Gio. Nov 21st, 2024

Negli anni 90 la Nhl era una guerra continua. Su tanta classe spiccavano i Legion of Doom. Ecco come la racconta il sito di sport americani www.Playitusa.com

Nascondete donne e bambini, richiamate Batman, Superman e la Justice League, perché i Legion of Doom sono in città e vogliono giocare”. Questo era il motto dei Flyers anni 90, una breve ma intensa storia di un trio che ha incantato, spaventato e dominato la Nhl, “The Legion of Doom”.

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La Nhl degli anni 90 è qualcosa di unico nella storia, ci sono Gretzky e Lemieux, i fantastici Avalanche di Forsberg e Sakic, i Sabres di Hasek, i Red Wings dei Russian Five e poi ecco Philadelphia, squadra che di botto si ritrova con Eric LindrosMikael Renberg e John LeClair.

Tutto inizia con l’approdo di Eric Lindros ai Flyers, non certo un arrivo in punta di piedi nella Nhl, perché il colosso canadese non gradisce di essere scelto dai Quebec Nordiques come numero 1 nel draft 1991.

Lindros non le manda a dire al team di Quebec, l’isolamento della città, il poco appeal della squadra e un carattere francese non a genio con il numero 88 lo fa entrare in collisione con la Nhl ancora prima di debuttare.

Passa ai Flyers in uno degli scambi più terrificanti della lega, la concorrenza dei Rangers è battuta grazie all’approdo in Quebec di DuchesneHextallHuffman, Ricci e un tale di nome Peter Forsberg, oltre a scelte nei successivi 3 draft e 15 milioni di dollari.

Con applausi, dei futuri Avalanche vinci-tutto.

Renberg è invece ai Flyers dal draft 1990, quando viene scelto col numero 40, ma esordisce solo nel 93/94 dopo 4 anni in Svezia, al Lulea HF, ed in quella stagione mette a referto 38 gol e 44 assist.

Tra il 92/93 e il 93/94 i Flyers si componevano con Recchi, Lindros, e Fedyk, in una squadra famosa per essere chiamata “Crazy Eights”, Renberg si sdoppiava spesso facendo da ala sinistra con Lindros e ala destra con Brind’Amour. Nonostante l’ottimo impatto di Eric Lindros, Big E, vengono mancati i playoff 93/94.

Con il lock out 94/95, dove si gioca metà stagione, qualcosa cambia in casa Flyers, Recchi fa le valigie verso i Montreal Canadiens, a Phila arrivano Eric Desjardins, Gilbert Dionne e la scelta numero 33 del 1987, John LeClair.

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Renberg abbandona la linea di Brind’Amour per giocare fisso con Lindros, quando a loro due viene affiancato LeClair arriva il botto.

Good night and good hockey” è l’espressione tipica dello speaker dei Flyers, Gene Hart, che insieme a Jim Montgomery conia il soprannome della nuova linea: i Legion of Doom!

Lindros e LeClair sono due armadi, Renberg è la velocità, la linea non si limita ai punti, vuole dominare fisicamente, il nome Legion of Doom pare azzeccatissimo, nello sport Usa ricorda il tag team più forte visto nel wrestling, quando Hawk e Animal, prima The Road Warriors poi Legion of Doom, hanno fatto da apripista ai match di coppia.

In quelle stagioni a Philadelphia si assiste ad uno spettacolo sul ghiaccio, un hockey potente e letale. Il primo punto arriva l’11 febbraio 1995 contro i Devils al Meadowlands Sports Complex con una vittoria per 3 a 1.

Prima della nascita dei L.o.D. i Flyers sono 3-7-1, nelle restanti 37 gare ne vincono 25, segnando 128 gol e naturalmente vincendo l’Atlantic Division.

Per i 3 arrivano 176 punti complessivi (70 Lindros, 57 Renberg, 49 LeClair) con 80 gol e 90 assist nelle 130 partite che sommano insieme.

Lindros viene nominato mvp del campionato vincendo l’Hart Trophy mentre a pari punti con Jagr vede andare il trofeo al 68 per maggior numero di gol.

I playoff dei Flyers s’interrompono sul più bello, battono 4-1 i Sabres, 4-0 i Rangers ma in 6 partite perdono contro i futuri campioni dei New Jersey Devils di Brodeur e Claude Lemieux, in ogni caso, delusione a parte, è un ottimo risultato di Philadelphia, visto che i playoff mancavano da 5 anni.

