Gio. Nov 21st, 2024

Sa, parlo piano e lentamente perché lei così può prendere meglio gli appunti”. Erano le parole di Gigi Simoni quel 10 agosto del 2016, io ero dall’altra parte del telefono che lo intervistavo all’epoca per SpazioInter.

Piangevo.

In una semplicissima e banale frase, Gigi Simoni faceva a me un favore, forse nato dalla mia emozione e dal mio essere impacciato a far domande ad uno degli allenatori delle Inter che più ho amato.

Non so se esistono molti casi al mondo, ma era l’intervistato a placare l’intervistatore, che riprendeva coraggio e ascoltava, con sincera ammirazione, colui che oltre ad un grande mister, con un piccolo gesto si rivelava un grande signore.

Gigi Simoni se n’è andato il 22 maggio, non una data a caso nell’universo nerazzurro, poiché nella notte stellata di Madrid ora aggiunge un pensiero in più, anzi, una stella, al ricordo del Triplete.

Simoni e l’Inter son stati un amore arrivato dopo tanti corteggiamenti, finché nell’estate 1997 è Massimo Moratti ad affidargli le chiavi di una squadra che ha in rosa il calciatore numero 1 al mondo: Luis Nazario Da Lima Ronaldo.

Siete tutti uguali, tranne uno”. Quell’uno era proprio il Fenomeno che da Simoni era coccolato e che oggi, dal brasiliano viene ricordato così: “Un maestro, uomo saggio e buono che mi ha insegnato tantissimo”.

Che spettacolo quell’Inter, fermata solo dalla ferita di un arbitraggio molto discutibile, contro la Juve, ma che neanche per quell’episodio può essere cancellata. Non vince in Italia Simoni ma si prende la Coppa Uefa contro la Lazio, a Parigi, quando un 3-0 firmato Zamorano, Zanetti e Ronaldo batte la Lazio e consegna a Moratti il primo trofeo della carriera.

Allenare l’Inter, la mia Inter, è stato facile. – Così mi disse Simoni – Facile per una questione morale della squadra, il valore tecnico dei giocatori non si discuteva ma quel gruppo era stupendo per i meriti, grandi ragazzi, facili da allenare e se uno si dispiaceva per un’esclusione ci si poteva parlare, erano ragazzi seri e d’accordo tra loro e questa è una delle cose di cui vado più orgoglioso, un po’ come del rapporto con Moratti, bellissimo, anzi mi vengono in mente le parole della sorella del presidente, che un giorno ha ammesso che quella Inter è stata la più amata”.

Non solo Ronaldo, ma anche Baggio nel giorno della soddisfazione più grande della carriera di Simoni, battere 3-1 il Real Madrid campione d’Europa nello show del numero 10, ultima gioia nerazzurra prima di un esonero che anche per Moratti è stato uno dei più grandi errori del presidente.

E’ riduttivo però ricondurre Simoni solo ai due anni all’Inter. Cresciuto nella Fiorentina, da giocatore ha militato con Mantova, Napoli (vincendo la Coppa Italia 1962), Torino, Juventus (doveva andare Meroni in bianconero ma l’affare fu definito impossibile), Brescia e Genoa, iniziando poi dal 1975 al 2012 la carriera di allenatore, con ben 7 promozioni in Serie A (Due con Genoa e Pisa, una con Brescia, Cremonese e Ancona, più una in C1 con la Carrarese) e il trofeo Anglo Italiano del 1993.

I modi gentili gli trasmisero la forza per superare anche il grave lutto del perdere un figlio, Adriano, morto nel 1999 in un incidente in moto tra Crevalcore e San Giovanni in Persiceto, la forza per il pallone gli regalò ancora la gioia per esser promosso in Serie A con l’Ancona poco tempo dopo.

Non ha vinto scudetti Gigi Simoni, ma gli uomini, i grandi uomini, non si valutano per i titoli vinti, ed in un mondo sportivo dove tutti sembrano uguali lui sarà l’eccezione, tutti uguali…tranne uno!

