Era l’anno 2019, la Dinamo Sassari viveva la “Passione per il Poz”, il talento geniale di Pozzecco ora anche allenatore vincente.
Dinamo Sassari: la lucida follia del Poz e l’isola che vince in Europa – Gazzetta Fan News
Pozzecco, la Dinamo e la Sardegna, un trio perfetto per la vittoria nella Fiba Europe Cup
“Nella mia carriera non ho vinto un cazzo, sono emozioni quasi del tutto nuove per me. Questi ragazzi hanno perso pochissimo da quando sono arrivato, hanno i coglioni. E uno sono io“. Parole di un folle? No, di un genio del basket di nome Gianmarco Pozzecco, neo campione d’Europa con la Dinamo Sassari, trascinatore, istrionico, unico nel suo genere che forse non ha neanche ancora capito di come, in due mesi, sia già entrato nella storia del club sardo. Pozzecco mai adatto per far l’allenatore, il giudizio di chi mal giudicava una persona che sa trascinare, ma che ha anche un’esperienza di basket a 360 gradi, dalle liti alle coccole con gli allenatori, cosa poi trasmessa ai suoi giocatori.
Dalle dimissioni choc di Esposito prima della Coppa Italia alla Dinamo serve una scossa, quella che manca dal Triplete 2014/15 di Sacchetti, Logan e Dyson, ma anche dal licenziamento di Meo nella stagione successiva e un via vai di allenatori che mai riesce a creare empatia con l’ambiente di Sassari, che pretende molto ma che dà anche moltissimo. Arriva il Poz, prima di Venezia in Coppa e chissà per quale motivo tutti sanno che non sarà un passaggio tranquillo. Il ciclone di Gorizia parte con una rimonta di 20 punti contro Venezia senza conoscere i suoi giocatori, semplicemente allenandoli due volte e parlando, con discorsi che farebbero dare il 100% a chiunque. La vittoria di ieri col Wurzburg è il coronamento di una fiaba che vede il tecnico essere imbattuto da 14 partite, con 16 vittorie in 20 gare con la Dinamo, una classifica che vede i biancoblù (o biancoverdi di Coppa) nei playoff e una lucida follia che la fa essere mina vagante della Serie A.
Ritorniamo a ieri, perché gli sguardi e gli occhi lucidi sono gli stessi di chi ha macinato chilometri in Serie B, in Legadue, ha gioito per le prodezze di Rowe e Kemp nel 2010, ha sognato con White, Diener e Hunter nel primo magnifico campionato di Serie A fino al Triplete e ora all’Europa. Il merito è anche, e sopratutto, di Stefano Sardara, presidente, ultras (nella foto è quello col capellino accanto all’icona-capitano Devecchi) che nel post Esposito doveva dar retta alla sua genialità ed ecco Pozzecco, non uno di passaggio ma ormai figlio di una Sardegna che l’ha già adottato e che si fa trascinare dai suoi modi. La vittoria in terra tedesca nasce dall’entusiasmo e dal sogno di un’intera isola che spinge la Dinamo già il 28 aprile, nel giorno de “Sa die de Sa Sardigna” e in un palazzetto stracolmo spinge i propri eroi in campionato, consegnando quel coraggio che a Wurzburg mai manca, con 350 tifosi che sono testimoni della storia appena accaduta.
Quella che vede Jack Devecchi alla sesta finale giocata, sardo d’adozione, presente già nelle finali playoff di Legadue fino ad arrivare a scudetto, supercoppa e Coppa Italia, espressione massima di talento e serenità che regala alla sua squadra. Dai Diener a Logan e Brooks, a Dyson e all’altro capitano storico Manuel Vannuzzo si arriva a Cooley, McGee, Pierre, Smith e Thomas, senza dimenticare Spissu, Polonara e gli altri trascinatori che da ieri sono nella storia della Dinamo. Una storia che ha un genio perfetto, Gianmarco Pozzecco da Gorizia, da ieri campione anche in Europa.