Gio. Nov 21st, 2024

Si chiude con un velo di malinconia il campionato di formula uno targato sciagurato anno 2020.

Si chiude un’annata in cui la Rossa di Maranello è doppiata, sfregiata, umiliata in un misero sesto posto tra i costruttori a meno, udite udite, 442 punti dalla regina Mercedes.

Si chiude un calvario che non ha portato nessuna vittoria stagionale e con il noioso circuito di Yas Marina si chiude anche l’avventura di Sebastian Vettel con la Ferrari.

Vettel che regala l’ultimo magone in rosso, dedicando una canzone al team ma anche a tutti i tifosi che al momento dell’addio qualche interrogativo in più se lo son posti, poteva vincere di più? poteva esser difeso meglio? perché è andata così?

Da La Gazzetta dello Sport:

«Ho una sorpresa».
Ancora una breve attesa,e poi ha attaccato a cantare, con la voce che per un istante si è incrinata: «Voi siete la squadra rossa, appassionati, (non vi)
arrenderete mai. La mia fermata sta arrivando, mi è piaciuto stare con voi. (Ho) sentito la vostra magia (una) sensazione straordinaria. Ragazzi, vi
ringrazio per avermi …, mi mancherete.Un saluto, tutti voi a Maranello meritate, menzionato (sic, ndr) qui. E adesso, io quasi quasi dirò addio e auguro, auguro il meglio. Auguro di essere felici, ma di più di essere
sani. Grazie
”.

Vale la pena riportarla tutta, anche solo per rendersi conto dell’impegno
che ci ha messo, dopo 5 anni di alti e bassi in cui, a modo suo, ha riportato entusiasmo nuovo a Maranello.

Si arrivava dai 4 anni di Fernando Alonso, che come pilota è di una classe indiscutibile ma che rispetto a Vettel è più aziendalista, pensa un pochino di più ai cavoli suoi e di entusiasmare con team radio proprio non ci pensa.

Alonso, il suo tira e molla per la Rossa e subito la Vettel Mania, vittoria alla seconda gara in Malesia e team radio fantastico: “Ferrari is back! Mi senti? Mi senti? Grazie mille ragazzi, grazie, grazie grazieee, forza Ferrari!

Amore a prima vista, anzi, amore a primo team radio.

La sua stagione d’esordio in rosso si conclude con 13 podi, record per essere un pilota al primo anno in Ferrari, riportando una pole (con vittoria) a Singapore, dopo che l’ultima partenza al palo risaliva al 2010, vincendo nel mezzo anche in Ungheria.

Quando tutto sembra apparecchiato per la gloria ecco che la Ferrari compie un (primo) disastro totale con la monoposto del 2016 che illude col podio australiano ma che è sempre anni luce distante dalla Mercedes che trova sempre e in anticipo le soluzioni per dominare, chiudendo l’anno con i secondi posti del gp di Cina e d’Europa a Baku come miglior risultato.

Parte indubbiamente meglio il 2017 vincendo subito all’esordio in Australia, resiste con i denti in Bahrein quando senza gomme porta lo stesso la vittoria a Maranello poi è una spettacolare doppietta con Kimi Raikkonen nel circuito storico di Montecarlo che fa sognare tutti.

Vettel però è troppo latino anziché teutonico, perde le staffe in Azerbaigian quando, vittima dei giochi mentali di Hamilton, sperona l’inglese in regime di safety car, reo di rallentare troppo il gruppo.

E’ il primo segnale di insofferenza verso il pilota della Mercedes, squadra che detta legge contro la Ferrari che con Arrivabene riesce a tener testa al campionato, arrivando al +14 su Hamilton nella vittoria in terra ungherese nonostante lo sterzo faccia i capricci.

E’ solo un sogno, due vittorie di Hamilton in Belgio e a Monza riportano Lewis in testa al mondiale, Vettel vincerà solo in Brasile e chiuderà al secondo posto con 317 punti e la voglia di primeggiare nella stagione successiva, con ciliegina sulla torta di un disastro a Singapore tra Seb e Kimi che si toccano alla partenza del gran premio.

