Ti hanno dato del vecchietto. Neanche del finito, perché quello era nella battuta che ti aveva riservato Mourinho, al secolo Special One, quando era all’Inter e tu eri l’avversario. Ti hanno detto: “E che sarà mai vincere una Premier col Leicester”. Vai via tu, le Foxes retrocedono.
Sei l’uomo dei sogni. Sei l’allenatore che io, da giocatore scarso, vorrei con me, per un senso di protezione che infondi nei tuoi prediletti. Sei colui che da solo ha fatto un danno clamoroso. A Cagliari, non aspettavano altro. Non un messia, neanche un attaccante da 60 gol che avrebbe fatto fantasticare meno sogni, c’era qualcosa d’altro. Tic Toc… tic toc… anzi… “I Dilly Ding… I Dilly Dong”…
Attenzione… l’uomo dei sogni se l’è messo in testa.
Che cosa? Realizzare l’impossibile.
Son tentato di non dire nome e cognome.
Facciamo così, vi racconto una storia che da piccino mi raccontava mio padre che, finché il Cagliari era in Serie B, era interista. Poi, amen, quel signore porta i rossoblù in A e al cuor non si comanda.
“Quel Cagliari parte dalla Serie C”.
“Stiamo fallendo, ho visto i libri contabili. Non c’è speranza“. Così dissero a Tonino Orrù, presidente del Cagliari che nel mentre contattava Bruno Giorgi e Beppe Materazzi per far risalire la sua creatura. Ma le cifre che chiedevano erano da Serie A, e i rossoblù con pura vergogna erano finiti in C.
Contemporaneamente il presidente del Campania Puteolana, Mauriello, in un raptus di follia/orgoglio cacciava il proprio allenatore. Lo esonerava il 24 gennaio del 1988 dopo una sconfitta col Francavilla richiamando Gastone Bean, tecnico dell’anno precedente e ricevendo in tutta risposta l’ammutinamento della squadra che voleva lui, Claudio, il giovane mister che tanto entrava nel cuore e nella mente. Quando verrà richiamato ormai sarà tardi, ci sarà la retrocessione ma in Sardegna aveva già fatto colpo.
Ranieri al primo ammiccamento non voleva crederci, all’appuntamento in un bar dell’aeroporto di Fiumicino va con lo spirito di uno che sta subendo uno scherzo. Invece il Cagliari era lì. “Vuoi venire?“. Neanche a pensarci, non voleva crederci, neanche parò di cifre. Andiamo!
E andiamo a scriver la storia!
Il primo ritiro è a Roccaporena, paese natale di Santa Rita da Cascia, le salite ripide erano pane per le future scalate, quel Cagliari doveva riscattarsi, perché dal glorioso anno 1969/70 e il titolo di Campione d’Italia mai avrebbe conosciuto gli inferi della Serie C, grazie all’ultimo posto del torneo cadetto 1986/87. Con la beffa dietro l’angolo, perché nello stesso anno un giovanissimo Gianfranco Zola trascinava la Torres a vincere il girone della C2/A con un punto più del Derthona e dar vita al derby della terra dei Quattro Mori, tutto maiuscolo.
Ranieri non sfiora la sfida con Bebo Leonardi, perché la Torres prende Bruno Rubattu ed è un peccato.
Il primo scontro sardo è del 1987/88, Torres settima e Cagliari undicesimo. E’ qui che Tonino Orrù si ricorderà di Claudio per guidare il suo Cagliari.
La squadra ha tasselli che si riveleranno importanti anche in altre piazze, col numero 7 c’è l’estro di Max Cappioli, in porta l’avvocato Mario Ielpo, in difesa Gianluca Festa, poi Luciano De Paola, Giampietro Piovani, Fabrizio Provitali, Ivo Pulga e Mauro Valentini. Alla generazione di oggi potrebbero anche dir poco, in Sardegna sono colonne di una storia stupenda.
Il campionato è vinto con 3 punti in più sul Foggia, 5 sul Palermo e 6 sulla Torres, quarta, con Zola che saluterà l’isola per andare da Maradona. Il tutto con uno splendido girone di ritorno e con 13 vittorie su 17 in casa, in un torneo dove il fattore campo la fa da padrone (il record di vittorie esterne è appena 4, Perugia), col Cagliari che vince 3 volte in trasferta, 9 pareggi e 5 sconfitte.
