito che avrebbe potuto correre non ci ha pensato più. Dopo quattro giorni è risalito in sella. Ma il problema è stato costruire una sorta di pacchetto in carbonio in cui metterci gli attributi, perché la vera ferita era lì! (ride). Capito? È stato un eroe a salire in sella dopo quattro giorni… ma il dito? Gli importava un fico secco del dito. Aveva una brutta ferita lì sotto che secondo me gli faceva un male terribile. Si è tranciato la domenica e venerdì è salito in sella

Ti ricordi quando ha cominciato Troy?

Ma certo, l’esordio di Troy Bayliss è stato fenomenale. Dopo aver convinto questo povero australiano a trasferirsi negli Stati Uniti con tutta la famiglia dall’Inghilterra, lo sono andati a riprendere per farlo correre in Giappone. Fogarty si era fatto male a Phillip Island e andava sostituito. Ma Bayliss avrà fatto duecento metri in tutte e due le gare, l’hanno stirato alla prima curva! Così Ducati lo ha rimandato a casa e per Donington, dove Troy aveva il record della pista, hanno chiamato Cadalora!

Però poi l’hanno preso per Monza.

Si, lui li ha presi per scemi. Scusate, ha detto: ‘non conosco Monza, le gomme, nulla! Avevo Donington e avete preso un altro…’ Lì sono stati bravissimi Paolo Ciabatti e Davide Tardozzi a convincerlo a ripartire, anche perché credo che nel frattempo avesse già fatto primo a Daytona nelle prove ufficiali”.

Chi se la scorda quella gara a Monza nel 2000…

Si, lì ci fu il celebre “Bayliss! Bayliss, incredibile staccata!” (ride). Vuoi la verità? Dato che era già un amico che avevo conosciuto all’AMA, subito dopo sono andato da lui e gli ho chiesto ‘Testa a marmitta, ma che razza di staccata hai fatto?’ lui mi disse ‘No, no… c’era Slight o Haga davanti, non ho capito bene chi fosse ma ha sbagliato il punto di staccata… non sono mica Dio. Ho visto che hanno staccato prima e sono uscito dalla scia’. Allora sono tornato in studio, in regia, e ho chiesto di vedere il giro precedente. C’era Haga davanti, che ha fatto una staccata infernale a 105 metri. E il giro dopo uguale. A quel punto sono tornato da Troy e gliel’ho detto: ‘mi hai preso per il culo’”.

Incredibile. Come quella volta che corse una wildcard a Valencia in MotoGP.

A Valencia nel 2006, quando Valentino perse il titolo e lo vinse Hayden! Lui si prese le prove, la pole e la vittoria in gara. A me non importava un granché di Nicky e Valentino, sono andato da lui e abbiamo festeggiato… Eravamo tutti ubriachi quando gli ho chiesto come avesse fatto. Non conosceva la moto, le gomme, niente: ‘Jio-vany – mi ha detto – le gomme sono tutte uguali. Sono rotonde e nere, no?’ È stato l’ultimo del periodo vero della Superbike. Vuoi sapere l’ultima? Questo è un pazzo che decide di smettere da campione del mondo. Forse nella storia solo Shekter, o Rosberg. Pochissimi casi al mondo, comunque. All’ultima gara della sua carriera, a Portimao, pista che nessuno aveva mai visto, fece pole position, giro record e stravinse il gran premio. Nessuno se ne accorse per una scazzottata tra Biaggi e Fabrizio. Lui fece un capolavoro incredibile“.

Il giorno dopo hanno presentato la nuova Ducati 1098R e lui è rimasto a girare con noi. Mi ha levato le chiavi, praticamente mi ha fatto cagare nella tuta. Ma non solo, ha fatto il record della pista della stock con moto e gomme di serie. È finito in ospedale da quanto ha piegato, perché teneva il piede talmente in basso da stracciare lo stivale, fino ad arrivare all’osso del mignolo”.

Scusa, che vuol dire che ti ha tolto le chiavi?

Nel rettilineo. Le ha tolte e me le ha date in mano. E io lì, con una mano sulla frizione per non morire mentre con l’altra cercavo di rimettere le chiavi. E lui ‘Ciao Jio-vani’… ma vaffanculo và, Jio-Vani. Anche al Mugello mi ha fatto buttar via una tuta. Arrivati alla Bucine mi è piombato alle spalle all’esterno e mi ha levato il piede dalla pedana, la destra, e sono scivolato in terra con la gamba, la spalla, la coscia… praticamente mi ha fatto scendere dalla moto in mezzo alla curva. Poi sono riuscito a risalire, ma avevo completamente distrutto la tuta. Ma che gli vuoi dire? Era così, un Dio”.

Giovanni Di Pillo Original (mowmag.com)

QUELL’ANEDDOTO DI DI PILLO SU DAIJIRO KATO E FAUSTO GRESINI

Andavamo a pescare assieme alle Valli di Comacchio, a cercare i siluri. Lui veniva con il camper di Kato, che nel frattempo era in Giappone. Andavamo in giro con questo camper, mangiavamo, dormivamo lì. Un casino infernale. Una sera ci trovammo coperti di zanzare, poi tutte spiaccicate a forza di ciabatte e giornali. Ma la cosa folle fu dimenticare le esche, che erano anguille vive, nel vano delle tute”.

E poi? Come l’avete risolta?

