Gio. Nov 21st, 2024

Pantani e il 30 maggio, sembra un giorno perfetto.

Nel 1998 Marco ha lo sguardo perso nel vuoto. Non vince al Giro dal 1994, quando tutto il mondo sportivo grida “Pantani sei un mito“, lui che incanta tutti all’Aprica e fa suo il Mortirolo, facendo infuriare il numero uno del momento, Miguel Indurain, che si ritrova una scheggia impazzita in corsa.

Il 1995 il Giro viene disegnato per essere infuocato dallo scalatore romagnolo ma il primo maggio viene investito in allenamento e solo il Tour si gode i suoi scatti, con la gloria di un podio mondiale in Colombia, quando la pioggia frena gli scatti di Marco.

Ma al peggio non c’è mai fine e quel 30 maggio 1998 è ancora lontanissimo.

Nella Milano Torino, gara di fine anno, nella discesa di Pino Torinese, una macchina elude i controlli di corsa e invade la corsia dove transitano tre ciclisti a forte velocita, Francesco Secchiari è il primo ad affrontare la curva, Marco lo passa, siamo ai sessanta all’ora.

Il destino è sotto forma di una jeep che viene presa in pieno dal Pirata che si stampa frontalmente, gli altri due finiscono: Secchiari sotto l’auto con tre fratture al bacino e del femore destro e Dall’Olio con frattura sottotrocanterica, tutti hanno rischiato la vita.

Ci vorranno 5 minuti per l’ambulanza, minuti in cui Pantani guarderà la sua gamba, con frattura esposta-scomposta di tibia, perone, contusioni a braccia, gambe, spalle e ginocchia.

Mettendosi le mani in testa tenterà di cancellare quell’incubo che il dolore gli ricorda.

Dai 4 ai 6 mesi di stop per Marco, una lenta e dolorosa riabilitazione, un sorriso quando in un negozio di bici sussurra: “Oh, guardate che so ancora come si va in bici“, seguito da un timido applauso dei commessi.

Pantani guarderà il Giro 96 da casa ma troverà il modo di esser tutti i giorni protagonista, cantando nella sigla di apertura un motivetto che ha, in sé, un messaggio che è tutto dire: “La fatica tocca solo a me, ma la bici l’ho voluta io e tiro la volata ormai“. https://www.youtube.com/watch?v=Zc7xY8k1F1U

Soffrirà il Pirata, quando la gamba non risponde nelle uscite in salita, quando i dubbi di non tornare più a infiammare la folla saranno più grandi delle certezze.

Alla fine dei conti ha vinto solo due tappe nel 94, poi, certo, ha creato scompiglio al Tour, ma il suo palmares di vittorie è ancora magrissimo. Eppure la gente crede in lui e ci crede Luciano Pezzi, che crea la Mercatone Uno proprio per il Pirata, ancora in stampelle, proprio nel 96.

L’anno dopo il Giro o lo vince o dà spettacolo. Invece nella discesa del valico Chiunzi ecco una nuova invasione di strada, questa volta è un gatto.

Un gatto.

E chi cade? Pantani.

Non bastava un ginocchio e un’anima a pezzi, non bastavano le lacrime e le imprecazioni. E’ tutto da rifare.

Per colpa di un gatto.

E’ una maledizione, la sfortuna colpisce sempre e solo Pantani.

Il 1998 sarà diverso. Ma è un Giro complicatissimo, con Alex Zulle, titano del cronometro, a farla da padrone, finché il 27 maggio arriva il primo squillo di Marco, un secondo posto dietro Andrea Noé nella Macerata-San Marino, recuperando appena 3 secondi alla maglia rosa.

Si arriva così a Piancavalloil fatidico 30 maggio. La voglia di vincere è immensa per Pantani, che sa di avere contro le cronometro e un Zulle che pare inattaccabile.

Fa di testa sua, crea scompiglio tra le pendenze elevate, tra 13 e 15%, poi a 3,5 km dopo Aviano ecco la frase che milioni e milioni di telespettatori vogliono sentire, è la voce di Adriano De Zan e la frase è: “Pantani è scattato“.

Marco vince, ritorna primo al Giro d’Italia e quel giorno, quel bel 30 maggio, inizia l’annata magica del Pirata.

Non volevo soltanto vincere la tappa, volevo far casino e guadagnare un bel gruzzolo di secondi. Ho vinto, ma ho guadagnato poco. Non fa niente, il Giro è scoppiato”.

Pensate, in 24 ore succede il finimondo, Pantani dopo Piancavallo si porta a 22″ da Zulle che lo bastona il 31 nella cronometro di Trieste, superandolo in corsa e pensando di umiliare moralmente il Pirata, ora a 3 minuti e 48 di distacco.

Un’umiliazione in appena 40 chilometri. Che Zulle pagherà a caro prezzo.