23 APR 1995: PHILADELPHIA FLYERS "LEGION OF DOOM" LINE, LEFT TO RIGHT: JOHN LECLAIR, ERIC LINDROS, MIKAEL RENBERG, ON THE BENCH DURING A 4-2 LOSS TO THE BUFFALO SABRES AT THE MEMORIAL AUDITORIUM IN BUFFALO, NEW YORK. Mandatory Credit: Harry Scull/ALLSPOR

Nel 1995/96 i Flyers si ripropongono come pericolo pubblico numero 1 in Nhl lo slogan dei tifosi Flyers dove gli avversari devono sperare nella Justice League non è una cosa a caso, i numeri sono clamorosi, 206 gare del trio, 255 punti frutto di 121 gol, 134 assist ma anche 272 minuti di penalità, con Lindros stratosferico a quota 115 punti.

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Il numero 88 insieme a LeClair è forse il tandem più devastante in Nhl, dalla chimica nata in appena 3 partite ad un dominio in qualsiasi parte del ghiaccio, sia davanti alla porta che agli angoli, recupero del puck con potenza e gol, con la classe da artista inarrestabile di John cui si completa poi l’estro di Renberg, il più piccolo dei tre.

Inutile dire che la regular season è vinta, ma non stravinta, perché i Flyers sono davanti ai Penguins di 1 solo punto, 103 a 102, con Pittsburgh che contrappone ai Legion of Doom la coppia Mario Lemieux (161 punti) Jaromir Jagr (149 pt), un diverso modo di interpretare l’hockey ma in entrambi i casi una meraviglia di quegli anni.

A sorpresa però, dopo aver superato i Lightning al primo turno per 4-2, i Flyers vengono eliminati in 6 gare dai Florida Panthers, squadra che poi batte i Penguins in 7 sfide ma che nella finalissima si arrende 4-0 a quegli Avalanche tanto cari a Lindros.

La stagione successiva alla delusione Panthers ecco che gli infortuni limitano i Legion of Doom che vedono Lindros chiudere la regular season con 52 partite giocate, 79 punti e 136 minuti di penalità che, uniti ai 97 punti di LeClair e i 59 di Renberg combinano il totale di 235, con 104 gol e 131 assist ma anche 259 minuti in panca puniti.

L’apice in regular season viene toccato il 6 febbraio 1997 quando contro i Canadiens arriva una vittoria per 9-5 con 16 punti della linea dominante, grazie anche al poker di gol di John LeClair.

La postseason è trionfale, i Flyers chiudono la prima epoca di Lemieux ai Penguins, sconfiggendoli per 4-1, stessa sorte tocca ai Sabres di Dominik Hasek e medesimo punteggio serve per superare i NewYork Rangers di Gretzky e Messier.

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E’ finalissima di Stanley Cup, l’avversario sono i Detroit Red Wings che hanno appena sconfitto i campioni degli Avalanche. La sfida sembra incerta, con i Flyers col vantaggio campo grazie ai 103 punti conquistati, contro i 94 della squadra di Yzerman.

Tutto inutile.

Quella vecchia volpe di Scotty Bowman ha studiato i Flyers e nonostante la produttività offensiva, sa come fermare i Legion of Doom.

Bastano appena 4 giochi e un Mike Vernon spettacolare, Nicklas LidstromLarry Murphy e Vladimir Konstantinov limitano, anzi, cancellano Eric Lindros, autore di un solo gol, quello inutile a 15” dalla fine di gara 4, dopo che la terza gara aveva visto un 6-1 di Detroit con show di Yzerman e dei Russian Five.

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Quel 7 giugno 97, nonostante 58 punti in 56 partite, finisce l’era dei Legion of Doom, Renberg viene scambiato con Chris Gratton, l’allenatore Terry Murray viene sollevato dall’incarico con LeClair e Lindros che giocheranno per altre 3 stagioni insieme, prima che capricci e commozioni cerebrali chiudano la loro avventura a Philadelphia.

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Resta lo spettacolo, cattivi ma perdenti, ma solo per non aver sollevato la Stanley Cup, resta la malinconia nell’aver visto Lindros giocare solo 760 partitie in Nhl, resta l’irritazione abbagliante di chi giocava contro la prima linea Flyers e ne subiva l’impatto, resta la storia, la fantastica storia dei Legion of Doom.

