Gio. Nov 21st, 2024

Difficile non emozionarsi per il titolo di Francesco Bagnaia, campione della classe MotoGp in sella all’italianissima Ducati.

Poteva esserci ansia nell’ultimo gran premio di Valencia, ma quel +23 era una bella assicurazione in banca. Certo, nostalgici, gufi e tifosi rossi ricordavano cosa capitò in quel 2006, quando proprio sul circuito spagnolo fu niente meno che Valentino Rossi a gettare alle ortiche un mondiale ormai vinto, in favore del povero Nicky Hayden che ora corre con gli angeli.

Bagnaia però non è Rossi, neanche Biaggi o Agostini, o ancora Dovizioso e Petrucci, ultimi due che lo hanno preceduto col missile rosso. Di Pecco, quasi fosse un difetto, è difficile parlarne male o arrabbiarsi, perché ha nei modi un aplomb che questo weekend ci ha spiegato parta tutto dalla classe del nonno (cercate su Sky le interviste, Pecco ha un nonno capolavoro).

Ad un tratto, anche nei festeggiamenti, è parso che il titolo MotoGp era più sogno Ducati che di Francesco, uomini che sono esplosi di gioia a rimarcare un decennio in cui ci son state più parole che trionfi.

Dall’Igna, Tardozzi, Domenicali, Pirro (e scusate se dimentico qualcuno), parti di una scuola italiana che ha messo la freccia sul Giappone da due anni a questa parte, con una Honda e una Yamaha fatta su misura solo per un pilota, con Marquez e Quartararo a far sembrare bolliti Lorenzo (chissà che ha provato il povero Jorge, parte integrante del cambio di mentalità rosso e umiliato come compagno di Marc), Morbidelli, Dovizioso, Vinales e anche Valentino Rossi, mentre con la Ducati volavano oltre a Bagnaia, sette volte, anche il “silenzioso e pacato” Jack Miller (voto 10 per i festeggiamenti), la sorpresona stagionale Enea Bastianini (al varco per il 2023, promette veramente scintille), il re delle pole Jorge Martin per una moto che oltre ad essere il capolavoro della griglia si è distinta per essere la più malleabile e adattabile a qualsiasi stile di guida, una cosa che non sembra vera visto il missile rosso che è storicamente.

Che ci lascia questa MotoGp 2022?

Una classe di piloti di altri tempi, lontani da risse o toni altissimi nelle conferenze. Quartararo (voto 10) si è distinto per essere un grande campione ma anche un grande uomo, forse naufragato sul più bello per i pasticci che Yamaha, come scritto concentrata su lui, ha iniziato a commettere dalla seconda parte di campionato, quando forse la distrazione da quasi campioni del mondo ha sottovalutato i progressi di Borgo Panigale.

Ci lascia un’Aprilia che deve essere soddisfatta per quello che è diventata, ora una moto da top class e non il fanalino di coda di tanti anni fa, un made in Italy che viene apprezzato e a cui ora manca solo uno step in più per diventare la degna rivale della Ducati, in un derby che non piacerebbe alle case costruttrici nipponiche.

Ci lascia un Marquez ritornato martello e kamikaze, con la speranza di rivederlo al 100% da subito per vedere le scintille tra vecchia e nuova guardia.

Ci lascia un grande, immenso, applauso al team di Fausto Gresini che con Enea Bastianini si gode un terzo posto e che lascia crescere il proprio pupillo verso la squadra ufficiale.

Ci lascia una stagione spettacolare, una rimonta clamorosa di Pecco che dal -91 della caduta in Germania veniva preso in giro per esser più sulla ghiaia che in pista, salvo poi, ieri, darci l’ennesima lezione: “Le parole se le porta via il vento, conta esser campione del mondo poi tutto si dimentica“.

Grazie Pecco, grazie Ducati, è stato un capolavoro rosso!

