Gio. Nov 21st, 2024

Il calcio è strano, così lo introducevano prima di una partita. Così come legger i titoli precedenti ad un’avventura che l’11 luglio ha compiuto 40 anni: l’Italia è campione del mondo.

Mai più così“, “Azzurri ci fate paura“, “Cosa partite a fare?“, questi tre titoli delle amichevoli premondiali della Nazionale. Una stampa che aveva preso di mira Enzo Bearzot semplicemente spiegando che “Ha allenato solo il Prato cosa vuole insegnare?” e più la caccia all’uomo era aperta più il gruppo si solidificava.

Facciamo un passo indietro, 23 marzo 1980, la puntata più surreale di 90°Minuto. Il collegamento si apre con Paolo Valenti che informa che numerose volanti dei Carabinieri stanno facendo irruzione negli stadi italiani, l’inizio dello scandalo Totonero, il calcioscommesse aveva macchiato la Serie A.

Da quel momento scattano sanzioni per 5 squadre del massimo campionato calcistico italiano, tra cui Milan e Lazio, spedite in Serie B, oltre ad Avellino, Bologna e Perugia. Squadre, calciatori, dirigenti invischiati nel pandemonio più assoluto e tra radiazioni (Albertosi, Cacciatori e Wilson) veniva condannato a 3 anni di squalifica il bomber azzurro Paolo Rossi. Per lui aspirare al Mondiale diventa praticamente proibito.

Nella sentenza d’appello per Rossi gli anni senza pallone vengono ridotti a 2, aprendo un minimo spiraglio di partecipazione alla rassegna mondiale. Solo una persona sa che non mancherà: Enzo Bearzot.

Pablito rientra in campo il 29 aprile 1982, fa in tempo a giocare le ultime tre partite di campionato con la Juventus dopo aver saltato il campionato Europeo del 1980, in cui l’Italia fa il minimo indispensabile seppur organizzando il torneo, terzo posto (otto partecipanti), due gol fatti, una partita vinta ai rigori, zero entusiasmo.

Rossi in ogni caso può festeggiare la seconda stella dei bianconeri, seppur con un apporto minimo e uno sguardo che pare assente, malinconico e turbato, quel pallone che tanto amato gli aveva girato le spalle e ora doveva farsi perdonare.

Bearzot ci mette pochissimo a diventare bersaglio pubblico, lasciando a casa Roberto Pruzzo, capocannoniere della Serie A con 15 reti ed Evaristo Beccalossi, funambolo 10 dell’Inter. Per il c.t. l’attaccante principe sarà Pablito da Prato.

Chi vede in Nazionale i propri beniamini del club mi ama, gli altri non so“, così spiegava Bearzot alla parola odio dei giornalisti, quasi ad aver ribrezzo di un sentimento che con la persona, non l’allenatore, non deve esistere. Ma si va, dritto per dritto, succeda quel che succeda.

E succede ben poco, l’esordio con la Polonia vede uno scialbo 0-0, col gol negato dalla traversa, poi 1-1 col Perù grazie ad un gran gol di Conti e un altro pari col Camerun con Ciccio Graziani che può esultare solo per un minuto, tempo necessario per M’Bida di siglare il pari.

La stampa si frega le mani, la Nazionale grazie ad un girone con passo ridicolo finisce nel mini girone con Argentina e Brasile, vittima sacrificale di Maradona e Zico.

Il Brasile soprattutto è spettacolo puro, 3 partite vinte su 3 con 10 gol fatti e 2 subiti, in una squadra che annovera Falcao, Socrates, Junior e il già citato Galinho Zico, in un mondiale in cui i numeri 10 di alto livello si sprecano, pensando che la Francia ha un tale di nome Michel Platini con quella maglia.

Nell’Italia il 10 lo ha Beppe Dossena. Tanto siamo di passaggio. Nessuno ricorderà la spedizione di Spagna ’82.

Figli miei, se falliremo con Argentina e Brasile la colpa sarà mia“, così spiegava El Vecio ai suoi giocatori. E da amore paterno i figli sono pronti a sputar fuoco. Uno su tutti ha il compito più arduo, si chiama Claudio Gentile e dovrà marcare Diego Armando Maradona, un nome che è già emozionante scrivere.

