Gio. Nov 21st, 2024

Lakers, l’anello è tuo, la missione è Kompiuta. Kappa maiuscola come Kobe, Kobe come Bryant, la forza nascosta della squadra oggi campione Nba per la 17esima volta.

Non ce ne voglia Miami, ma da quel tragico 26 gennaio 2020 (preludio di un anno nefasto) siamo tutti un po’ tifosi dei Lakers. Chi lo era già ha gonfiato il petto, trattenuto a stento le lacrime e chi non lo era ha iniziato a simpatizzare la squadra losangelina.

Perdere Kobe è stata una tragedia che nello sport può ricondurre alla morte di Senna, tanto vuoto si crea in una persona che nei filmati appare il top del proprio sport, un talento devastante e che fatichi a capire che non ci sia più.

E allora ci si attacca all’unico talento devastante del 2020, a colui che deve dettar ora il passo: LeBron James.

James da quel 26 gennaio ha iniziato una missione, l’ultimo tweet di Kobe è stato indirizzato proprio a lui, un “Continua a portare avanti il gioco” che nessuno mai avrebbe pensato potesse diventare un testamento.

LBJ ha deciso in gara 6 che i giochi si dovevano sostanzialmente chiudere lì, nella bolla di Disney World, nei 100 giorni in cui l’Nba è stata la perfezione dell’organizzazione (zero atleti positivi), con una partita che al secondo intervallo siglava un punteggio di 64-36 per i Lakers, secondo distacco record nella storia Nba.

Da quel momento, ma forse proprio da quel 26 gennaio, tutti hanno pensato che il cerchio perfetto sarebbe stato LeBron a sollevare il titolo, il quarto anello con tre squadre differenti, lui che negli ultimi 10 anni è arrivato in finale per 9 volte e la virtuale standing ovation che arriva alla sua uscita dal campo, quando mancano 1:27 alla fine, certifica il rafforzamento del mito.

Mito sì, perché anziché chiedersi sempre chi è il più forte tra LbJ e Michael Jordan (Nei giorni in cui Lewis Hamilton eguaglia le 91 vittorie di un altro Michael, Schumacher) bisognerebbe esser contenti di aver assistito allo show di James, in un momento in cui perso il mito Bryant il numero 23 gialloviola ha fatto l’impossibile per non renderci tristi.

Il trionfo di LeBron James (29.8 punti di media) però non sarebbe tale senza citare la degna spalla Anthony Davis, spauracchio (non solo per il monociglio) che chiude le finali con 25.0 punti di media a partita e che si coccola il primo titolo dopo aver chiuso la sua avventua a New Orleans e che viene inquadrato, giovane e sorridente, alle Olimpiadi del 2012 dove guarda il suo mito, indovina chi, Kobe Bryant.

Non solo Davis (ancora non sicuro al 100% di restare a L.A. nella prossima stagione) ma anche Rajon Rondo, terza stella della squadra e al secondo anello dopo quello con i Celtics (6 su 6 dal campo nei primi 10 minuti) e poi Superman Dwight Howard, titolare nei playoff dopo un ingaggio a gettone, Alex Caruso, sostituto di Howard nel quintetto di gara 6, Danny Green, ottimo nel limitare Jimmy Butler, Caldwell-Pope incisivo nel concerto Lakers e infine coach Frank Vogel, sesto allenatore nella storia a vincere l’anello al primo anno.

La mentalità e la leadership di LeBron hanno poi fatto il resto, doveva continuare lui il cammino e non ce ne voglia Miami, ma la missione è Kompiuta.

Francesco Fiori

Ciao Kobe, siamo campioni!

