Gio. Nov 21st, 2024

50 anni per Christian “Bobo” Vieri.

Impossibile.

Il mio Bobone è ancora lì, giovanotto, che fa spallate con le difese avversarie, che entra in area con lo stopper appeso al collo per fermarlo, che fa gol… fa gol… fa gol!

Quanto era bello il fantacalcio tra gli anni 90 e il 2000? Altro che Arabia Saudita. E noi in piena epoca da… “coglioncelli“, quando si stava per diventare maggiorenni e tutto sembrava fantastico.

Niente social, uscite in massa al bar per Diretta Gol, calcoli manuali alle fantasquadre, niente app, ma post it, calcolatrici, le prime birrette e i primi sogni.

Ci son cose che nella vita non si dimenticano mai, il primo bacio, il primo amore e soprattutto… la prima asta di fantacalcio. 8 belve umane pronte a fiondarsi sulla Serie A del 2001/02, annate in cui male andando si aveva a disposizione almeno due campionissimi per squadra.

E allora via alle danze, Peruzzi in porta senza pagarlo esageratamente, mentre Toldo e Buffon erano già da mutuo per costruire la rosa. La difesa non poteva certo permettersi un Cannavaro (pagato 50 fantamilioni), un Thuram (51), un Materazzi (40), Nesta (31), Panucci (55, mah…) e invece io puntavo Cafu (31), Samuel (18… non lo conoscevano!) e l’eterno Maldini.

In testa i colpi erano dalla mediana in poi e come una magica poesia ecco Corini (devastante al Chievo), Jorgensen, Zanetti, Fiore e due gioielli come Rui Costa e Baggio Roberto Divin Codino, così lo si chiamava, a fronte di avversari che puntavano zio Pavel Nedved, Totti, Emerson e Conte (la squadra più ostica e più da goduria nel batterla), poi Doni pagato 100 e Giacomazzi dagli eterni romantici (tradotto… non possono giocare al fantacalcio).

Ma in tutto questo Bobo Vieri?

Su Bobo l’amore è appena nato, da quel super gol alla Juve nel Trofeo Birra Moretti (quanto ci mancano i tornei estivi che ti facevano scoprire i nuovi giocatori) con cui umiliò di botto Buffon dalla distanza e fece ricredere chi voleva come numero 1 Ronaldo, appena rientrato da due anni in infermeria.

Quella Serie A era uno spettacolo:

Chevanton, Del Piero, Salas, Mijatovic (solo per anti-juventini), Batistuta, Comandini (non per interisti), Del Vecchio, Trezeguet, Lucarelli, Super Mario Frick, Crespo, Sheva (oggetto del mini fantacalcio dell’anno prima dove 4 squadre su 4 lo avevano), Darione Hubner, Adriano, Di Vaio, Montella, Maniero, Mutu, Recoba, Signori, Ferrante, Claudio Lopez, Vugrinec, Cassano, Toni, Vryzas, Cruz, Pippo Inzaghi, Nuno Gomes.

E poi lui.

L’all-in che ogni squadra preparava. Perché alla V esisteva poco o nulla e un solo nome sul piatto.

Vieri Christian da Bologna. Si doveva bluffare nel far pensare di aver crediti illimitati e non far trasparire nessuna emozione.

Avevo solo 129 crediti, altre squadre di più, ma era il gusto di far credere di averne 300.

Presi Vieri per… 128 fantamilioni! Fu una goduria e uno spavento incredibile. Con buona pace dei Puffurini Ambulanti (ognuno ha ciò che si merita, io questi avevo contro, e poi il loro presidente ha celebrato le mie nozze. Pensate voi!)

Ma quel Bobo è stato più di un calciatore, di un amore, della sicurezza che non sapeva far giochetti alla CR7 ma segnava quanto lui.

E non ho mai capito perché la Dea Eupalla non lo abbia mai fatto giocare un campionato intero con Ronaldo, o anni prima con Ronnie e con Baggio. Non è giusto.

E adesso arriva al mezzo secolo. Al mezzo secolo di un giocatore che nel mio Roda (la squadra di fanta) ha segnato qualcosa come 84 gol in 83 presenze. Tutte segnate. Perché il calcio è pura malattia ed è qualcosa di magnifico.