La “Banda Bearzot” ha iniziato a comporre lo spartito, Gentile annulla Maradona, lo anticipa e per Dieguito è serata da incubo, Tardelli e Cabrini a distanza di 10 minuti segnano il 2-0 che poi diventerà 2-1 con la punizione di Daniel Passarella. Gli stessi Tardelli e Cabrini fingono di parlare a Ezio Luzzi in allenamento, ma muovono solo le labbra e il celebre radiocronista viene etichettato come amico di Bearzot senza poter dichiarare nulla ai colleghi.

Toc, toc“, iniziano a bussare al carro dell’Italia, qualcuno tenta già di salire, ma la Nazionale risponde col silenzio stampa, manda a parlare solo Dino Zoff, uno che neanche sa cosa sia la loquacità. Lui deve parare, non parlare e se ne accorge anche il Brasile, Oscar su tutti che si becca la parata del secolo.

L’Argentina viene battuta ancora, ma 4 anni prima si era laureata Campione del Mondo e nessuno lo evidenziava, ora sotto con i verde-oro, Gentile su Zico, Brunetto Conti a far il Garrincha sulla fascia e… occhio… arriva PAOLOROSSI, tutto attaccato.

Il sorriso spento dell’attaccante di Prato ha l’esplosione nella serata del Sarriá, stadio che oggi non esiste più ma che ha nell’aria sempre quell’urlo, sempre quel numero 20 che fa piangere un meraviglioso Brasile, quel giocatore reietto che oggi vantano. Bearzot si gode la tripletta di Pablito, ma ormai sul carro non sale proprio nessuno. Quel giorno, quello del 3-2 al Brasile, tutta l’Italia sa che arriverà il Tricolore.

Piano tattico esemplare“, “Gagliardia fisica“, la stampa propone frasi che aveva pronte per il successo di Zico e soci e ora si ritrova a lodare una nazionale che dieci giorni prima era da prendere a calci.

Il calcio è strano“. Ma meraviglioso aggiungiamo noi.

La Polonia è l’ennesima vittima del Tornado Rossi, 2-0 con doppietta del numero 20 e ora focus sulla Germania di Rummenigge che ha eliminato ai rigori la Francia di Platini.

C’è una cosa che colpisce in tv, succede nel post Brasile quando Bearzot sotto le interviste dei giornalisti viene avvicinato da Zoff che gli dà un bacio sulla guancia, quello è segno di un gruppo che per il proprio condottiero farebbe di tutto.

E lo farà, entrerà nella storia sotto lo sguardo di un gigante come Sandro Pertini, sbaglierà un rigore con Cabrini e poi si scatenerà con Rossi, con l’urlo di Tardelli, con Altobelli in gol sostituendo Ciccio Graziani, con Zoff che alza la coppa al cielo senza chissà quali grosse feste, preferendo sollevare il condottiero Bearzot che da quel momento diventa immortale, seppur senza grosse scuse di chi l’aveva denigrato poco prima.

Il popolo italiano non è superiore agli altri ma non è neanche inferiore“, disse Pertini prima di un “Non ci prendono più” sul 3-0 e in quella magica serata del Santiago Bernabeu l’eco di Nando Martellini fu epico: “Campioni del Mondo, Campioni del Mondo, Campioni del Mondo!”

Che spettacolo è il calcio? E’ e sempre sarà la cosa più importante tra le cose inutili, ma ce la teniamo stretta e riviviamo 40 anni fa le emozioni del Dio palla come fosse oggi.

  • LE FORMAZIONI:
  • 🇮🇹 ITALIA: Zoff; Bergomi, Cabrini; Gentile, Collovati, Scirea; Conti, Tardelli, Rossi, Oriali, Graziani.CT: Enzo Bearzot
  • 🇩🇪 GERMANIA OVEST: Schumacher; Kaltz, Briegel; B. Forste, F.H. Forster, Stielike; Littbarski, Dremmler, Bisher, Breitner, Rummenigge.CT: Jupp Derwall

⏱ARBITRO: Arnaldo Cesar Coelho (Brasile)

