Il calcio è strano, così lo introducevano prima di una partita. Così come legger i titoli precedenti ad un’avventura che l’11 luglio ha compiuto 40 anni: l’Italia è campione del mondo.
“Mai più così“, “Azzurri ci fate paura“, “Cosa partite a fare?“, questi tre titoli delle amichevoli premondiali della Nazionale. Una stampa che aveva preso di mira Enzo Bearzot semplicemente spiegando che “Ha allenato solo il Prato cosa vuole insegnare?” e più la caccia all’uomo era aperta più il gruppo si solidificava.
Facciamo un passo indietro, 23 marzo 1980, la puntata più surreale di 90°Minuto. Il collegamento si apre con Paolo Valenti che informa che numerose volanti dei Carabinieri stanno facendo irruzione negli stadi italiani, l’inizio dello scandalo Totonero, il calcioscommesse aveva macchiato la Serie A.
Da quel momento scattano sanzioni per 5 squadre del massimo campionato calcistico italiano, tra cui Milan e Lazio, spedite in Serie B, oltre ad Avellino, Bologna e Perugia. Squadre, calciatori, dirigenti invischiati nel pandemonio più assoluto e tra radiazioni (Albertosi, Cacciatori e Wilson) veniva condannato a 3 anni di squalifica il bomber azzurro Paolo Rossi. Per lui aspirare al Mondiale diventa praticamente proibito.
Nella sentenza d’appello per Rossi gli anni senza pallone vengono ridotti a 2, aprendo un minimo spiraglio di partecipazione alla rassegna mondiale. Solo una persona sa che non mancherà: Enzo Bearzot.
Pablito rientra in campo il 29 aprile 1982, fa in tempo a giocare le ultime tre partite di campionato con la Juventus dopo aver saltato il campionato Europeo del 1980, in cui l’Italia fa il minimo indispensabile seppur organizzando il torneo, terzo posto (otto partecipanti), due gol fatti, una partita vinta ai rigori, zero entusiasmo.
Rossi in ogni caso può festeggiare la seconda stella dei bianconeri, seppur con un apporto minimo e uno sguardo che pare assente, malinconico e turbato, quel pallone che tanto amato gli aveva girato le spalle e ora doveva farsi perdonare.
Bearzot ci mette pochissimo a diventare bersaglio pubblico, lasciando a casa Roberto Pruzzo, capocannoniere della Serie A con 15 reti ed Evaristo Beccalossi, funambolo 10 dell’Inter. Per il c.t. l’attaccante principe sarà Pablito da Prato.
“Chi vede in Nazionale i propri beniamini del club mi ama, gli altri non so“, così spiegava Bearzot alla parola odio dei giornalisti, quasi ad aver ribrezzo di un sentimento che con la persona, non l’allenatore, non deve esistere. Ma si va, dritto per dritto, succeda quel che succeda.
E succede ben poco, l’esordio con la Polonia vede uno scialbo 0-0, col gol negato dalla traversa, poi 1-1 col Perù grazie ad un gran gol di Conti e un altro pari col Camerun con Ciccio Graziani che può esultare solo per un minuto, tempo necessario per M’Bida di siglare il pari.
La stampa si frega le mani, la Nazionale grazie ad un girone con passo ridicolo finisce nel mini girone con Argentina e Brasile, vittima sacrificale di Maradona e Zico.
Il Brasile soprattutto è spettacolo puro, 3 partite vinte su 3 con 10 gol fatti e 2 subiti, in una squadra che annovera Falcao, Socrates, Junior e il già citato Galinho Zico, in un mondiale in cui i numeri 10 di alto livello si sprecano, pensando che la Francia ha un tale di nome Michel Platini con quella maglia.
Nell’Italia il 10 lo ha Beppe Dossena. Tanto siamo di passaggio. Nessuno ricorderà la spedizione di Spagna ’82.
“Figli miei, se falliremo con Argentina e Brasile la colpa sarà mia“, così spiegava El Vecio ai suoi giocatori. E da amore paterno i figli sono pronti a sputar fuoco. Uno su tutti ha il compito più arduo, si chiama Claudio Gentile e dovrà marcare Diego Armando Maradona, un nome che è già emozionante scrivere.
