La biblioteca di Ispirazione Sportiva oggi racconta con piacere il libro dell’ex calciatore Beppe Signori, Fuorigioco, perde solo chi si arrende.
Non è la solita autobiografia di un calciatore che racconta la carriera, è la caduta agli inferi di un personaggio pubblico che un minuto prima che arrivasse il 1 giugno 2011 era pronto per un futuro da allenatore.
Il libro colpisce subito per la dedica iniziale, le scuse di un padre che ha trascinato i figli nella devastazione della gogna mediatica, quella dove non esiste innocenza appena vien fatto un nome per uno scandalo, in questo caso (col senno di poi) anche ridicolo, poiché Beppe viene accusato per un fogliettino ritrovato dentro una ciotola prima che i suoi jeans venissero lavati (v’immaginate tutte le volte che mogli/mamme hanno lavato i pantaloni con banconote dentro? Ricordate l’arrabbiatura? Ecco, questo è il caso contrario), dove di suo pugno Signori aveva scritto, sotto dettatura, le condizioni per una scommessa calcistica.
Da quel foglietto son passati 10 anni, una quasi embolia che ha rischiato realmente di metterlo in fuorigioco, una radiazione sportiva e una vittoria sulla prescrizione. Sì, perché Beppe ha messo a rischio ogni cosa pur di evitare la prescrizione, pur di evitare anche il solo minimo dubbio sulla sua colpevolezza.
Il libro, per chi di Beppe Signori è stato (e lo è tuttora) un grandissimo tifoso è un pugno al cuore. I miti si pensa vivano in una bolla magica, con soldi e notorietà, invece qua si prende a calci prima l’uomo e poi il calciatore che ha fatto sognare Foggia, Lazio e Bologna.
Immaginatevi la rabbia che ha dentro Signori, 10 anni di vita negati dalla lentezza delle indagini, con la fortuna di avere un avvocato che ricorda Nesta e Stam in difesa, pronto a dar una mano a Beppe e a rischiare il tutto per tutto. Signori, unico mancino della sua famiglia, viene assolto con l’art.530, quello dove si è assolti senza ma e senza se, assolto perché… il fatto non sussiste.
E lui? Lui accumula rabbia dal mondo del calcio e ci vuole rientrare, consegue il patentino per allenare e ora chiede una panchina, tra gli insegnamenti di maestro Zeman, le tattiche di Sacchi e le battute di Carletto Mazzone.
Già al pensiero che uno voglia rientrare in un mondo che lo ha denigrato fa specie, o è pazzo o è semplicemente innamorato del pallone. E noi, avendo la panchina della squadra dei sogni, l’affideremo proprio a lui. Perché Beppe Signori è Beppe Signori!
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