Di Francesco Fiori

Francesco Fiori è un giornalista sardo, classe 1983, con la passione per il racconto dello sport. Di tutto lo sport. Aveva 6 anni quando, sicuramente errore o destino, ebbe in regalo una semplice radio, senza pensare alle conseguenze successive del pianeta sportivo. Una domenica, finiti i compiti, giocando con quel mezzo, captò la voce roca di Sandro Ciotti. Aveva appena scoperto l’esistenza di Tutto il calcio minuto per minuto. La prima sfida arriva nella stagione calcistica 90/91, quando lo zio, incredibile giornalista locale, gli diede come compito raccontare la giornata calcistica appena conclusa. Quel tema, ad appena 7 anni, risultò migliore rispetto alle tabelline, mai entrate volentieri in testa. Il premio fu la presenza alla gara di cartello della squadra del suo paese, il Ploaghe, due settimane più tardi. Destino volle che la morte prese suo zio proprio il mercoledì prima, innescando in Fiori la voglia di diventare giornalista. A scuola alla domanda “Hai solo il calcio in testa?” rispondeva “No, anche il ciclismo” e gli anni di partite contemporanee la domenica e di Tele +2 col calcio estero crearono un piccolo “psicopatico sportivo”. Tra gli sport di cui si innamora c’è l’hockey americano, soprattutto nella mitologica figura di Mario Lemieux. Poco prima della morte del padre, nel febbraio 2001, Fiori trova su La Gazzetta dello Sport proprio un trafiletto con scritto del ritorno sul ghiaccio di Lemieux dopo aver sconfitto una forma tumorale e un ritiro di 3 anni. Da lì altra promessa, qualora arrivi la possibilità di scrivere un articolo, questo sarà su Lemieux il Magnifico. Diventato ragioniere capisce immediatamente che iva e fatture sono molto più noiose del previsto e la prima collaborazione col giornale “Sa Bovida” gli fanno capire le regole basi del giornalismo, cosa che Fiori ignorava ma che rispettava, chiedendo solo la possibilità di scrivere e far colpo. Chiusa la parentesi Sa Bovida per problemi logistici e di salute dell’immenso Antonio Delitala ecco il primo reale colpo di fulmine, il sito di hockey Nhl Playitusa che non ha un articolo su Lemieux. Il direttore, con una mail che Fiori ancora oggi custodisce, risponde: “Beh, perché non provi a scriverne uno tu?” Il resto è la storia scritta al pc dopo averne scritto 5 pagine in un quadernone a quadretti. Un cambio di lavoro, non per sua volontà, spariglia le carte in tavola, col ragazzo che stando fuori casa tutto il tempo deve abbandonare la scrittura, ma peggio ancora va col primo di 3 ictus che colpiscono la mamma proprio in quel periodo. Tempo al tempo e con un altro cambio di lavoro ecco l’opzione che lo colpisce, scrivere della sua amata Inter sul sito SpazioInter. Gli inizi sono complicati, scrivere secondo le regole e non avere carta bianca lo bloccano un pochino, fino all’esplosione che nel sito si chiama Live. Il Live sarebbe il racconto, minuto per minuto e in contemporanea, della partita in tv e a Fiori tocca esordire con Milan-Inter. Quella sera il divertimento raggiunge le stelle, anzi, le supera e da quel momento l’impegno è triplo, con le perle di interviste a Sandro Mazzola (che risate), Gigi Simoni (che gentilezza) e Riccardo Cucchi, suo idolo radiofonico. Il tesserino da giornalista gli fa mantenere la parola data a 6 anni e ancor più sorprendente è la proposta di essere addetto stampa proprio della squadra locale, andare a vedere quelle partite che il destino gli negarono nel 1991. Si chiede spesso se sia il destino a far scherzi oppure se semplicemente la vita va accettata per quella che è. Il 30 gennaio 2021, dopo un ricovero di un mese con tutte le aggravanti possibili, in ospedale viene a mancare la mamma di Francesco. Il colpo è brutale. Il conto è pesantissimo, la mente lontana, lo scrivere, anche solo un piccolo pensiero sulla giornata calcistica, è di una difficoltà che ad oggi è ancora lontana dall'essere superata. Il resto è storia o noia, dipende da che parte si vuol vedere, dagli articoli su Gazzetta Fan News al raccontare qualsiasi sport, perché per Fiori ogni sport ha un suo eroe e perché ora, con IspirazioneSportiva.com, sarà ancor più spettacolare dar libero sfogo a qualsiasi ispirazione, come dice il nome e come gli ha insegnato Riccardo Cucchi: “Nella vita mai smettere di sognare!”. Anzi, scusate il ritardo! Mail: fcroda@yahoo.it Fb: supermariolemieux pec: francesco.fiori@pecgiornalisti.it

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