Come Bobone che si carica l’Inter sulle spalle, che aspetta Ronaldo e in quel Brescia-Inter fa sobbalzare chi nel leggere la formazione trova contemporaneamente Recoba-Vieri e il Brasiliano, in gol dopo pochi minuti.

La vita di un giocatore mai normale, il degno erede di Gigi Riva per i gol di sinistro e di capoccia, l’aver trovato nell’Inter una casa dopo l’infanzia a Sidney e le maglie cambiate anno dopo anno con Torino, Pisa, Ravenna, Venezia, Atalanta, Juventus, Atletico Madrid e Lazio, prima che La Gazzetta dello Sport titolasse così: “Da Vieri-Ronaldo si salvi chi può“.

Maledetta sfortuna in entrambi i super campioni.

Eppure…

Eppure il mio Bobone Nazionale è tant’altra roba.

Anno 2002.

Liceo, quinto anno, i professori si aspettano la maturità da chi hanno sotto controllo.

Certo. Ma io la maturità neanche so cosa sia (è un assist per un vecchio capo che di recente mi ha detto se a 40 anni sei così…! Vabbè… amen… pace all’anima sua rossonera) e quell’ultimo anno scolastico è contemporaneo al Mondiale in Corea e Giappone.

Ora, solo i malati calcistici possono capire. Le partite erano alle 9, alle 11 e alle 13. Tutti orari scolastici. Bobone è in forma strepitosa. Narra la storia, chi scrive casualmente si dimentica di dover adempiere ancora ad un’interrogazione, ma alla fine fa finta di niente, la circolare è esplicita, alle 11 fine lezioni e Italia-Croazia. Che figata.

Sono in prima fila nell’auditorium, tutti i professori mi sembrano belli e cari. Tranne uno. Quello che mi ricorda che io devo essere ancora interrogato.

Non scherziamo.

Interrogato durante Croazia-Italia. Non penso ci sia tortura più grande.

Ma la supereremo. Senza figure da idiota. Questo è quello che penso.

Non andrà così.

Bobone mio, magari questo articolo non lo leggerai mai ma senti un pochino che casino hai fatto.

Per le partite della mattina ho sempre una radiolina con me, all’epoca, siamo nel 2002, non esiste app, non esiste diretta gol, non esiste una mazza, e se esiste io sono negato e non la conosco.

Purtroppo o si va sotto interrogazione o si ripete l’anno, ma alla fine, dico io, ci sono altre 5 persone prima di me, perché, pian piano, non ascoltare la partita? Ed è qui che Bobone fa casino.

E’ stato un attimo, forse 10/15 secondi dalla domanda del prof: “Fiori, parlami del bilancio d’esercizio” alla mia risposta: “Ehm… allora il bilancio si divide in…” che di botto (credo Riccardo Cucchi) urla: “Colpo di testa di Vieriiiii… gooooooool!!!!” e la prima cosa che faccio, ingenuamente ma anche da stordito mentale, è saltare come un pazzo gridando: “Vieriiiiii!!!“.

Non  aveva solo segnato l’Italia, aveva segnato il mio Bobone Nazionale. Con grande incavolatura del prof che ebbe il suo picco di gloria dicendomi gradevolmente di levarmi dalle scatole. Lo stesso prof che poi alla maturità, magari pensando in un mio timore, mi chiese: “Vuoi parlare del bilancio d’esercizio o della vita di Christian Vieri?“. E io tutto d’un fiato: “Il bilancio d’esercizio può esser figo, ma mai come… e tutto d’un fiato: Vieri Christian, nato il 12 luglio del 73 a Bologna, giocatore del Toro, Pisa, Ravenna, Venezia, Atalanta, Juventus, Atletico Madrid, Lazio e ora bomber dell’Inter dove ha segnato… basta!!! L’urlo interno! Mi avevano messo a scegliere tra l’esser serio e l’esser tifoso del mio Bobone. Non c’era e non c’è storia.

