Come ben sapete la pagina IspirazioneSportiva.com racconta gesta eroiche di paladini dello sport, sia che siano agonistici o cantori, in questo caso l’omaggio è al poeta motoristico Giovanni Di Pillo, recentemente scomparso e pertanto è come aver ricevuto un cazzotto in pieno stomaco che non ci fa esser lucidi nello scrivere su lui. La sua estrema gentilezza colpiva, la sua aurea da enciclopedia motoristica spaventava.
Spaventava perché volevamo intervistarlo e non ne abbiamo trovato il coraggio, perché non sarebbero arrivate domande ma solo ringraziamenti, ringraziamenti per averci fatto conoscere il Superturismo sul vecchio canale TMC, i vari Pirro e Capello, cinghiale Tarquini e piedone Giovanardi, Naspetti e Colciago, arrivando poi alla Superbike a cavallo del 2000, King Carl Fogarty, Crocodile Corser, Nitro Nori Haga, la Kawasaki Ninja, la 996, poi il mio idolo, The Miracle Man Aaron Slight e il mio mito, Troy Bayliss!
Nel 2000 eravamo fortunati e forse lo ignoravamo. La Ferrari finalmente teneva testa alla McLaren bi-campione del mondo e quel 21 maggio c’era il gp d’Europa che si preannunciava bagnato.
Formula Uno contro Superbike, perché in contemporanea c’era Monza, c’era il tempio della velocità, c’era da scegliere, Ferrari o Ducati, Schumi o il carrozziere col numero 21, Mazzoni o Di Pillo come telecronisti.
Che meraviglia. Il risultato fu che tentai, con scarsi risultati, di fare una sorta di Tutto il Calcio Minuto per Minuto con la povera vhs che in una sola serata ammirò la vittoria del Kaiser Schumi sul bagnato e la nascita della favola di Troy nel più celebre dei sorpassi della Superbike.
A Troy e a Giovanni, l’omaggio per un’intervista che oggi mi ha emozionato e che ripropongo, scusandomi ovviamente sul fatto che non sia farina del mio sacco, ma forse è anche meglio così.
Giò, ti abbiamo voluto veramente un grande ma grande bene!
Dalla pagina Facebook Ducati 749-999 Cavalli Italiani e www.Mowmag.com
“Che volete sapere di Troy Bayliss, sapete già tutto! Posso raccontare un po’ l’uomo, perché della vita da pilota sapete già ogni cosa”.
“L’ho inventato io Troy Bayliss! (ride). È stato un passaggio epocale, venivamo da una vecchia scuola di piloti che odiavano i giornalisti. Piloti veri, duri e puri come Fogarty, Chili, Falappa, Pirovano… Amavano correre e confrontarsi in pista, non certo le interviste. Ad esempio avevamo l’ordine di non avvicinare mai Fogarty (come tanti altri) prima di cinque minuti dalla bandiera a scacchi. Era uno che poteva menarti, strappare il microfono o dire cose che poi si sarebbe pentito amaramente di aver detto in diretta. Perché avevano l’adrenalina a mille e se ne fottevano dei giornalisti. Ricordo a Monza, gara di casa della Ducati… Carl Fogarty partiva in seconda fila e così sono andato a chiedergli come mai non fosse riuscito a fare la pole. Mi rispose qualcosa in slang… un amico inglese poi me lo tradusse con “brutto segaiolo, vacci te al posto mio!”. Capito? Erano così. Quando è arrivata la nuova generazione sono cambiate le cose. Gente come Bayliss o Ben Bostrom, simpaticissimo! O Ruben Xaus, un amico. Ma Bayliss… Arrivavo in pista, c’erano le prove e lui fermava il briefing con gli ingegneri per venirmi a salutare. Un altro pianeta rispetto alla vecchia scuola”.
Hai vissuto in prima persona la storia del mignolo?
“Ah certo, ero lì. Però tutti parlano del dito e nessuno dice la verità su un’altra cosa. Lui cascando finì sulla forcella con il… Dai, come si può dire? Con l’apparato uro-genitale, ecco. E se l’è tranciato, se l’è aperto! È volato via con l’appartato uro-genitale strappato, ci vollero 27 punti per suturarlo. Poi la storia che ha fatto leggenda chiaramente è stata quella del ragazzino a cui lui ha regalato il guanto, che è andato dalla mamma a farglielo vedere ci ha trovato un pezzo di dito dentro, sono svenuti tutti. È scoppiato il delirio!“
“Quando gli hanno portato il guanto nel ghiaccio con il pezzo di dito, gli hanno proposto di tentare di ricucirlo. Ma avrebbe dovuto stare due mesi fermo affinché tendine, vasi e nervi trovassero la giusta irrorazione sanguigna… Lui chiese che sarebbe successo se glielo avessero tagliato, e appena ha capito che avrebbe potuto correre non ci ha pensato più. Dopo quattro giorni è risalito in sella. Ma il problema è stato costruire una sorta di pacchetto in carbonio in cui metterci gli attributi, perché la vera ferita era lì! (ride). Capito? È stato un eroe a salire in sella dopo quattro giorni… ma il dito? Gli importava un fico secco del dito. Aveva una brutta ferita lì sotto che secondo me gli faceva un male terribile. Si è tranciato la domenica e venerdì è salito in sella”
Ti ricordi quando ha cominciato Troy?