Francesco Fiori

Fonte: www.playitusa.com

Nhl Best of ’90: The Legion of Doom

Di Francesco Fiori

Francesco Fiori è un giornalista sardo, classe 1983, con la passione per il racconto dello sport. Di tutto lo sport. Aveva 6 anni quando, sicuramente errore o destino, ebbe in regalo una semplice radio, senza pensare alle conseguenze successive del pianeta sportivo. Una domenica, finiti i compiti, giocando con quel mezzo, captò la voce roca di Sandro Ciotti. Aveva appena scoperto l’esistenza di Tutto il calcio minuto per minuto. La prima sfida arriva nella stagione calcistica 90/91, quando lo zio, incredibile giornalista locale, gli diede come compito raccontare la giornata calcistica appena conclusa. Quel tema, ad appena 7 anni, risultò migliore rispetto alle tabelline, mai entrate volentieri in testa. Il premio fu la presenza alla gara di cartello della squadra del suo paese, il Ploaghe, due settimane più tardi. Destino volle che la morte prese suo zio proprio il mercoledì prima, innescando in Fiori la voglia di diventare giornalista. A scuola alla domanda “Hai solo il calcio in testa?” rispondeva “No, anche il ciclismo” e gli anni di partite contemporanee la domenica e di Tele +2 col calcio estero crearono un piccolo “psicopatico sportivo”. Tra gli sport di cui si innamora c’è l’hockey americano, soprattutto nella mitologica figura di Mario Lemieux. Poco prima della morte del padre, nel febbraio 2001, Fiori trova su La Gazzetta dello Sport proprio un trafiletto con scritto del ritorno sul ghiaccio di Lemieux dopo aver sconfitto una forma tumorale e un ritiro di 3 anni. Da lì altra promessa, qualora arrivi la possibilità di scrivere un articolo, questo sarà su Lemieux il Magnifico. Diventato ragioniere capisce immediatamente che iva e fatture sono molto più noiose del previsto e la prima collaborazione col giornale “Sa Bovida” gli fanno capire le regole basi del giornalismo, cosa che Fiori ignorava ma che rispettava, chiedendo solo la possibilità di scrivere e far colpo. Chiusa la parentesi Sa Bovida per problemi logistici e di salute dell’immenso Antonio Delitala ecco il primo reale colpo di fulmine, il sito di hockey Nhl Playitusa che non ha un articolo su Lemieux. Il direttore, con una mail che Fiori ancora oggi custodisce, risponde: “Beh, perché non provi a scriverne uno tu?” Il resto è la storia scritta al pc dopo averne scritto 5 pagine in un quadernone a quadretti. Un cambio di lavoro, non per sua volontà, spariglia le carte in tavola, col ragazzo che stando fuori casa tutto il tempo deve abbandonare la scrittura, ma peggio ancora va col primo di 3 ictus che colpiscono la mamma proprio in quel periodo. Tempo al tempo e con un altro cambio di lavoro ecco l’opzione che lo colpisce, scrivere della sua amata Inter sul sito SpazioInter. Gli inizi sono complicati, scrivere secondo le regole e non avere carta bianca lo bloccano un pochino, fino all’esplosione che nel sito si chiama Live. Il Live sarebbe il racconto, minuto per minuto e in contemporanea, della partita in tv e a Fiori tocca esordire con Milan-Inter. Quella sera il divertimento raggiunge le stelle, anzi, le supera e da quel momento l’impegno è triplo, con le perle di interviste a Sandro Mazzola (che risate), Gigi Simoni (che gentilezza) e Riccardo Cucchi, suo idolo radiofonico. Il tesserino da giornalista gli fa mantenere la parola data a 6 anni e ancor più sorprendente è la proposta di essere addetto stampa proprio della squadra locale, andare a vedere quelle partite che il destino gli negarono nel 1991. Si chiede spesso se sia il destino a far scherzi oppure se semplicemente la vita va accettata per quella che è. Il 30 gennaio 2021, dopo un ricovero di un mese con tutte le aggravanti possibili, in ospedale viene a mancare la mamma di Francesco. Il colpo è brutale. Il conto è pesantissimo, la mente lontana, lo scrivere, anche solo un piccolo pensiero sulla giornata calcistica, è di una difficoltà che ad oggi è ancora lontana dall'essere superata. Il resto è storia o noia, dipende da che parte si vuol vedere, dagli articoli su Gazzetta Fan News al raccontare qualsiasi sport, perché per Fiori ogni sport ha un suo eroe e perché ora, con IspirazioneSportiva.com, sarà ancor più spettacolare dar libero sfogo a qualsiasi ispirazione, come dice il nome e come gli ha insegnato Riccardo Cucchi: “Nella vita mai smettere di sognare!”. Anzi, scusate il ritardo! Mail: fcroda@yahoo.it Fb: supermariolemieux pec: francesco.fiori@pecgiornalisti.it