IspirazioneSportiva.com

Di Francesco Fiori

Francesco Fiori è un giornalista sardo, classe 1983, con la passione per il racconto dello sport. Di tutto lo sport. Aveva 6 anni quando, sicuramente errore o destino, ebbe in regalo una semplice radio, senza pensare alle conseguenze successive del pianeta sportivo. Una domenica, finiti i compiti, giocando con quel mezzo, captò la voce roca di Sandro Ciotti. Aveva appena scoperto l’esistenza di Tutto il calcio minuto per minuto. La prima sfida arriva nella stagione calcistica 90/91, quando lo zio, incredibile giornalista locale, gli diede come compito raccontare la giornata calcistica appena conclusa. Quel tema, ad appena 7 anni, risultò migliore rispetto alle tabelline, mai entrate volentieri in testa. Il premio fu la presenza alla gara di cartello della squadra del suo paese, il Ploaghe, due settimane più tardi. Destino volle che la morte prese suo zio proprio il mercoledì prima, innescando in Fiori la voglia di diventare giornalista. A scuola alla domanda “Hai solo il calcio in testa?” rispondeva “No, anche il ciclismo” e gli anni di partite contemporanee la domenica e di Tele +2 col calcio estero crearono un piccolo “psicopatico sportivo”. Tra gli sport di cui si innamora c’è l’hockey americano, soprattutto nella mitologica figura di Mario Lemieux. Poco prima della morte del padre, nel febbraio 2001, Fiori trova su La Gazzetta dello Sport proprio un trafiletto con scritto del ritorno sul ghiaccio di Lemieux dopo aver sconfitto una forma tumorale e un ritiro di 3 anni. Da lì altra promessa, qualora arrivi la possibilità di scrivere un articolo, questo sarà su Lemieux il Magnifico. Diventato ragioniere capisce immediatamente che iva e fatture sono molto più noiose del previsto e la prima collaborazione col giornale “Sa Bovida” gli fanno capire le regole basi del giornalismo, cosa che Fiori ignorava ma che rispettava, chiedendo solo la possibilità di scrivere e far colpo. Chiusa la parentesi Sa Bovida per problemi logistici e di salute dell’immenso Antonio Delitala ecco il primo reale colpo di fulmine, il sito di hockey Nhl Playitusa che non ha un articolo su Lemieux. Il direttore, con una mail che Fiori ancora oggi custodisce, risponde: “Beh, perché non provi a scriverne uno tu?” Il resto è la storia scritta al pc dopo averne scritto 5 pagine in un quadernone a quadretti. Un cambio di lavoro, non per sua volontà, spariglia le carte in tavola, col ragazzo che stando fuori casa tutto il tempo deve abbandonare la scrittura, ma peggio ancora va col primo di 3 ictus che colpiscono la mamma proprio in quel periodo. Tempo al tempo e con un altro cambio di lavoro ecco l’opzione che lo colpisce, scrivere della sua amata Inter sul sito SpazioInter. Gli inizi sono complicati, scrivere secondo le regole e non avere carta bianca lo bloccano un pochino, fino all’esplosione che nel sito si chiama Live. Il Live sarebbe il racconto, minuto per minuto e in contemporanea, della partita in tv e a Fiori tocca esordire con Milan-Inter. Quella sera il divertimento raggiunge le stelle, anzi, le supera e da quel momento l’impegno è triplo, con le perle di interviste a Sandro Mazzola (che risate), Gigi Simoni (che gentilezza) e Riccardo Cucchi, suo idolo radiofonico. Il tesserino da giornalista gli fa mantenere la parola data a 6 anni e ancor più sorprendente è la proposta di essere addetto stampa proprio della squadra locale, andare a vedere quelle partite che il destino gli negarono nel 1991. Si chiede spesso se sia il destino a far scherzi oppure se semplicemente la vita va accettata per quella che è. Il 30 gennaio 2021, dopo un ricovero di un mese con tutte le aggravanti possibili, in ospedale viene a mancare la mamma di Francesco. Il colpo è brutale. Il conto è pesantissimo, la mente lontana, lo scrivere, anche solo un piccolo pensiero sulla giornata calcistica, è di una difficoltà che ad oggi è ancora lontana dall'essere superata. Il resto è storia o noia, dipende da che parte si vuol vedere, dagli articoli su Gazzetta Fan News al raccontare qualsiasi sport, perché per Fiori ogni sport ha un suo eroe e perché ora, con IspirazioneSportiva.com, sarà ancor più spettacolare dar libero sfogo a qualsiasi ispirazione, come dice il nome e come gli ha insegnato Riccardo Cucchi: “Nella vita mai smettere di sognare!”. Anzi, scusate il ritardo! Mail: fcroda@yahoo.it Fb: supermariolemieux pec: francesco.fiori@pecgiornalisti.it