“Ma certo, l’esordio di Troy Bayliss è stato fenomenale. Dopo aver convinto questo povero australiano a trasferirsi negli Stati Uniti con tutta la famiglia dall’Inghilterra, lo sono andati a riprendere per farlo correre in Giappone. Fogarty si era fatto male a Phillip Island e andava sostituito. Ma Bayliss avrà fatto duecento metri in tutte e due le gare, l’hanno stirato alla prima curva! Così Ducati lo ha rimandato a casa e per Donington, dove Troy aveva il record della pista, hanno chiamato Cadalora!”
Però poi l’hanno preso per Monza.
“Si, lui li ha presi per scemi. Scusate, ha detto: ‘non conosco Monza, le gomme, nulla! Avevo Donington e avete preso un altro…’ Lì sono stati bravissimi Paolo Ciabatti e Davide Tardozzi a convincerlo a ripartire, anche perché credo che nel frattempo avesse già fatto primo a Daytona nelle prove ufficiali”.
Chi se la scorda quella gara a Monza nel 2000…
“Si, lì ci fu il celebre “Bayliss! Bayliss, incredibile staccata!” (ride). Vuoi la verità? Dato che era già un amico che avevo conosciuto all’AMA, subito dopo sono andato da lui e gli ho chiesto ‘Testa a marmitta, ma che razza di staccata hai fatto?’ lui mi disse ‘No, no… c’era Slight o Haga davanti, non ho capito bene chi fosse ma ha sbagliato il punto di staccata… non sono mica Dio. Ho visto che hanno staccato prima e sono uscito dalla scia’. Allora sono tornato in studio, in regia, e ho chiesto di vedere il giro precedente. C’era Haga davanti, che ha fatto una staccata infernale a 105 metri. E il giro dopo uguale. A quel punto sono tornato da Troy e gliel’ho detto: ‘mi hai preso per il culo’”.
Incredibile. Come quella volta che corse una wildcard a Valencia in MotoGP.
“A Valencia nel 2006, quando Valentino perse il titolo e lo vinse Hayden! Lui si prese le prove, la pole e la vittoria in gara. A me non importava un granché di Nicky e Valentino, sono andato da lui e abbiamo festeggiato… Eravamo tutti ubriachi quando gli ho chiesto come avesse fatto. Non conosceva la moto, le gomme, niente: ‘Jio-vany – mi ha detto – le gomme sono tutte uguali. Sono rotonde e nere, no?’ È stato l’ultimo del periodo vero della Superbike. Vuoi sapere l’ultima? Questo è un pazzo che decide di smettere da campione del mondo. Forse nella storia solo Shekter, o Rosberg. Pochissimi casi al mondo, comunque. All’ultima gara della sua carriera, a Portimao, pista che nessuno aveva mai visto, fece pole position, giro record e stravinse il gran premio. Nessuno se ne accorse per una scazzottata tra Biaggi e Fabrizio. Lui fece un capolavoro incredibile“.
“Il giorno dopo hanno presentato la nuova Ducati 1098R e lui è rimasto a girare con noi. Mi ha levato le chiavi, praticamente mi ha fatto cagare nella tuta. Ma non solo, ha fatto il record della pista della stock con moto e gomme di serie. È finito in ospedale da quanto ha piegato, perché teneva il piede talmente in basso da stracciare lo stivale, fino ad arrivare all’osso del mignolo”.
Scusa, che vuol dire che ti ha tolto le chiavi?
“Nel rettilineo. Le ha tolte e me le ha date in mano. E io lì, con una mano sulla frizione per non morire mentre con l’altra cercavo di rimettere le chiavi. E lui ‘Ciao Jio-vani’… ma vaffanculo và, Jio-Vani. Anche al Mugello mi ha fatto buttar via una tuta. Arrivati alla Bucine mi è piombato alle spalle all’esterno e mi ha levato il piede dalla pedana, la destra, e sono scivolato in terra con la gamba, la spalla, la coscia… praticamente mi ha fatto scendere dalla moto in mezzo alla curva. Poi sono riuscito a risalire, ma avevo completamente distrutto la tuta. Ma che gli vuoi dire? Era così, un Dio”.
Giovanni Di Pillo Original (mowmag.com)
QUELL’ANEDDOTO DI DI PILLO SU DAIJIRO KATO E FAUSTO GRESINI
“Andavamo a pescare assieme alle Valli di Comacchio, a cercare i siluri. Lui veniva con il camper di Kato, che nel frattempo era in Giappone. Andavamo in giro con questo camper, mangiavamo, dormivamo lì. Un casino infernale. Una sera ci trovammo coperti di zanzare, poi tutte spiaccicate a forza di ciabatte e giornali. Ma la cosa folle fu dimenticare le esche, che erano anguille vive, nel vano delle tute”.
E poi? Come l’avete risolta?
Eh… A Misano, per il mondiale, sono andato a salutare Daijiro. Lui ha iniziato ad urlare in giapponese, a muso duro, poi ha cominciato ad inseguirmi come una bestia con una chiave inglese in mano. Io, che ero in motorino, l’ho seminato e sono corso da Fausto a chiedergli che c***o gli fosse preso. ‘Eh, mi sono dimenticato le anguille… ma mica potevo dire che era colpa mia, sono il suo Team Manager! Gli ho detto che è stato quel cretino di Di Pillo a lasciarle là dentro. Adesso lui ha le tute che puzzano di pesce marcio e non sa come mandar via l’odore!’”.
🎤 Dall’intervista rilasciata a MowMag nel febbraio del 2021, subito dopo la morte di Fausto Gresini