La SF71H del 2018 parte anche meglio della precedente monoposto, due vittorie nelle prime due gare in Australia e Bahrein e quando i desideri di tripletta e di statistiche che riportano alle prime 3 gare del 2000 quando era Schumi Show vanno a sbattere con l’ottavo posto in Cina, con il primo gradino del podio che arriva solo dopo altre 4 gare, in Canada, prima di bissare il successo dopo altri 2 circuiti, questa volta a Silverstone, in Inghilterra…soprattutto: “A casa Loro!

Ora, mannaggia a Seb, va bene vincere lì ma il tutto ha portato un pò di sfiga, perché a casa di Vettel, sotto una pioggerellina, va a sbattere a Hockenheim e, moralmente, lasciare gran parte del mondiale proprio lì, nonostante la vittoria in Belgio che sarà l’ultima stagionale, con gli ultimi 8 gran premi che evidenziano una involuzione della rossa tutta a vantaggio di Hamilton e della Mercedes.

Le rosse illudono soprattutto a Monza, con Kimi Raikkonen che fa impazzire il pubblico con una gran pole e con Vettel subito alle spalle. Il casino però che combina ai piani alti la Ferrari è da Tapiro d’Oro, con il finlandese che proprio prima del gran premio ha l’ufficialità che sarà sostituito dal giovane Charles Leclerc nel 2019.

Il tutto nella stagione in cui la Rossa perde Sergio Marchionne, iniziando una discesa negli inferi che ad oggi non vede la luce.

Quando si pensa alla terza rivincita tedesca ecco il (secondo) disastro del 2019 quando la SF90 è completamente lontana dalle prime posizioni col tedesco mentre vola con Leclerc (pole alla seconda gara) che vince in Belgio e a Monza (come Schumi) e chiude l’anno con 7 pole, mentre l’impietoso confronto con Seb dà al tedesco l’unica vittoria a Singapore, l’ultima in rosso.

Il 2020 parte con l’annuncio che Vettel non rinnoverà con la Ferrari (o la Ferrari non rinnova Vettel, ci teniamo il dubbio) rimpiazzandolo con Sainz.

E’ l’inizio di un pellegrinaggio che nella stagione funestata dal Covid non concede gloria a Sebastian Vettel, prima di quell’ultimo team radio che a tanti fa scappare una lacrimuccia.

Chiude con un 10 in pagella ne La Gazzetta dello Sport con questo motivo:

Un addio commovente alla Ferrari dopo sei campionati dolceamari.
Lascerà un bel ricordo, anche se il Mondiale non è arrivato, perché ha
dimostrato cuore e umanità

Ora per Seb si aprono le porte dell’Aston Martin, dal rosso al verde, con semplice grazie per esser diventato tra i piloti Ferrari uno dei più amati, col rammarico che proprio alla base della sua avventura a Maranello non abbia potuto contare sulla forza dei consigli di Michael Schumacher.

Con Schumi di fianco la storia sarebbe stata diversa.

Grazie Seb.

