Ispirazione Sportiva racconta oggi la magia di Roberto Baggio, da anonimo giocatore ai mondiali 1994 a eroe nazionale.
Roberto Baggio, orgoglio italiano, decise in una serata del 1994 che l’aereo per tornare a casa da Usa 94 non s’aveva da prender.
Nessuno è bravo come noi spalle al muro, nessuno come noi sa rialzarsi quando sembra finita, quando si è ad un passo dal ko e ci si deve aggrappare alle corde. E’ la nostra storia che ce lo insegna.
Quel mondiale era iniziato male. Molto male. Quell’Italia che doveva vincere a mani basse un girone con Irlanda, Norvegia e Messico si era complicata maledettamente la vita. Lo aveva fatto nella gara inaugurale contro l’Irlanda, sotto dopo 11 minuti per un gol di Houghton. Ne Signori, ne il subentrato Massaro riescono negli attacchi, ma la critica ha un nome ben preciso da mettere sulla graticola: Roberto Baggio.
Baggio il fantasma, Baggio che non regge la pressione, Baggio che si è montato la testa, tutti contro il Divin Codino. E se la benzina sta per agire sul fuoco dopo l’esordio ecco la seconda partita contro la Norvegia, uscita folle di Pagliuca fuori dall’area dopo 20 minuti, espulsione ed ingresso di Marchegiani.
Al posto di chi? Baggio ovviamente.
In 10 dopo 20 minuti, Roberto in panchina, spalle al muro contro la Norvegia, l’eliminazione dietro l’angolo.
Ma siamo l’Italia e un altro Baggio ci salva, è Dino e il suo colpo di testa rimanda gufi e critici a casa, almeno fino alla gara col Messico da vincere a tutti i costi.
Ma niente, contro i messicani finisce 1-1, a Massaro risponde Bernal e gli Azzurri si piazzano terzi nel girone, con 2 reti fatte e altrettante subite, 4 punti come il resto del girone ma incredibilmente tra le migliori terze.
E Baggio?
Baggio non sa che pesci pigliare, nuota in un oceano di squali che son pronti a disintegrarlo. E’ una questione di attributi, un altro sarebbe sparito nel nulla, a testa bassa, con gli occhi chiusi e bagnati di lacrime.
Baggio no.
E’ il 5 luglio del 1994, il tabellone assegna all’Italia la vivacità della Nigeria. Le Super Eagles vivono un momento magico, nel gruppo D hanno battuto 3-0 la Bulgaria (poi quarta assoluta) con gol di Yekini (Pallone d’Oro Africano 1993 e scomparso nel 2012), Amokachi e Amunike, perso con l’Argentina per 2-1 nell’ultima partita di Maradona ad un Mondiale e poi vinto 2-0 con la Grecia per 2-0 con gol di Finidi e ancora Daniel Amokachi per chiudere al primo posto con 6 punti, promossa insieme a Bulgaria e Argentina.
Avversario da non prendere sottogamba per Sacchi, con l’Italia che divorata dalla critica e dal morale sottotono subisce inerme il vantaggio di Amunike al 26esimo.
Scrive Sepulveda che “Il peggior castigo non è arrendersi senza lottare ma arrendersi senza aver potuto lottare” e tutto fa pensare al numero 10, a Roberto Baggio.
Il tempo scorre inesorabilmente, l’aereo per ritornare a casa è pronto, è come se gli Azzurri siano vicini al check in, mancano 2 minuti alla fine e le procedure di rimpatrio sono iniziate.
La partita è compromessa, Sacchi ha anche provato a cambiar ritmo inserendo Zola ma il Tamburello Sardo viene espulso poco dopo per un fallo di frustrazione e ormai c’è ben poco da fare. Anche la voce di Bruno Pizzul è sottotono.
Sull’out di destra l’ultimo ad arrendersi è Roberto Donadoni, un’occhiata e palla per Mussi che servito va verso il centro dell’area di rigore, vince il rimpallo ed è il destino che chiama, lo sguardo è verso quel 10 che non ne azzecca una, passaggio, piatto destro e palla che s’infila dove non può arrivarci Peter Rufai, abbiamo pareggiato, siamo vivi, siamo tutti pazzi per Roberto Baggio (Pizzul compreso che regala un assolo da leggenda)!
La corsa, l’esultanza, spalle al muro abbiamo reagito da campioni, con il Campione.
Supplementari.
Ormai però il destino ha scelto il suo prediletto, Benarrivo entra in area, Eguavoen lo stende, è rigore e chi può andare dal dischetto.
Non scherziamo, vai Roby, conclusione, palla che bacia il palo e che spiazza Rufai, 2-1.
Quell’aereo semplicemente resta dov’è. Baggio ha deciso così.
Nessuno come noi in quei momenti guarda l’avversario dritto negli occhi e ha il coraggio di urlargli in faccia noi non molliamo, noi siamo l’Italia, eroici se serve, non siamo nati per perdere.
Francesco Fiori
Fonte: Gazzetta Fan News