Tra padre e figlio, un unico eroe in comune, da cui sempre si attendeva uno scatto.
“Svegliami quando scatta Pantani“, può sembrare una frase banale invece me la ripeteva spesso mio padre e ora che ci penso racchiude la certezza in uno sport durissmo: lo scatto del Pirata. A pensarci bene nessun atleta ha mai regalato una certezza al proprio sport. Ronaldo non può prevedere un gol, Hamilton non può sapere che vincerà sempre…e così via, tranne Pantani, Pantani davanti ad una salita scatta ed è spettacolare.
“Non ho bisogno di doping ma di salite” diceva il povero Marco, oggi emblema dei “cattivi”, del doping, della droga, lui che viene ricordato per come ha finito la sua vita senza però ragionare su cosa l’ha portato a quel tragico 14 febbraio 2004. Altro che San Valentino, il 14 febbraio io chiudo gli occhi e sento la splendida voce di De Zan che dice “Ecco che il nostro eroe si toglie la bandana, scatta Pantani, il Pirata“, mi volto per svegliare mio padre ma poi apro gli occhi e ricordo che anche lui è lassù nel cielo a vedere cosa combina Marco, che non fa il pescatore come pensano gli amici, ma getta la bandana tra Coppi e Bartali e se ne va in salita.
Le salite verso il cielo sono iniziate a Madonna di Campiglio, quel 5 giugno 1999 dove il Re del ciclismo doveva essere punito e detronizzato. Una provetta irregolare e subito l’etichetta del dopato, dimenticando che Marco è squalificato solo per 15 giorni a “tutela della sua salute”. Tutela della sua Salute? E’ l’inizio della fine, lo sport che tanto ha amato lo tradisce, lo sopprime, lo giudica e lo condanna ogni qualvolta il Pirata alza la testa. Provateci voi ad amare alla follia qualcosa e poi venir traditi dallo stesso amore. Provate voi a salire sulla bici quando la testa non ne vuol sapere e il cuore è a pezzi.
In quanti ci hanno marciato sul cadavere del Pirata dal 1999 al 2004, ma anche in quanti hanno pianto in quella maledetta caduta sul Sampeyre, era il 2003 e Marco trovò una discesa ghiacciata che lo mise quasi ko con Garzelli. Era il 29 maggio, un giorno prima del mio compleanno. Nessun regalo? Mi aveva già regalato compleanni magnifici il mio Pirata, nel 1998 vince a Piancavallo, preludio della Rosa che arriverà 3 giorni dopo a Selva di Val Gardena, poi nel 1999, beh, dico solo Oropa, l’impresa più bella al Giro, quando umilia i rivali, prima di essere calpestato a Campiglio.
“I miei tifosi dormono sulle strade del Giro per vedermi passare, il minimo che posso fare è attaccare e farmi vedere per primo. Svegliami quando scatta Pantani“, perché la tappa è in salita e il Pirata c’è, sta controllando il gruppo, si è tolto la bandana, ecco che accelera, li sta staccando tutti, si arriva alle Cascate del Toce e lui prova una, due, cinque volte, stoppato sempre da chi ha umiliato anni prima, non vince, non li stacca, ma attacca, il mio Pirata attacca!
Che spettacolo. Il ciclismo dell’epoca d’oro per gli ascolti tv, uno sport che tra il 98 e 99 è superiore al calcio, solo e semplicemente perché Pantani è il fantasista del Giro e del Tour, uno che di botto t’infiamma la corsa, uno che ha uno sguardo perennemente triste, quasi a sapere che non vivrà a lungo.
E poi la fine. Solo, quasi fosse abbandonato da tutti, in un maledetto tunnel di depressione che solo la droga può lenire. Abbandonato a quei sogni in cui sa che in salita non riuscirà a scattare, lui che è il figlio prediletto della montagna pur arrivando dal mare di Cesenatico, coccolato da mamma Tonina che ha donato a Marco un cuore immenso e che oggi è diventata “La nostra Pirata” di tutti quei tifosi che rivedono in lei gli occhi e la grinta del figlio.
Non è facile scrivere di Pantani, la paura di scrivere cose banali la fa sempre da padrone. Eppure ogni 14 febbraio sembra tutto sia già deciso. Il sole che splende lassù a far da cornice alle nuvole che si incontrano nell’alta montagna, l’aria di chi attende uno scatto del Pirata, pronto a svegliare tutti, da angeli a diavoli, perché quando scatta Pantani tutto è più bello. Ciao mio Pirata.
Francesco Fiori
Fonte:Gazzetta Fan News
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Bell’articolo ma non scriviamo più “..oggi emblema dei “cattivi”, del doping, della droga”.
Sia perché non del tutto vero, sia perché è un modo per tramandare certe inadeguatezze. Grazie
Ciao Francesco, intanto ti ringrazio per aver letto il pezzo. Le parole emblema dei cattivi e della droga le ho usate perché spesso e come dici tu l’esempio di Pantani è usato in esempi completamente errati facendo spesso del male a chi gli sta vicino. Ti saluto cordialmente, Francesco Fiori
Bellissime parole mentre lo leggi ti vine da urlare scatta dai dai xche la tua mente e il tuo cuore ricirdano e rivivono ogni istante. Grazie
Meraviglioso articolo, grazie, si capisce bene che quando scrivi di emblema del doping ecc. Non è un tuo pensiero ma il pensiero comune delle persone che non sanno la vera storia di cosa è accaduto a Madonna di Campiglio a Marco Pantani, e tutto questo solo perché la maggior parte dei tanti suoi colleghi ha scritto e continua a scrivere cose INESATTE, forse perché ignorano o forse per sensazionalismo. Grazie di cuore finalmente un giornalista che scrive le verità.mi permetto di consigliare l’ascolto del brano dal titolo :A mio padre piaceva Pantani. Dei Bertas.
Mi è piaciuto un sacco leggere ciò che hai scritto, e mentre lo facevo pensavo ad oggi, il Tour finito e il Giro appena inziato aspettando sempre succeda qualcosa, qualche scatto importante, ma nulla, di tutto ciò che ci ha regalato Marco
Ti ringrazio tantissimo Michela, primo per aver letto il pezzo, poi per il commento! Puoi seguire la pagina facebook Ispirazione Sportiva così magari altre storie simili potranno emozionarti (Mai quanto il Pirata, sia chiaro!) Francesco
Grazie Moreno per le bellissime parole. Ho promesso a mamma Tonina di scrivere sempre e solo la verità e cercherò di far sempre meglio. Ps…ma la canzone che mi consigli…quella dei Bertas…è la stessa che ho come suoneria? 🙂
Marco + la voce di Dezan è il meglio che possa esistere!