La “Banda Bearzot” ha iniziato a comporre lo spartito, Gentile annulla Maradona, lo anticipa e per Dieguito è serata da incubo, Tardelli e Cabrini a distanza di 10 minuti segnano il 2-0 che poi diventerà 2-1 con la punizione di Daniel Passarella. Gli stessi Tardelli e Cabrini fingono di parlare a Ezio Luzzi in allenamento, ma muovono solo le labbra e il celebre radiocronista viene etichettato come amico di Bearzot senza poter dichiarare nulla ai colleghi.
“Toc, toc“, iniziano a bussare al carro dell’Italia, qualcuno tenta già di salire, ma la Nazionale risponde col silenzio stampa, manda a parlare solo Dino Zoff, uno che neanche sa cosa sia la loquacità. Lui deve parare, non parlare e se ne accorge anche il Brasile, Oscar su tutti che si becca la parata del secolo.
L’Argentina viene battuta ancora, ma 4 anni prima si era laureata Campione del Mondo e nessuno lo evidenziava, ora sotto con i verde-oro, Gentile su Zico, Brunetto Conti a far il Garrincha sulla fascia e… occhio… arriva PAOLOROSSI, tutto attaccato.
Il sorriso spento dell’attaccante di Prato ha l’esplosione nella serata del Sarriá, stadio che oggi non esiste più ma che ha nell’aria sempre quell’urlo, sempre quel numero 20 che fa piangere un meraviglioso Brasile, quel giocatore reietto che oggi vantano. Bearzot si gode la tripletta di Pablito, ma ormai sul carro non sale proprio nessuno. Quel giorno, quello del 3-2 al Brasile, tutta l’Italia sa che arriverà il Tricolore.
“Piano tattico esemplare“, “Gagliardia fisica“, la stampa propone frasi che aveva pronte per il successo di Zico e soci e ora si ritrova a lodare una nazionale che dieci giorni prima era da prendere a calci.
“Il calcio è strano“. Ma meraviglioso aggiungiamo noi.
La Polonia è l’ennesima vittima del Tornado Rossi, 2-0 con doppietta del numero 20 e ora focus sulla Germania di Rummenigge che ha eliminato ai rigori la Francia di Platini.
C’è una cosa che colpisce in tv, succede nel post Brasile quando Bearzot sotto le interviste dei giornalisti viene avvicinato da Zoff che gli dà un bacio sulla guancia, quello è segno di un gruppo che per il proprio condottiero farebbe di tutto.
E lo farà, entrerà nella storia sotto lo sguardo di un gigante come Sandro Pertini, sbaglierà un rigore con Cabrini e poi si scatenerà con Rossi, con l’urlo di Tardelli, con Altobelli in gol sostituendo Ciccio Graziani, con Zoff che alza la coppa al cielo senza chissà quali grosse feste, preferendo sollevare il condottiero Bearzot che da quel momento diventa immortale, seppur senza grosse scuse di chi l’aveva denigrato poco prima.
“Il popolo italiano non è superiore agli altri ma non è neanche inferiore“, disse Pertini prima di un “Non ci prendono più” sul 3-0 e in quella magica serata del Santiago Bernabeu l’eco di Nando Martellini fu epico: “Campioni del Mondo, Campioni del Mondo, Campioni del Mondo!”
Che spettacolo è il calcio? E’ e sempre sarà la cosa più importante tra le cose inutili, ma ce la teniamo stretta e riviviamo 40 anni fa le emozioni del Dio palla come fosse oggi.
- LE FORMAZIONI:
- ITALIA: Zoff; Bergomi, Cabrini; Gentile, Collovati, Scirea; Conti, Tardelli, Rossi, Oriali, Graziani.CT: Enzo Bearzot
- GERMANIA OVEST: Schumacher; Kaltz, Briegel; B. Forste, F.H. Forster, Stielike; Littbarski, Dremmler, Bisher, Breitner, Rummenigge.CT: Jupp Derwall
ARBITRO: Arnaldo Cesar Coelho (Brasile)