Ci sono malattie che davanti alla passione per lo sport sono costrette ad indietreggiare. Quando la passione è tutto ci sono dei limiti che nessuno conosce e che vengono superati in automatico. In tutto questo c’è la grande lezione di Oscar Washington Tabarez, il Maestro, che a dispetto della sindrome di Guillain-Barré, malattia autoimmune che attacca gli arti inferiori e superiori rendendo difficile la deambulazione, continua a fare ciò che ama, allenare.
Tabarez è ben conosciuto in Italia, scoperto da Massimo Cellino per la panchina del Cagliari (che ironia della sorte oggi non ha un padrone) il Maestro incanta per calma, gentilezza e visione di gioco che gli valgono, dopo il trionfo nel Torneo Apertura col Boca Juniors, un’altra panchina di prestigio: il Milan.
Purtroppo Tabarez incappa in una stagione confusionaria dei rossoneri e si dimette dopo 11 giornate lasciando spazio ad un altro mago, questa volta di Fusignano, Arrigo Sacchi, che però non avvicinerà mai i vecchi fasti di un tempo.
Il tecnico uruguayano non si dispera, riparte alla conquista del mondo, prima Oviedo, poi di nuovo Cagliari con esonero, poi Argentina con Velez e Boca Juniors, prima che nel 2006 la federazione calcistica del proprio paese lo nomina c.t.
Da quel momento è storia, Tabarez crea e fa crescere la Celeste, con un quarto posto ai mondiali del 2010, eliminati dall’Olanda di Snejider in semifinale, riportando però l’Uruguay ai vecchi trionfi datati 1970.
Tabarez non si ferma, l’anno successivo il suo Uruguay batte 3-0 il Paraguay grazie ai gol di Suarez e alla doppietta di Diego Forlan nella finale di Copa America, riportando sul tetto del Sudamerica la nazione che non vinceva quel torneo dal 1995.
Nel luglio 2016 viene allo scoperto la malattia che sta bloccando il Maestro, che per nulla preoccupato chiede di poter allenare ancora la Celeste, guidandola al mondiale 2018 dove si arrende solo alla Francia, poi campione del mondo, dimostrando tutto il carattere arcigno di chi magari ha difficoltà a camminare ma che nei gol segnati dimentica tutto ed esulta come un bambino, a riprova che l’amore per lo sport non ha mai limiti.
Francesco Fiori
Fonte: GazzettaFanNews