La Biblioteca di Ispirazione Sportiva propone oggi un gran bel libro su Roberto Baggio scritto da Fabio Fagnani intitolato Il Divin Codino, un calciatore diventato un sentimento.
Su Baggio che dire di più se non leggenda? Fagnani ripercorre la carriera che inizia da Caldogno, i primi passi col Vicenza fino al blitz del Conte Pontello che si assicura Roby che incontra già la sfortuna con il primo, gravissimo, infortunio.
L’assenza dai campi è pesante, poi Baggio rientra e regala arte pura in una gara contro il Napoli di Diego Armando Maradona, in una platea pronta ad esser campione d’Italia.
La carriera di Roberto è un romanzo intero, l’addio a Firenze con la cessione voluta da Pontello e rifiutata dal Divin Codino, che accetta contro voglia la Juve, nel primo insorgere di tifoseria contro una proprietà, poi le Notti Magiche targate Italia ’90, la Juve, una Coppa Uefa vinta da assoluto protagonista e il Pallone d’Oro 1993, davanti a Bergkamp e Cantona (staccati rispettivamente di 59 e 108 voti).
Un altro Mondiale romanzesco, dall’esordio choc a Usa ’94 con le regole di Sacchi che mal sopportano la fantasia del 10, una sostituzione dopo 21 minuti contro la Norvegia a causa dell’espulsione di Pagliuca e il conseguente “Ma questo è matto” in diretta tv, quando poi sarà un altro Baggio, Dino, a segnare il gol vittoria.
Fino alla gara con la Nigeria Baggio per tutti è il Coniglio Bagnato, poi da solo tira giù dall’aereo la Nazionale con un gol all’ultimo secondo e il rigore del 2-1 nel supplementare, preludio allo show con Spagna e Bulgaria che ci porta dritti in finale.
Qui, la storia o il fato sigla un’altra pagina romanzesca della vita di Roby, che sbaglia il rigore che consegna la Coppa del Mondo al Brasile, quel quarto titolo che i VerdeOro inseguivano al pari di Ayrton Senna, morto due mesi prima e che in tanti hanno immaginato fosse segno del destino quel pallone che finisce in cielo.
Dopo quel Mondiale Baggio finisce quasi nel dimenticatoio, le frizioni con Lippi gli fanno lasciare una Juve Campione d’Italia per approdare al Milan di Savicevic e Capello, passando da un nuovo scudetto alla crisi con Tabarez e ancora Sacchi tra i piedi, fino alla scelta romantica di andare al Bologna per inseguire Francia ’98.
Baggio ci riesce in pieno, completa una stagione con 22 reti in 30 partite, facendo sognare i felsinei anche se solo per una stagione, perché dopo il mondiale transalpino accetterà la corte di un suo vecchio estimatore.
Prima della nuova avventura in A c’è Francia ’98, esordio spettacolo con assist per Vieri e poi decisivo rigore procurato e calciato per il 2-2, dopo 4 anni si chiude e si riapre con gli undici metri. Nell’Italia di Cesare Maldini c’è però la concorrenza di Alessandro Del Piero, talento ormai all’apice della carriera ma che, per una legge mai scritta ne capita nel calcio non piò giocare in coppa con Roby (il Brasile dei tanti 10 in campo in Italia è pura utopia). L’avventura si chiude proprio contro i padroni di casa che sconfiggono la Nazionale ai rigori, con Baggio che subentra nella ripresa e che va ad un soffio da un clamoroso gol con una volee di destro.
Poi, ecco la corte del vecchio estimatore, Massimo Moratti lo vuole ad ogni costo all’Inter per far coppia con Ronaldo, ma in nerazzurra ci son pochi (ma esaltanti) momenti di gloria, come la doppietta al Real Madrid in Champions League, ancora oggi tra i momenti indimenticabili di quel 98/99 che vede poi la girandola di allenatori da Simoni a Lucescu, Castellini e Hodgson.
Moratti per il 99/2000 sceglie Marcello Lippi e tra il mister scudettato con la Juve e Baggio si arriva alla guerra. Roby non accetta di fargli da collante tra squadra e allenatore, o più precisamente non accetta di far la spia con chi rema contro al mister di Viareggio, che come prima mossa decide di epurare Pagliuca e Bergomi, decidendo di scambiare anche Simeone per Vieri, in una mossa da 90 miliardi.
Nasce un’Inter senza anima e che mai vede in campo contemporaneamente il trio Baggio-Ronaldo-Vieri, tra acciacchi e il grave infortunio del brasiliano. Baggio dà l’addio ai nerazzurri portandoli in Champions con la spettacolare doppietta contro il Parma di Buffon nello spareggio.
Da quel momento sembra che la Serie A chiuda le porte al Divin Codino. Si parla della Reggina e quando Baggio sta per accettare viene fermato dalla telefonata di Mazzone che lo vuole al Brescia.
Nasce l’ennesimo capitolo da romanzo, il Codino, scrive Fagnani, accoglie le Rondinelle e ha la pazza idea del Mondiale 2002, ci mette tutto l’impegno del mondo per recuperare, dopo 77 giorni, dalla rottura dei legamenti, rientra in campo, salva il Brescia con doppietta alla Fiorentina ma poi il Trap gli chiude le porte della Nazionale, quella che poi sarà eliminata da Byron Moreno e dalla Corea del Sud.
Per Roby resta solo il traguardo dei 200 gol in A e gli applausi in tutti gli stadi dove gioca la sua ultima stagione, chiudendo col massimo campionato calcistico il 16 maggio 2004, quando le ginocchia dicono stop.
Su Baggio vale la pena leggere qualsiasi opera, da tramandare alle generazioni presenti e future, perché uno così nasce ogni mille anni.