Foto: Getty Images

Di Francesco Fiori

Francesco Fiori è un giornalista sardo, classe 1983, con la passione per il racconto dello sport. Di tutto lo sport. Aveva 6 anni quando, sicuramente errore o destino, ebbe in regalo una semplice radio, senza pensare alle conseguenze successive del pianeta sportivo. Una domenica, finiti i compiti, giocando con quel mezzo, captò la voce roca di Sandro Ciotti. Aveva appena scoperto l’esistenza di Tutto il calcio minuto per minuto. La prima sfida arriva nella stagione calcistica 90/91, quando lo zio, incredibile giornalista locale, gli diede come compito raccontare la giornata calcistica appena conclusa. Quel tema, ad appena 7 anni, risultò migliore rispetto alle tabelline, mai entrate volentieri in testa. Il premio fu la presenza alla gara di cartello della squadra del suo paese, il Ploaghe, due settimane più tardi. Destino volle che la morte prese suo zio proprio il mercoledì prima, innescando in Fiori la voglia di diventare giornalista. A scuola alla domanda “Hai solo il calcio in testa?” rispondeva “No, anche il ciclismo” e gli anni di partite contemporanee la domenica e di Tele +2 col calcio estero crearono un piccolo “psicopatico sportivo”. Tra gli sport di cui si innamora c’è l’hockey americano, soprattutto nella mitologica figura di Mario Lemieux. Poco prima della morte del padre, nel febbraio 2001, Fiori trova su La Gazzetta dello Sport proprio un trafiletto con scritto del ritorno sul ghiaccio di Lemieux dopo aver sconfitto una forma tumorale e un ritiro di 3 anni. Da lì altra promessa, qualora arrivi la possibilità di scrivere un articolo, questo sarà su Lemieux il Magnifico. Diventato ragioniere capisce immediatamente che iva e fatture sono molto più noiose del previsto e la prima collaborazione col giornale “Sa Bovida” gli fanno capire le regole basi del giornalismo, cosa che Fiori ignorava ma che rispettava, chiedendo solo la possibilità di scrivere e far colpo. Chiusa la parentesi Sa Bovida per problemi logistici e di salute dell’immenso Antonio Delitala ecco il primo reale colpo di fulmine, il sito di hockey Nhl Playitusa che non ha un articolo su Lemieux. Il direttore, con una mail che Fiori ancora oggi custodisce, risponde: “Beh, perché non provi a scriverne uno tu?” Il resto è la storia scritta al pc dopo averne scritto 5 pagine in un quadernone a quadretti. Un cambio di lavoro, non per sua volontà, spariglia le carte in tavola, col ragazzo che stando fuori casa tutto il tempo deve abbandonare la scrittura, ma peggio ancora va col primo di 3 ictus che colpiscono la mamma proprio in quel periodo. Tempo al tempo e con un altro cambio di lavoro ecco l’opzione che lo colpisce, scrivere della sua amata Inter sul sito SpazioInter. Gli inizi sono complicati, scrivere secondo le regole e non avere carta bianca lo bloccano un pochino, fino all’esplosione che nel sito si chiama Live. Il Live sarebbe il racconto, minuto per minuto e in contemporanea, della partita in tv e a Fiori tocca esordire con Milan-Inter. Quella sera il divertimento raggiunge le stelle, anzi, le supera e da quel momento l’impegno è triplo, con le perle di interviste a Sandro Mazzola (che risate), Gigi Simoni (che gentilezza) e Riccardo Cucchi, suo idolo radiofonico. Il tesserino da giornalista gli fa mantenere la parola data a 6 anni e ancor più sorprendente è la proposta di essere addetto stampa proprio della squadra locale, andare a vedere quelle partite che il destino gli negarono nel 1991. Si chiede spesso se sia il destino a far scherzi oppure se semplicemente la vita va accettata per quella che è. Il 30 gennaio 2021, dopo un ricovero di un mese con tutte le aggravanti possibili, in ospedale viene a mancare la mamma di Francesco. Il colpo è brutale. Il conto è pesantissimo, la mente lontana, lo scrivere, anche solo un piccolo pensiero sulla giornata calcistica, è di una difficoltà che ad oggi è ancora lontana dall'essere superata. Il resto è storia o noia, dipende da che parte si vuol vedere, dagli articoli su Gazzetta Fan News al raccontare qualsiasi sport, perché per Fiori ogni sport ha un suo eroe e perché ora, con IspirazioneSportiva.com, sarà ancor più spettacolare dar libero sfogo a qualsiasi ispirazione, come dice il nome e come gli ha insegnato Riccardo Cucchi: “Nella vita mai smettere di sognare!”. Anzi, scusate il ritardo! Mail: fcroda@yahoo.it Fb: supermariolemieux pec: francesco.fiori@pecgiornalisti.it