Foto: Getty Images

Di Francesco Fiori

Francesco Fiori è un giornalista sardo, classe 1983, con la passione per il racconto dello sport. Di tutto lo sport. Aveva 6 anni quando, sicuramente errore o destino, ebbe in regalo una semplice radio, senza pensare alle conseguenze successive del pianeta sportivo. Una domenica, finiti i compiti, giocando con quel mezzo, captò la voce roca di Sandro Ciotti. Aveva appena scoperto l’esistenza di Tutto il calcio minuto per minuto. La prima sfida arriva nella stagione calcistica 90/91, quando lo zio, incredibile giornalista locale, gli diede come compito raccontare la giornata calcistica appena conclusa. Quel tema, ad appena 7 anni, risultò migliore rispetto alle tabelline, mai entrate volentieri in testa. Il premio fu la presenza alla gara di cartello della squadra del suo paese, il Ploaghe, due settimane più tardi. Destino volle che la morte prese suo zio proprio il mercoledì prima, innescando in Fiori la voglia di diventare giornalista. A scuola alla domanda “Hai solo il calcio in testa?” rispondeva “No, anche il ciclismo” e gli anni di partite contemporanee la domenica e di Tele +2 col calcio estero crearono un piccolo “psicopatico sportivo”. Tra gli sport di cui si innamora c’è l’hockey americano, soprattutto nella mitologica figura di Mario Lemieux. Poco prima della morte del padre, nel febbraio 2001, Fiori trova su La Gazzetta dello Sport proprio un trafiletto con scritto del ritorno sul ghiaccio di Lemieux dopo aver sconfitto una forma tumorale e un ritiro di 3 anni. Da lì altra promessa, qualora arrivi la possibilità di scrivere un articolo, questo sarà su Lemieux il Magnifico. Diventato ragioniere capisce immediatamente che iva e fatture sono molto più noiose del previsto e la prima collaborazione col giornale “Sa Bovida” gli fanno capire le regole basi del giornalismo, cosa che Fiori ignorava ma che rispettava, chiedendo solo la possibilità di scrivere e far colpo. Chiusa la parentesi Sa Bovida per problemi logistici e di salute dell’immenso Antonio Delitala ecco il primo reale colpo di fulmine, il sito di hockey Nhl Playitusa che non ha un articolo su Lemieux. Il direttore, con una mail che Fiori ancora oggi custodisce, risponde: “Beh, perché non provi a scriverne uno tu?” Il resto è la storia scritta al pc dopo averne scritto 5 pagine in un quadernone a quadretti. Un cambio di lavoro, non per sua volontà, spariglia le carte in tavola, col ragazzo che stando fuori casa tutto il tempo deve abbandonare la scrittura, ma peggio ancora va col primo di 3 ictus che colpiscono la mamma proprio in quel periodo. Tempo al tempo e con un altro cambio di lavoro ecco l’opzione che lo colpisce, scrivere della sua amata Inter sul sito SpazioInter. Gli inizi sono complicati, scrivere secondo le regole e non avere carta bianca lo bloccano un pochino, fino all’esplosione che nel sito si chiama Live. Il Live sarebbe il racconto, minuto per minuto e in contemporanea, della partita in tv e a Fiori tocca esordire con Milan-Inter. Quella sera il divertimento raggiunge le stelle, anzi, le supera e da quel momento l’impegno è triplo, con le perle di interviste a Sandro Mazzola (che risate), Gigi Simoni (che gentilezza) e Riccardo Cucchi, suo idolo radiofonico. Il tesserino da giornalista gli fa mantenere la parola data a 6 anni e ancor più sorprendente è la proposta di essere addetto stampa proprio della squadra locale, andare a vedere quelle partite che il destino gli negarono nel 1991. Si chiede spesso se sia il destino a far scherzi oppure se semplicemente la vita va accettata per quella che è. Il 30 gennaio 2021, dopo un ricovero di un mese con tutte le aggravanti possibili, in ospedale viene a mancare la mamma di Francesco. Il colpo è brutale. Il conto è pesantissimo, la mente lontana, lo scrivere, anche solo un piccolo pensiero sulla giornata calcistica, è di una difficoltà che ad oggi è ancora lontana dall'essere superata. Il resto è storia o noia, dipende da che parte si vuol vedere, dagli articoli su Gazzetta Fan News al raccontare qualsiasi sport, perché per Fiori ogni sport ha un suo eroe e perché ora, con IspirazioneSportiva.com, sarà ancor più spettacolare dar libero sfogo a qualsiasi ispirazione, come dice il nome e come gli ha insegnato Riccardo Cucchi: “Nella vita mai smettere di sognare!”. Anzi, scusate il ritardo! Mail: fcroda@yahoo.it Fb: supermariolemieux pec: francesco.fiori@pecgiornalisti.it