Francesco Fiori

Link dell’intervista concessa a Spazio Inter

Di Francesco Fiori

Francesco Fiori è un giornalista sardo, classe 1983, con la passione per il racconto dello sport. Di tutto lo sport. Aveva 6 anni quando, sicuramente errore o destino, ebbe in regalo una semplice radio, senza pensare alle conseguenze successive del pianeta sportivo. Una domenica, finiti i compiti, giocando con quel mezzo, captò la voce roca di Sandro Ciotti. Aveva appena scoperto l’esistenza di Tutto il calcio minuto per minuto. La prima sfida arriva nella stagione calcistica 90/91, quando lo zio, incredibile giornalista locale, gli diede come compito raccontare la giornata calcistica appena conclusa. Quel tema, ad appena 7 anni, risultò migliore rispetto alle tabelline, mai entrate volentieri in testa. Il premio fu la presenza alla gara di cartello della squadra del suo paese, il Ploaghe, due settimane più tardi. Destino volle che la morte prese suo zio proprio il mercoledì prima, innescando in Fiori la voglia di diventare giornalista. A scuola alla domanda “Hai solo il calcio in testa?” rispondeva “No, anche il ciclismo” e gli anni di partite contemporanee la domenica e di Tele +2 col calcio estero crearono un piccolo “psicopatico sportivo”. Tra gli sport di cui si innamora c’è l’hockey americano, soprattutto nella mitologica figura di Mario Lemieux. Poco prima della morte del padre, nel febbraio 2001, Fiori trova su La Gazzetta dello Sport proprio un trafiletto con scritto del ritorno sul ghiaccio di Lemieux dopo aver sconfitto una forma tumorale e un ritiro di 3 anni. Da lì altra promessa, qualora arrivi la possibilità di scrivere un articolo, questo sarà su Lemieux il Magnifico. Diventato ragioniere capisce immediatamente che iva e fatture sono molto più noiose del previsto e la prima collaborazione col giornale “Sa Bovida” gli fanno capire le regole basi del giornalismo, cosa che Fiori ignorava ma che rispettava, chiedendo solo la possibilità di scrivere e far colpo. Chiusa la parentesi Sa Bovida per problemi logistici e di salute dell’immenso Antonio Delitala ecco il primo reale colpo di fulmine, il sito di hockey Nhl Playitusa che non ha un articolo su Lemieux. Il direttore, con una mail che Fiori ancora oggi custodisce, risponde: “Beh, perché non provi a scriverne uno tu?” Il resto è la storia scritta al pc dopo averne scritto 5 pagine in un quadernone a quadretti. Un cambio di lavoro, non per sua volontà, spariglia le carte in tavola, col ragazzo che stando fuori casa tutto il tempo deve abbandonare la scrittura, ma peggio ancora va col primo di 3 ictus che colpiscono la mamma proprio in quel periodo. Tempo al tempo e con un altro cambio di lavoro ecco l’opzione che lo colpisce, scrivere della sua amata Inter sul sito SpazioInter. Gli inizi sono complicati, scrivere secondo le regole e non avere carta bianca lo bloccano un pochino, fino all’esplosione che nel sito si chiama Live. Il Live sarebbe il racconto, minuto per minuto e in contemporanea, della partita in tv e a Fiori tocca esordire con Milan-Inter. Quella sera il divertimento raggiunge le stelle, anzi, le supera e da quel momento l’impegno è triplo, con le perle di interviste a Sandro Mazzola (che risate), Gigi Simoni (che gentilezza) e Riccardo Cucchi, suo idolo radiofonico. Il tesserino da giornalista gli fa mantenere la parola data a 6 anni e ancor più sorprendente è la proposta di essere addetto stampa proprio della squadra locale, andare a vedere quelle partite che il destino gli negarono nel 1991. Si chiede spesso se sia il destino a far scherzi oppure se semplicemente la vita va accettata per quella che è. Il 30 gennaio 2021, dopo un ricovero di un mese con tutte le aggravanti possibili, in ospedale viene a mancare la mamma di Francesco. Il colpo è brutale. Il conto è pesantissimo, la mente lontana, lo scrivere, anche solo un piccolo pensiero sulla giornata calcistica, è di una difficoltà che ad oggi è ancora lontana dall'essere superata. Il resto è storia o noia, dipende da che parte si vuol vedere, dagli articoli su Gazzetta Fan News al raccontare qualsiasi sport, perché per Fiori ogni sport ha un suo eroe e perché ora, con IspirazioneSportiva.com, sarà ancor più spettacolare dar libero sfogo a qualsiasi ispirazione, come dice il nome e come gli ha insegnato Riccardo Cucchi: “Nella vita mai smettere di sognare!”. Anzi, scusate il ritardo! Mail: fcroda@yahoo.it Fb: supermariolemieux pec: francesco.fiori@pecgiornalisti.it

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