Fare 300 gol ed essere il più grande cannoniere della storia del campionato francese, avere doppia nazionalità tra Italia, natia, e Argentina, dove è cresciuto, ma non giocare né tanto meno esser cercato da nessuna delle tre nazioni. Ecco la storia di “Monsieur 300 buts”, il signor 300 gol, Delio Onnis.
Per arrivare a Delio Onnis bisogna fare un piccolo passo indietro, ad un tale di nome Francesco Platini (attenzione, pronuncia all’italiana, senza accenti sulla i) che lascia Novara per la Francia agli inizi del 900 in cerca di fortuna lavorativa, riesce ad aprire il “Caffè dello Sport” e in terra transalpina gli storpiano il nome in Platinì, con accento, col figlio, Aldo, che si innamora subito del pallone ma fa solo una discreta carriera tra campo e panchina, dove diventa allenatore in categorie inferiori.
Ben più strada fa il nipote di Francesco, che ormai francese a tutti gli effetti, viene battezzato anche con un nome tipico della terra delle baguette, Michel, che riscriverà la storia del calcio mondiale.
Ma la strada per il giovane Michel è tutt’altro che in discesa, anzi in un provino a 14 anni tra i migliori prospetti della nazione va contro una giornata storta, fatta di vento come peggior avversario, con gli organizzatori che per premio regalano a Platini un biglietto per visitare la Tour Eiffel e il consiglio di darsi al turismo, non al calcio, visto che in campo non ha toccato palla.
Ma Platini è di diverso avviso, corre inseguendo la palla, si migliora, diventa il numero uno della Francia, vince Palloni d’Oro ed Europeo e al calar della carriera gli viene fatta una domanda maliziosa: “Perché non hai mai vinto un trofeo dei cannonieri in Ligue 1?”.
La risposta, piccata e semplice con la classe di Michel, fu: “Impossibile vincere un trofeo di capocannoniere in Francia quando nel tuo stesso campionato giocano Delio Onnis e Carlos Bianchi”.
Ebbene sì, Onnis il rinnegato da tutti. Anzi, il dimenticato.
Quel Bianchi è proprio il Carlos che scriverà la storia del Boca Juniors come allenatore e che in Italia si vedrà sulla panchina della Roma, rischiando clamorosamente una cessione di Francesco Totti, non proprio una mossa geniale.
Quel Bianchi, detto “Bianci” in Argentina, tra il 1974 e il 1984 si dividerà il trono dei cannonieri in Francia proprio con Delio Onnis, in un tripudio di reti che troverà nell’italiano il maggior rivale.
Già, Onnis l’italiano.
Dopo la seconda guerra mondiale in tanti cercano disperatamente fortuna lontani dalla propria terra. Gli Onnis vivono a Nurallao, comune della provincia del Sud Sardegna, oggi 1.213 abitanti, che dalla terra sarda decidono di sbarcare in Ciociaria, dove a San Giuliano di Roma, il 24 marzo 1948, nasce Delio, in una nazione divisa tra De Gasperi e Togliatti e una difficile rinascita.
Andare in Ciociaria non è la svolta per la famiglia Onnis che continua a far la fame, pensando malinconicamente che andar via dalla Sardegna non ha prodotto effetti positivi. Si arriva al 1951, con la drastica svolta di andare a cercar gloria in Argentina, con il piccolo Delio che a 3 anni deve salutare così la nazione di origine.
In terra “albiceleste” la religione è il pallone e il buon Delio pare non esserne esente. Cresce bene in altezza, circa un metro e 80, è sgraziato, poco elegante, ma efficace sotto porta, come spiegano i 23 gol in 44 partite della Segunda Division con la maglia dell’Almagro nelle giovanili.
Il suo nome circola tra le squadre che contano ed “El Tano” (L’italiano) Onnis viene acquistato dal Gimnasia Y Esgrima La Plata, dove al primo anno è vice capocannoniere in campionato.
Inutile dire che quel capocannoniere è Carlos Bianchi del Velez.
Poi, il destino che tanto ha tolto ad Onnis, che nel frattempo sigla 64 gol in 113 partite col Gimnasia, si palesa nella forma di due dirigenti dello Stade de Reims, squadra in cerca di gloria della lega francese, che volano in Argentina per mettere sotto contratto Alfredo Obberti, El Mono, la scimmia, e la partita di cartello vede il Newell’s sfidare proprio il Gimnasia.