Coppola è il bomber di squadra con 11 gol (-2 da Ravanelli e -4 da Prima del Giarre), Ielpo subisce solo 20 reti e quel Cagliari si prende il lusso anche di vincere la Coppa Italia di categoria, con un 3-0 e un 2-1 ai danni della Spal grazie a 3 gol di Max Pani.
Nel torneo cadetto arrivano Aldo Firicano, Raffaele Paolino e Pasquale Rocco e, quasi per scommessa, ecco un terzo posto con 47 punti che vale la Serie A, con un punto in più del Parma e meno 4 dal Pisa e dal Torino appena retrocessi. Ancora imbattuti in casa con 11 vittorie e 8 pareggi si vola con i 12 gol di Provitali e gli 8 di Cappioli.
E’ un calcio romantico, Orrù a Ranieri aveva detto ad inizio anno: “Ma non sarebbe bello arrivare in A ora che il Sant’Elia e Cagliari ospiteranno il Mondiale?”. La risposta del Sir Claudio: “Sì, sarebbe bello, ma non diciamolo a nessuno“.
Lo ripetiamo, è un calcio romantico. Immaginatevi Oronzo Canà (se non lo conoscete è un guaio) quando va in Brasile a scovar talenti. Tutta la proprietà del Cagliari va a vedere Germania-Uruguay per acquistare un centravanti tedesco, salvo poi tornare con Pepe Herrera, Daniel Fonseca e lui, El Principe, Enzo Francescoli.
Francescoli ha appena vinto la Ligue 1, ha segnato 11 gol, può giocare la Coppa dei Campioni e sceglie il Cagliari neopromossa. Che paradiso era la nostra Serie A negli anni 90?
Al timone però lui, solo lui, l’uomo dal sorriso che calma qualsiasi nervosismo.
L’esordio in A è in casa contro l’Inter dei tedeschi, con Klinsmann che ne fa 3 nel sonoro 3-0, prima sconfitta interna dopo due anni. Ma per la prima vittoria basta aspettare solo 7 giorni, Napoli battuto al San Paolo, una pura illusione perché poi passeranno ben 11 partite senza vedere i due punti.
Dilly ding, dilly dong… svegliaaaaaa!!!!
La prima vittoria interna, pensate, arriva solo il 30 dicembre, battendo il Genoa sette giorni dopo aver rimontato la Juve di Baggio e Schillaci dal 2-0. E’ un periodo in cui Ranieri pensa anche di abbandonare la nave ma si scontra col sorriso del proprio presidente che lo incoraggia.
E’ un Cagliari che pareggia spesso, bloccando le grandi, la Roma nella Capitale, l’Inter a San Siro, il Napoli e il Milan olandese, solo che per vincere si deve aspettare il 10 marzo 1991 e la sfida col Pisa grazie al gol di Fonseca che aggancia proprio i toscani al quart’ultimo posto.
Sonore sconfitte (4-1 con la Fiorentina) non fanno barcollare i Quattro Mori che vincono col Parma (2-1) e si permettono il lusso di fermare anche la Samp poi campione d’Italia che, avanti 2-0 con i soliti Vialli e Mancini, vengono ammutoliti dalla doppietta di Daniel Fonseca nell’ultimo quarto d’ora.
La diretta rivale per la salvezza diventa il Lecce, superato alla 29esima giornata per 2-1 con gol di Herrera e Francescoli, poi neanche la Juve passa a Cagliari e di pari passo arriva il paradiso, due pari con Genoa e Roma fanno avvicinare il Lecce a -1 ma ancora Fonseca con 2 gol al Bologna chiudono il discorso perché contemporaneamente i salentini soccombono nella bolgia del Ferraris nel 3-0 che consegna il primo e unico tricolore della Samp in Serie A.
I tre anni perfetti di Re Claudio Ranieri, l’uomo dei sogni parte 1, si chiudono così.
IL PSICODRAMMA RECENTE
Il Cagliari 2021/22 parte con Semplici al timone. Si arriva dopo il centenario del club che fu grande con Gigi Riva, che ribaltò gli stereotipi italiani e che consegnò la Sardegna quel tricolore che era ben più di una rivincita verso tutto e tutti. Con Giulini però è odio e amore, con un saliscendi di troppo in B dopo l’era Cellino e dei colpi sudamericani.