Che gran personaggio sei stato Bobo, tu neanche lo sai! Tu, attaccante che oggi l’Inter si sogna, ti mette nella Hall of Fame e che noi semplici tifosi non ti dimenticheremo mai. 50 anni senza chissà quali grandi titoli eppure nella vita di tante persone tu sei stato esempio di perseveranza e voglia di segnare, senza mai prendersi troppo sul serio, perché nella vita è questo che conta!

Dal libro Chiamatemi Bomber (che consigliamo):

Fino ai 14 anni il calcio non era in cima ai miei pensieri, per il resto vado con gli amici al centro commerciale a rubare le biciclette! E’ un gioco da ragazzi, poi il bottino finisce nella mia cantina. Un giorno mia madre scende lì e trova una trentina di bici parcheggiate. Preferisce non farsi domande. Poi però si arrabbia quando voglio farmi i pop corn e do fuoco alla cucina.”.

Con il Santa Lucia esordisco nel Campionato Regionale Allievi, mio nonno, pazzo di me, mi dà un incentivo: “Ti do cinquemila lire per ogni gol che fai. Ne metto dentro quattro, nonno sono ventimila, grazie. Seconda partita, altri tre gol, ma d’ora in poi per i gol sono mille lire, altrimenti saluti alla pensione“.

Serie B col Ravenna, le difese sono da killer: “Il massimo era la coppia del Vicenza, Lopez-Praticò, si insultavano fra loro per tutti i novanta minuti uno all’altro dicevano scemo sali, ma che cazzo vuoi, tieni la posizione, ma vai a fare in c… e io mi misi a ridere. Non l’avessi mai fatto. “Zitto coglione, ti ammazziamo. Prendilo, spaccalo tutto il ragazzino”. E funzionava, perché col cavolo che passavo vicino a quei due folli“.

La quasi rissa con Lippi alla Juve, separati a stento negli spogliatoio dopo il primo tempo di Juve-Atalanta, “El Mudo” all’Atletico perché decide di non parlare più con la stampa, la Ferrari promessa se arriva una tripletta in coppa che puntualmente arriva contro il Paok, il quasi scudetto con la Lazio e la traversa contro la Fiorentina alla penultima giornata con sorpasso del Milan, l’Inter, la tripletta all’esordio contro il Verona, la miseria di una Coppa Italia vinta da spettatore, i tanti, troppi infortuni, ko prima di Euro 2000, quello del Golden Gol di Trezeguet, il decurtamento dello stipendio per poter prendere Nesta, d’accordo con Ronaldo ma non con Recoba, perché El Chino è irrintracciabile, visto che quando va a pesca in vacanza può sparire per giorni, poi Moratti che lo chiama e dice di aver preso… Gamarra… con lancio del telefonino in una pista di cavalli a seguito della notizia e ancora, il ko prima del derby di Champions nella stagione migliore, quella dove sigla 24 gol in 23 partite, in quella coppa che poi verrà definita da un “se c’era Nedved” in Juve-Milan ma che sarebbe stato più corretto dire “Se c’era Bobo nel doppio derby“. 144 partite ufficiali, 103 reti in neroazzurro, poi il grande rimpianto dell’ennesimo infortunio che gli fa saltare Germania 2006.

Buon compleanno Bobone Nazionale mio! E ricordati (lo devi dire a mio compare che sfidavo al fantacalcio), 84 gol in 83 partite nella mia squadra!!!! Unico, inimitabile, bomber che generazioni odierne rimpiangono. Perché alla fine come Bobo Vieri ne esisterà solo uno! Il mio Bobone!