Eh… A Misano, per il mondiale, sono andato a salutare Daijiro. Lui ha iniziato ad urlare in giapponese, a muso duro, poi ha cominciato ad inseguirmi come una bestia con una chiave inglese in mano. Io, che ero in motorino, l’ho seminato e sono corso da Fausto a chiedergli che c***o gli fosse preso. ‘Eh, mi sono dimenticato le anguille… ma mica potevo dire che era colpa mia, sono il suo Team Manager! Gli ho detto che è stato quel cretino di Di Pillo a lasciarle là dentro. Adesso lui ha le tute che puzzano di pesce marcio e non sa come mandar via l’odore!’”.

🎤 Dall’intervista rilasciata a MowMag nel febbraio del 2021, subito dopo la morte di Fausto Gresini

Buongiorno Mugello!!!

 

Di Francesco Fiori

Francesco Fiori è un giornalista sardo, classe 1983, con la passione per il racconto dello sport. Di tutto lo sport. Aveva 6 anni quando, sicuramente errore o destino, ebbe in regalo una semplice radio, senza pensare alle conseguenze successive del pianeta sportivo. Una domenica, finiti i compiti, giocando con quel mezzo, captò la voce roca di Sandro Ciotti. Aveva appena scoperto l’esistenza di Tutto il calcio minuto per minuto. La prima sfida arriva nella stagione calcistica 90/91, quando lo zio, incredibile giornalista locale, gli diede come compito raccontare la giornata calcistica appena conclusa. Quel tema, ad appena 7 anni, risultò migliore rispetto alle tabelline, mai entrate volentieri in testa. Il premio fu la presenza alla gara di cartello della squadra del suo paese, il Ploaghe, due settimane più tardi. Destino volle che la morte prese suo zio proprio il mercoledì prima, innescando in Fiori la voglia di diventare giornalista. A scuola alla domanda “Hai solo il calcio in testa?” rispondeva “No, anche il ciclismo” e gli anni di partite contemporanee la domenica e di Tele +2 col calcio estero crearono un piccolo “psicopatico sportivo”. Tra gli sport di cui si innamora c’è l’hockey americano, soprattutto nella mitologica figura di Mario Lemieux. Poco prima della morte del padre, nel febbraio 2001, Fiori trova su La Gazzetta dello Sport proprio un trafiletto con scritto del ritorno sul ghiaccio di Lemieux dopo aver sconfitto una forma tumorale e un ritiro di 3 anni. Da lì altra promessa, qualora arrivi la possibilità di scrivere un articolo, questo sarà su Lemieux il Magnifico. Diventato ragioniere capisce immediatamente che iva e fatture sono molto più noiose del previsto e la prima collaborazione col giornale “Sa Bovida” gli fanno capire le regole basi del giornalismo, cosa che Fiori ignorava ma che rispettava, chiedendo solo la possibilità di scrivere e far colpo. Chiusa la parentesi Sa Bovida per problemi logistici e di salute dell’immenso Antonio Delitala ecco il primo reale colpo di fulmine, il sito di hockey Nhl Playitusa che non ha un articolo su Lemieux. Il direttore, con una mail che Fiori ancora oggi custodisce, risponde: “Beh, perché non provi a scriverne uno tu?” Il resto è la storia scritta al pc dopo averne scritto 5 pagine in un quadernone a quadretti. Un cambio di lavoro, non per sua volontà, spariglia le carte in tavola, col ragazzo che stando fuori casa tutto il tempo deve abbandonare la scrittura, ma peggio ancora va col primo di 3 ictus che colpiscono la mamma proprio in quel periodo. Tempo al tempo e con un altro cambio di lavoro ecco l’opzione che lo colpisce, scrivere della sua amata Inter sul sito SpazioInter. Gli inizi sono complicati, scrivere secondo le regole e non avere carta bianca lo bloccano un pochino, fino all’esplosione che nel sito si chiama Live. Il Live sarebbe il racconto, minuto per minuto e in contemporanea, della partita in tv e a Fiori tocca esordire con Milan-Inter. Quella sera il divertimento raggiunge le stelle, anzi, le supera e da quel momento l’impegno è triplo, con le perle di interviste a Sandro Mazzola (che risate), Gigi Simoni (che gentilezza) e Riccardo Cucchi, suo idolo radiofonico. Il tesserino da giornalista gli fa mantenere la parola data a 6 anni e ancor più sorprendente è la proposta di essere addetto stampa proprio della squadra locale, andare a vedere quelle partite che il destino gli negarono nel 1991. Si chiede spesso se sia il destino a far scherzi oppure se semplicemente la vita va accettata per quella che è. Il 30 gennaio 2021, dopo un ricovero di un mese con tutte le aggravanti possibili, in ospedale viene a mancare la mamma di Francesco. Il colpo è brutale. Il conto è pesantissimo, la mente lontana, lo scrivere, anche solo un piccolo pensiero sulla giornata calcistica, è di una difficoltà che ad oggi è ancora lontana dall'essere superata. Il resto è storia o noia, dipende da che parte si vuol vedere, dagli articoli su Gazzetta Fan News al raccontare qualsiasi sport, perché per Fiori ogni sport ha un suo eroe e perché ora, con IspirazioneSportiva.com, sarà ancor più spettacolare dar libero sfogo a qualsiasi ispirazione, come dice il nome e come gli ha insegnato Riccardo Cucchi: “Nella vita mai smettere di sognare!”. Anzi, scusate il ritardo! Mail: fcroda@yahoo.it Fb: supermariolemieux pec: francesco.fiori@pecgiornalisti.it

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