Meno appariscente del presidente del Brescia, meno rumoroso e forse con qualche sfortuna di troppo nella scelta dei mister per la squadra dei quattro mori ecco che dopo 3 giornate il buon Semplici viene esonerato, il Cagliari ha appena 1 punto in campionato ma è in buona compagnia, visto che anche la Juve e lo Spezia sono a pari punti, mentre a 0 chiudono Verona e Salernitana.
Troppa fretta e soprattutto, fulmine a ciel sereno, l’arrivo di Mazzarri che forse si sente un po’ troppo nella naftalina dopo le esperienze con l’Inter, drammatiche, Watford e Torino, rivedibili.
E’ un ex del Cagliari, ma solo per 4 partite giocate nel 1982, poco e niente. Come poco e niente fa il suo Cagliari che nonostante tutto fa 2-2 alla prima di Walter in panca a Roma, con la Lazio, poi due sconfitte e un pari prima di battere 3-1 la Samp in un moto d’orgoglio di Joao Pedro.
Alla decima giornata il Cagliari tocca la vetta (al contrario) dell’ultimo posto, una piazza depressa che non riesce a reagire. Ci vogliono 11 giornate prima di rivedere un’altra vittoria, ancora una volta contro la Sampdoria, a Genova, quando Deiola e Pavoletti ribaltano il gol di Gabbiadini, con la classifica che recita Salernitana 8, Genoa 12, Cagliari 13, Spezia 16, quindi nonostante tutto sono appena 3 i punti tra inferno e purgatorio.
Si pensa al miracolo quando si vince a Bergamo, giornata 24, con quart’ultimo posto conquistato e ci si crede ancor di più vincendo col Toro in trasferta, distanziando di 3 punti il Venezia terz’ultimo alla 27esima giornata, a meno 1 da Samp, Udinese e Spezia. Per gioire ancora serve la gara dell’ora di pranzo contro il Sassuolo, orario dove il “Casteddu” si rivela imbattibile, vincendo 5 gare su 7 iniziate alle 12:30, in ogni caso alla 33esima la classifica recita Cagliari 28, Genoa e Venezia 22, Salernitana 19. Sembra tutto abbastanza scritto.
Non lo è.
Gran merito è della Salernitana di Davide Nicola che va a vincere le due partite che aveva da recuperare, batte anche il Venezia e il 5 maggio, dopo 35 partite, è virtualmente salva.
Mazzarri lascia la panchina dopo la sconfitta col Verona, ormai non è tanto il tracollo alle porte ma il fatto che la squadra non ha proprio stimoli e cuore per ripartire. Altare in gol al 99esimo ferma la Salernitana pronta a esultare, poi sconfitta con l’Inter e ultima giornata che rasenta il ridicolo.
L’Udinese fa un sol boccone della Salernitana che è a quota 31, il Cagliari è a 30 e va a giocare col Venezia già retrocesso. Joao Pedro, Pavoletti, Keita, provano a scardinare la porta di Maenpaa ma quando Maresca fischia la fine il verdetto è uno choc: retrocessione, lo 0-0 è una condanna, un’umiliazione, una spada come Excalibur finisce in una roccia e spezza i cuori.
Il Re Artù? No, Re Claudio da Testaccio.
Giulini affida la panchina a Fabio Liverani. Buon giocatore ma ancora allenatore da forgiare. In più il dramma familiare del perdere la moglie durante il torneo di Serie B. Il Cagliari non va, l’allenatore non trasmette niente. E’ più la tristezza di quello che si era e ora serve realmente un miracolo.
Abbiamo un dubbio. Ipotizziamo due notizie: Cristiano Ronaldo al Cagliari o lui, l’uomo dei sogni, Claudio Ranieri in rossoblù?
Non siamo matti, gran parte vorrebbero solo la seconda opzione. Ed eccoli accontentati.
L’uomo dei sogni prende la squadra dei Quattro Mori quando questa è undicesima, nonostante le distanze dai posti playoff siano appena due, ma il morale è basso. Finché non suona la campanella: “I Dilly Ding… I Dilly Dong!!!”
E si balla!
Per Liverani l’esonero arriva alla giornata numero 18 dopo la sconfitta col Palermo, il Cagliari è 3 punti sopra la zona play out, ma anche a 4 dalla zona playoff, in un torneo dove regna l’equilibrio e dove molti allenatori (Grosso, Gilardino, Cannavaro, Inzaghi, De Rossi) son stati protagonisti a Germania 2006, ma anche un via vai di 23 esoneri alla 26esima giornata.
