Irascibile, diretto, carismatico, leader, leggenda. Questo è Eric Cantona, primo personaggio a scrivere un capitolo tumultuoso nella neonata Premier League.
La maglia numero 7 del Manchester United riprese vita proprio col francese, che ci unì il colletto alzato a quei colori che a fine anni 60 impazzivano per George Best.
La biblioteca di Ispirazione Sportiva presenta oggi Daniele Manusia col libro: Cantona, come è diventato leggenda, racconta passo per passo come un giocatore perennemente fuori dagli schemi abbia lasciato a bocca aperta la Premier League e il mondo del calcio degli anni ’90.
Noi di Ispirazione Sportiva abbiamo raggiunto l’autore e fatto con lui una piacevole chiacchierata. Su chi? Ma ovviamente su The King, il numero 7 del Manchester United.
Caro Daniele, la domanda sorge spontanea. Perché Cantona?
Perché era un personaggio che andava oltre il campo da calcio, mi interessava soprattutto umanamente. Calcisticamente avevo un ricordo sfocato della sua grandezza a Manchester ma insomma avevo presente che aveva cambiato la storia di uno dei club più importanti al mondo.
Si può dire che Eric sia stato il giocatore/personaggio perfetto nel momento perfetto della nascita della Premier League?
Sì, anche se forse è stata ancora più perfetta la Premier League per lui. Diciamo che forse la PL senza Cantona avrebbe magari trovato altre personalità e giocatori di valore ma che invece Cantona se non avesse trovato la Premier League sarebbe forse finito davvero in Giappone (come lui stesso aveva immaginato a un certo punto). Certo oggi che leghiamo l’idea di Premier a un calcio spettacolare, in cui la tecnica va a braccetto con l’intensità più classica anglosassone, possiamo rileggere la sua storia anche in questo senso: giocatori come lui (o Le Tissier, Ginola anche se poco dopo) sono stati precursori in un campionato che veniva ancora dagli anni del fango e delle scivolate assassine.
Cantona ha avuto un aura di invincibilità mondiale, era complicato sfidarlo, eppure come spieghi la sua fortuna pari a zero in nazionale e a livello europeo?
“In realtà Cantona è stato “invicibile”, per modo di dire, solo a Manchester. Anche lì comunque ha preso quegli otto mesi di squalifica che quanto meno gli hanno accorciato la carriera e hanno fatto perdere un anno allo United (che non ha vinto il campionato senza lui in campo). In Francia, sia nei club che con la nazionale, a partire dalle giovanili, il suo carattere non era tollerato come è stato in Inghilterra, era considerato un paria, un emarginato (a livello mediatico), messo continuamente in discussione. Adesso, non dico che avessero torto i francesi, ma per funzionare davvero Cantona ha avuto bisogno dell’amore che ha trovato in Inghilterra. Il grande rammarico è l’Europeo inglese in cui la Francia è uscita ai rigori, di cui era uno specialista, all’Old Trafford, che era il suo stadio.”
Cantona ha avuto un intelligenza superiore a chi in quegli stessi anni faceva vagonate di soldi magri come sex symbol sperperandoli poi tra alcool, scommesse, o per lui il pallone era solo un hobby da non prendere sul serio?
“Non penso sia una questione di intelligenza. Cantona ha fatto cose anche molto stupide e penso che lui non avrebbe nessun problema ad ammetterlo. Però aveva degli interessi e delle aspirazioni che si trovano raramente in altri calciatori. Tipo l’amore per la poesia e la pittura. In generale il calcio per lui era un mezzo di espressione, che continuava davanti ai microfoni, e non tutti la vedono così.”
Fantadomanda, Cantona di origine sarde sceglie l’Italia, avrebbe fatto coppia con un certo Roby Baggio, niente male direi?
“Ahah, sarebbe stato divertente. Cantona però non era un numero 9 classico, come lo ricordiamo, veniva molto incontro, giocava con la squadra, creava pericoli. Mi viene da immaginare che forse con Baggio si sarebbero pestati i piedi…”
Cantona, Le Tissier, Shearer, Fowler, Ferdinand, Wright… quanto siamo stati fortunati ad esser bambini contemporaneamente alla nascita del pianeta a parte Premier League?
“Fosse stato più facile vederla, ci fosse stata la tecnologia odierna ancora meglio! Sì comunque quell’atmosfera mitica degli inizi era speciale, verissimo!”
Daniele Manusia è anche il fondatore di un sito mitico e prezioso per tutti i malati di calcio, Ultimo Uomo!
“L’Ultimo Uomo nasce nel 2013, inizialmente facevamo 3 pezzi a settimana, piano piano siamo cresciuti, sono arrivati tanti autori nel corso degli anni e oggi facciamo tre/quattro pezzi al giorno più numerosi podcast sotto il cappello di Fenomeno. È una bella storia di amicizia e passione, perché prima di tutto pensiamo che il nostro approccio sia sensato e utile nel contesto della scrittura sportiva italiana, sentiamo cioè di poter aggiungere qualcosa di cui, senza di noi, si sentirebbe la mancanza.“
Il libro lo consigliamo caldamente, e come Eric chiudeva uno splendido spot degli anni 90: “Au revoir!”
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