Obberti però, quasi in lacrime, dovette rinunciare a quell’ingaggio per la volontà della moglie di non attraversare l’oceano, ma quei dirigenti, anziché sperduti per la decisione dell’attaccante, bussano alla porta del Gimnasia per parlare con Onnis, perché chiusa una porta si apre sempre un portone.
Delio di ritornare nel nostro continente non ha paura, anzi dimostra quel temperamento, orgoglio e tenacia, che ha nel dna dei quattro mori e accetta di andare allo Stade de Reims che finalmente trova il sostituto di Raimond Kopa.
Ha 23 anni Onnis, una somiglianza con Hubner, scaltro, potente di testa e pronto ad approfittare di qualsiasi indecisione della difesa avversaria.
L’italiano dimenticato nella città dello Champagne mette a segno 39 reti in 69 partite, tra il 71 e 73, ma il vero salto di qualità arriva quando si accasa al Monaco, dove in sette stagioni vince due titoli di cannoniere, un campionato francese nel 1978, una coppa di Francia nel 1980, poi retrocede (nonostante 29 gol) e fa risalire a suon di marcature i monegaschi dalla Ligue 2 (30 gol in 31 partite), chiudendo la sua storia nel Principato con 232 incontri e 157 reti, capocannoniere della storia del Monaco.
Non male per essere l’italiano dimenticato.
Purtroppo per Onnis il suo periodo d’oro coincide con uno altrettanto stellare delle sue due nazioni, Argentina e Italia, con la prima che nel 1978 vince un mondiale avendo in attacco un esubero di nome Diego Armando Maradona, e un’Italia che si gode un giovane Paolo Rossi insieme a Bettega e Pulici.
Insomma, porte chiuse ovunque.
Nell’anno Mundial è l’Inter a bussare a casa Onnis attraverso Sandro Mazzola, con l’attaccante che firma un accordo con i nerazzurri sperando nella riapertura delle frontiere, ma non appena questa avviene il presidente Fraizzoli fa marcia indietro, non considerando la bontà dell’operazione.
Onnis però ha una sola parola e quando lo cerca la Juve chiama proprio Fraizzoli, dicendo che qualora l’interesse della squadra di Milano fosse ancora valido i bianconeri non avrebbero chances, nonostante abbiano già invitato la signora Onnis a visitare la città.
Morale della favola, anche la Juventus fa marcia indietro, puntando su altri stranieri per il 1980 (e scegliendo Platini nel 1982), con Onnis, secondo molti a fine carriera, che firma per il Tours, dove segna lo storico primo gol della squadra in Ligue 1 e dove si laurea per altre due volte capocannoniere del campionato francese, umiliando Platini e il polacco Szamarch dell’Auxerre.
L’ulteriore ricerca di stimoli lo porta al Tolone e al termine della stagione 83/84 vince per la quinta volta il titolo di cannoniere con 21 reti, salvando in pratica da solo la squadra della riva della Costa Azzurra.
E’ l’ultimo acuto del bomber che lascia il calcio due anni dopo, lasciando l’incredibile statistica in Ligue 1 di 299 reti in 449 presenze, una media di 0,67 gol a partita, che ne fa il miglior goleador del campionato transalpino, staccando Lacombe fermo a quota 255 e Revelli a 216, molto meglio di Just Fontaine, leggenda francese (164 gol in 200 partite) e di quel Carlos Bianchi che in Francia firmerà 179 gol in 220 partite tra Stade de Reims (proprio al posto di Onnis) Psg e Strasburgo.
Delio Onnis, da dimenticato, avrà anche un momento di gloria per i suoi, quasi, 300 gol anche in Italia, quando l’edizione sarda del Messagero titolerà a pagina 31: “E’ un sardo il miglior goleador della Francia”, scrivendo di un interesse (mai confermato da Onnis) di Cagliari e Napoli e che in terra transalpina è il giocatore italiano più famoso anche di Gigi Riva.
Famoso e dimenticato, tanto da non avere neanche una foto su quell’articolo ma una semplice vignetta a raffigurare i 300 gol.
I numeri di Delio Onnis:
5 titoli di cannoniere (74/75, 79/80, 80/81, 81/82, 83/84)
Capocannoniere della storia del Monaco, Tours Fc, Sporting Toulon in Ligue 1
Con Bianchi e Papin record di titoli di cannoniere
Record di rigori segnati in Ligue 1: 42
449 partite, 299 gol in Francia
619 partite, 405 gol in carriera nei campionati disputati
81 partite, 50 gol nelle coppe nazionali
9 partite, 6 gol nelle coppe europee
Francesco Fiori
Si ringrazia per l’ispirazione: Numeri Primi, Radio Rai