Figuriamoci se ora arriva Ranieri, classe 1951, e li frega tutti.
Si presenta con 3 punti vincendo per 2-0 col Como e neanche a dirlo, il primo gol lo segna quel Leonardo Pavoletti che tornerà mostruosamente epico nel finale di fiaba.
Claudio compatta l’ambiente, regala quella serenità che ha reso epico il Leicester, che oggi, senza lui, sta per finire nella serie B inglese. Non ha Vardy e Schmeichel ma si tiene stretto Lapadula o Pavoletti e Radunovic, proseguendo la striscia positiva vincendo anche con la Spal prima del primo stop contro il Modena che pare uno schiaffo risolutore.
Lapadula segna due gol che regalano 6 punti tra Benevento, Bari, Venezia e Genoa, Ranieri si gode anche l’inserimento di Mancosu tornato trascinatore e pian piano inizia a pensare di potersela giocare. Il gruppo lo segue e i risultati positivi arrivano con 4 gol all’Ascoli in casa e alla Reggina in trasferta, poi ancora a segno col Sudtirol e due pari con Pisa e Frosinone prima di un altro stop, sconfitta 2-1 al Tardini di Parma e vittoria con la Ternana che ormai certifica che il posto per la A è discorso fra Bari, Sudtirol, Parma e appunto la banda di Ranieri, con Reggina e Venezia più staccate ma che possono ugualmente sognare.
Resta solo da delineare il rush finale e il Cagliari vince le ultime 3 partite del torneo, 0-5 a Perugia, 2-1 al Palermo e infine Lapadula che segna il gol decisivo a Cosenza per il quinto posto in Serie B.
Lapadula chiude come bomber di categoria con 21 reti ed è decisivo nel primo turno di playoff con il 2-1 inflitto al Venezia il 27 maggio.
L’uomo dei sogni predica calma, perché lo scontro successivo è contro il Parma di Buffon.
E quì arriva il primo capolavoro.
Dopo i primi 45 minuti il risultato è perentorio, Cagliari 0 Parma 2 grazie ai gol di Benedyczak e Sohm. Ranieri che fa? Toglie Rog e Pavoletti ed inserisce dal primo minuto del secondo tempo Deiola e Luvumbo.
Zito André Sebastiao Luvumbo, classe 2002 attaccante dell’Angola, uomo frizzante che quando segna regala la storia. E’ lui a dare lo sprint per la rimonta, è lui che ad un minuto dal 90esimo regala il 3-2 che fa esplodere la Sardegna, con il Cagliari che passa dall’1-2 al 3-2 negli ultimi 5 minuti.
Le stelle iniziano a sognare, l’uomo dei sogni ha colpito ancora. E il Parma viene bloccato 0-0 in casa. E’ finale col Bari, terza forza del campionato che a lungo ha sognato il sorpasso al Genoa secondo.
L’8 giugno sembra uno scivolone, il gol ancora di Lapadula illude e poi la doccia fredda arriva in pieno recupero, quando al 51esimo Antenucci segna un rigore.
L’uomo dei sogni ci aveva provato a far sognare con Radunovic che respinge il penalty di Cheddira al 39esimo, ma le stelle per una volta optano per l’1-1.
Si andrà al San Nicola l’11 giugno. Bari e Cagliari. Le sedi delle Notti Magiche del 1990. Ma sognerà solo una compagine.
Lo zero a zero premierebbe i galletti locali, Mignani ha ben condotto i suoi sino alla fine, sino a quasi la fine, perché poi quel quasi si trasforma nell’idea di Zappa nel superare con un tunnel il diretto avversario, crossare e vedere dal nulla irrompere capitan Leonardo Pavoletti in spaccata. E’ gol, i decibel si sentono dalla Sardegna fino alla Puglia. Claudio Ranieri ha appena scritto un altro capitolo da capolavoro nella propria storia, qualcosa di epico che va ben oltre il sogno.
E l’uomo dei sogni dà anche una lezione di calcio ai propri tifosi che in preda all’euforia cantano cori contro i locali, subito redarguiti da un signore che forse in A viene etichettato come buon condottiero che non ha mai vinto lo scudetto ma tra l’epico Leicester e l’acuto dell’11 giugno può esser definito tra i migliori del mondo.
Se non altro fa sognare.
Lui, Claudio Ranieri, l’uomo dei sogni!