Di Francesco Fiori

Francesco Fiori è un giornalista sardo, classe 1983, con la passione per il racconto dello sport. Di tutto lo sport. Aveva 6 anni quando, sicuramente errore o destino, ebbe in regalo una semplice radio, senza pensare alle conseguenze successive del pianeta sportivo. Una domenica, finiti i compiti, giocando con quel mezzo, captò la voce roca di Sandro Ciotti. Aveva appena scoperto l’esistenza di Tutto il calcio minuto per minuto. La prima sfida arriva nella stagione calcistica 90/91, quando lo zio, incredibile giornalista locale, gli diede come compito raccontare la giornata calcistica appena conclusa. Quel tema, ad appena 7 anni, risultò migliore rispetto alle tabelline, mai entrate volentieri in testa. Il premio fu la presenza alla gara di cartello della squadra del suo paese, il Ploaghe, due settimane più tardi. Destino volle che la morte prese suo zio proprio il mercoledì prima, innescando in Fiori la voglia di diventare giornalista. A scuola alla domanda “Hai solo il calcio in testa?” rispondeva “No, anche il ciclismo” e gli anni di partite contemporanee la domenica e di Tele +2 col calcio estero crearono un piccolo “psicopatico sportivo”. Tra gli sport di cui si innamora c’è l’hockey americano, soprattutto nella mitologica figura di Mario Lemieux. Poco prima della morte del padre, nel febbraio 2001, Fiori trova su La Gazzetta dello Sport proprio un trafiletto con scritto del ritorno sul ghiaccio di Lemieux dopo aver sconfitto una forma tumorale e un ritiro di 3 anni. Da lì altra promessa, qualora arrivi la possibilità di scrivere un articolo, questo sarà su Lemieux il Magnifico. Diventato ragioniere capisce immediatamente che iva e fatture sono molto più noiose del previsto e la prima collaborazione col giornale “Sa Bovida” gli fanno capire le regole basi del giornalismo, cosa che Fiori ignorava ma che rispettava, chiedendo solo la possibilità di scrivere e far colpo. Chiusa la parentesi Sa Bovida per problemi logistici e di salute dell’immenso Antonio Delitala ecco il primo reale colpo di fulmine, il sito di hockey Nhl Playitusa che non ha un articolo su Lemieux. Il direttore, con una mail che Fiori ancora oggi custodisce, risponde: “Beh, perché non provi a scriverne uno tu?” Il resto è la storia scritta al pc dopo averne scritto 5 pagine in un quadernone a quadretti. Un cambio di lavoro, non per sua volontà, spariglia le carte in tavola, col ragazzo che stando fuori casa tutto il tempo deve abbandonare la scrittura, ma peggio ancora va col primo di 3 ictus che colpiscono la mamma proprio in quel periodo. Tempo al tempo e con un altro cambio di lavoro ecco l’opzione che lo colpisce, scrivere della sua amata Inter sul sito SpazioInter. Gli inizi sono complicati, scrivere secondo le regole e non avere carta bianca lo bloccano un pochino, fino all’esplosione che nel sito si chiama Live. Il Live sarebbe il racconto, minuto per minuto e in contemporanea, della partita in tv e a Fiori tocca esordire con Milan-Inter. Quella sera il divertimento raggiunge le stelle, anzi, le supera e da quel momento l’impegno è triplo, con le perle di interviste a Sandro Mazzola (che risate), Gigi Simoni (che gentilezza) e Riccardo Cucchi, suo idolo radiofonico. Il tesserino da giornalista gli fa mantenere la parola data a 6 anni e ancor più sorprendente è la proposta di essere addetto stampa proprio della squadra locale, andare a vedere quelle partite che il destino gli negarono nel 1991. Si chiede spesso se sia il destino a far scherzi oppure se semplicemente la vita va accettata per quella che è. Il 30 gennaio 2021, dopo un ricovero di un mese con tutte le aggravanti possibili, in ospedale viene a mancare la mamma di Francesco. Il colpo è brutale. Il conto è pesantissimo, la mente lontana, lo scrivere, anche solo un piccolo pensiero sulla giornata calcistica, è di una difficoltà che ad oggi è ancora lontana dall'essere superata. Il resto è storia o noia, dipende da che parte si vuol vedere, dagli articoli su Gazzetta Fan News al raccontare qualsiasi sport, perché per Fiori ogni sport ha un suo eroe e perché ora, con IspirazioneSportiva.com, sarà ancor più spettacolare dar libero sfogo a qualsiasi ispirazione, come dice il nome e come gli ha insegnato Riccardo Cucchi: “Nella vita mai smettere di sognare!”. Anzi, scusate il ritardo! Mail: fcroda@yahoo.it Fb: supermariolemieux pec: francesco.fiori@pecgiornalisti.it