Un gol di Trajkovski condanna i campioni d’Europa all’ennesimo mondiale visto in tv. Ma il flop non è casuale ma frutto di un movimento in perenne crisi
Tra il 2002 e 2006 l’Italia poteva vantare almeno due squadre titolari in Nazionale e chi ne restava escluso sarebbe stato un titolarissimo altrove. Pensiamo a Roberto Baggio escluso da Corea e Giappone o Lucarelli (19 reti 2005/06), Cassano e un Bobo Vieri che seppur acciaccato poteva ancora dir la sua per Germania 2006, o andando ancora indietro nel tempo i vari Pecci, Beccalossi e Pruzzo per Spagna 1982.
Oggi è discorso diverso, talmente disperati da richiamare Balotelli o far esordire Joao Pedro, vedere l’involuzione mentale di Immobile (grande nel club, flop in Nazionale ma anche super flop da erede di Lewandowski nel Dortmund), oltre un ricambi generazionale che stenta a dare i frutti, con Zaniolo in tribuna insieme a Scamacca, Barella con la spia della riserva accesa ormai da un mese e Jorginho che pare abbia mal digerito un Pallone d’Oro cui forse hanno illuso anche chi non lo riconosceva tale.
Roberto Mancini col Mondiale non ha feeling. Ad Italia 90 per lui non arrivò neanche un minuto, lui che poi l’annata successiva trascinò la Samp a qualcosa di unico e storico, uno scudetto che il Mancio preferirà sempre ad un campionato del mondo.
Altri tempi, quell’Italia del 90 arrivava da un ottimo ciclo con l’Under 21, cosa che oggi per Paolo Nicolato, c.t. degli Azzurrini, è complicato far nascere visto l’uso col contagocce dei giovani, in primis Lucca del Pisa che oggi è panchinaro dietro Torregrossa e che dopo le sirene del mercato pare sia scomparso dal tabellino marcatori.
Ma è il movimento calcio italiano a doversi specchiare in una pochezza che si trascina dal trionfo 2006. Due Mondiali ridicoli con eliminazioni umilianti (Paraguay, Nuova Zelanda, Slovacchia 2010, Costarica 2014) inframezzati da due europei che hanno illuso, quel del 2012 perso in finale e quello del 2021, che ad oggi, purtroppo, sa più di miracolo che di vittoria dei più forti.
In Italia però facciamo sempre fatica ad ammettere le figuracce. E’ sempre colpa degli altri e mai la nostra, il nostro campionato è sempre il più bello ed è colpa degli altri se i nostri club è già tanto se passano i turni nelle varie coppe europee. In Germania una qualsiasi squadra di terza serie ha stadi migliori della nostra A ma la colpa mica è nostra, è la burocrazia che è lenta. All’estero ci sono fior di strutture per i giovani talenti e qua se per diventare grande devi scappar fuori mica è colpa del pallone tricolore.
E’ chiaramente tutta colpa di una Macedonia indigesta.
Fonte: l’autore Francesco Fiori