Data di pubblicazione: 14/11/2023
Editore: DIARKOS, 432 pagine.
La biblioteca di Ispirazione Sportiva presenta oggi la biografia di un dominatore umano prestato al basket, di uno show man che ha fatto impazzire difese e canestri, Shaquille O’Neal, raccontato alla perfezione da Davide Torelli.
A LSU Deve battere la concorrenza di Stanley Roberts che preferisce alcool e feste e finché un giovane Shaq non carpisce il suo elevato talento lo lascia dominare. Suo papà non biologico è il sergente Harrison che lo cresce con rigorosa disciplina. Al suo secondo anno universitario diventa immarcabile, 27.6 punti di media in 31 punti, cui aggiunge 15 rimbalzi e 5 stoppate a partita.
Arriva l’Nba e Orlando è la seconda squadra che a due anni dalla nascita arriva ai playoff grazie a Shaq e Penny Hardaway. Saranno anche Finals, col dramma di Nick Anderson che contro gli Houston Rockets di Hakeem “The Dream” Olajuwon sbaglia 4 tiri liberi di gara 1 che avrebbero dato il vantaggio a Orlando. Houston segnerà una tripla con Kenny Smith e vincerà all’overtime.
Sono i Magic dei primi accordi commerciali. La sfida è tra i due galletti, con Shaq che spopola con le sue Reebok e compie un disastro annunciato in uno spot dove rifila una gomitata ad un pupazzo chiamato Lil Penny, cosa che apre uno squarcio nei rapporti già border line con Hardaway.
La sfortuna di quei Magic, così giovani e pronti al salto verso la gloria ha poi un nome e un cognome: Michael Jordan. I Magic vincono nella stagione 94/95 la sfida playoff contro i tori di Chicago, quando sua Maestosità MJ non è ancora a pieno regime. Un anno dopo Shaq arriva contro di loro in post season in una limousine, più in stile colpo di scena wrestling che basket. In realtà O’Neal non avrebbe voluto giocare per la morte della nonna e nonostante la sua presenza quei Bulls 1995/96 sono inarrestabili.
Arriva per Shaq l’estate da free agent. Tutti son convinti che Orlando ricoprirà d’oro la giovane stella, così come per Penny, con le prime cifre, definite irrisoria dallo staff del gigante, tra i 54 e i 64 milioni di dollari. La pietra di paragone però è Mourning che chiude con Miami per 7 anni e 105 milioni. Shaq vuole passare quel limite.
Un sondaggio indetto a Orlando decreta che il giocatore non vale quella cifra (il 91,3%) ed in gran segreto, il 17 luglio, arriva il colpo di scena con la firma di Shaquille con i Lakers, grazie a Jerry West, con un altro giocane ragazzo che indossa per la prima volta la maglia di Los Angeles, si chiama Kobe Bryant e diventerà una stella.
Jazz e Spurs però chiudono i primi playoff dell’era Shaq-L.A., così la dirigenza pensa che il problema dell’ego tra i due campioni si possa risolvere solo con l’allenatore capace di segnare la storia con i Bulls: Phil Jackson.
I tre riscriveranno l’epoca del basket del 2000 grazie all’attacco a triangolo ideato dal Coach Zen (e da Tex Winter), capace di far coesistere Kobe e Shaq, già con le mani addosso nel precampionato 99/2000. Kobe salta le prime gare della stagione, Shaq ha campo libero e i Lakers ne vincono 67 su 82. Si arriva quindi ad una scelta tra i 2 dopo troppe frizioni. Phil vorrebbe tenere Shaq ma la differenza d’età fa pendere la dirigenza Lakers su Kobe, così O’Neal va a Miami dove trova Gary Payton e Mourning che diventa l’eroe del titolo. Quegli Heat sono allenati da Pat Riley, non proprio la persona più tranquilla del mondo, che li massacra dal giorno 0. La vittoria del titolo spegne il fuoco di Miami, che si nota nello scarto più grande dell’opening night dei campioni in carica contro i Bulls per 108-66 il 31 ottobre 2006.
Per The Diesel il declino fisico lo porta a lasciare gli Heat, finendo prima a Phoenix e poi a Boston dove si rompe il tendine d’Achille.
Ma Shaq non è solo basket, in carriera è poliziotto, showman, uno che trova il modo di sorridere anche se tra il 2019 e il 2020 perde prima la sorella e poi è emotivamente coinvolto nella tragedia di Kobe Bryant.
Una montagna però non la sgretoli mai e Shaq sarà sempre la montagna più immensa della NBA.