1999, 30 maggio.

Marco Pantani è il numero uno al mondo, sta dominando un Giro che in quel giorno, arriva a Oropa, nella carovana rosa che ha già visto la firma impetuosa del Pirata il 22 maggio sul Gran Sasso, staccando Jimenez e Zulle, poi col secondo posto a Borgo San Dalmazzo ecco la maglia del primato strappata a Jalabert.

Così, quel 30 maggio, ci si presenta con una bellissima maglia rosa e 53 secondi di vantaggio su Savoldelli.

Prima di arrivare ad Oropa ecco però che il destino prova a mettersi contro Pantani.

Salta la catena e in piena salita il gruppo esplode.

Lo superano in 40 e si prova a forzare al massimo per staccare Marco. Quella maledetta catena non si rimette apposto, è l’ennesima sfortuna.

Presunta sfortuna, perché Pantani è anche un abile meccanico, quel salto di catena è un pugno sui denti che ti colpisce come le brutte notizie, ma come tutto si può aggiustare, magari col carattere impetuoso del Pirata.

Perché quello che risale sui pedali è un Pirata super incazzoso, che non riesce a mantenere la ruota dei suoi compagni e poi prova l’estasi che regala la bici, gli avversari son sempre più vicini e quando vengono raggiunti la gioia cancella ogni tormento.

Pantani ad Oropa ha altre idee dall’esser staccato. La catena si sistema, gli ostacoli si superano, l’ennesima battaglia sarà superata e il 30 maggio sarà nuovo successo.

Prima degli inferi.

Ma a noi degli inferi poco importa.

Cascata del Toce, Giro d’Italia 2003. Marco Pantani non è più il numero uno del ciclismo. Su di lui si sono abbattuti uragani che avrebbero sterminato talento, pensieri positivi e gioie.

Pantani prova a scattare per l’ultima volta nella sua carriera, è ancora il 30 maggio, andrà male ma quegli scatti saranno ugualmente il ricordo per quel giorno così magico.

I suoi tifosi continueranno a pensare a Marco in ogni scatto, che sia sulla via di casa o lungo il suo amato mare, gli renderanno gloria i suoi fan di tutto il mondo, manderanno una carezza alla mamma Tonina, facendole sapere di esser sempre presenti.

Ci sarà anche Denis, nipote di Marco, che ha ereditato la passione dello zio per la pesca e che, con simpatico accento romagnolo, annuncia al mondo e soprattutto a mamma Tonina, di esser diventato papà della bellissima Olivia.

Quando è nata la bimba?

Ma ovviamente il 30 maggio!

“Vorrei restar per sempre così, in maglia rosa e poi…”

Di Francesco Fiori

Francesco Fiori è un giornalista sardo, classe 1983, con la passione per il racconto dello sport. Di tutto lo sport. Aveva 6 anni quando, sicuramente errore o destino, ebbe in regalo una semplice radio, senza pensare alle conseguenze successive del pianeta sportivo. Una domenica, finiti i compiti, giocando con quel mezzo, captò la voce roca di Sandro Ciotti. Aveva appena scoperto l’esistenza di Tutto il calcio minuto per minuto. La prima sfida arriva nella stagione calcistica 90/91, quando lo zio, incredibile giornalista locale, gli diede come compito raccontare la giornata calcistica appena conclusa. Quel tema, ad appena 7 anni, risultò migliore rispetto alle tabelline, mai entrate volentieri in testa. Il premio fu la presenza alla gara di cartello della squadra del suo paese, il Ploaghe, due settimane più tardi. Destino volle che la morte prese suo zio proprio il mercoledì prima, innescando in Fiori la voglia di diventare giornalista. A scuola alla domanda “Hai solo il calcio in testa?” rispondeva “No, anche il ciclismo” e gli anni di partite contemporanee la domenica e di Tele +2 col calcio estero crearono un piccolo “psicopatico sportivo”. Tra gli sport di cui si innamora c’è l’hockey americano, soprattutto nella mitologica figura di Mario Lemieux. Poco prima della morte del padre, nel febbraio 2001, Fiori trova su La Gazzetta dello Sport proprio un trafiletto con scritto del ritorno sul ghiaccio di Lemieux dopo aver sconfitto una forma tumorale e un ritiro di 3 anni. Da lì altra promessa, qualora arrivi la possibilità di scrivere un articolo, questo sarà su Lemieux il Magnifico. Diventato ragioniere capisce immediatamente che iva e fatture sono molto più noiose del previsto e la prima collaborazione col giornale “Sa Bovida” gli fanno capire le regole basi del giornalismo, cosa che Fiori ignorava ma che rispettava, chiedendo solo la possibilità di scrivere e far colpo. Chiusa la parentesi Sa Bovida per problemi logistici e di salute dell’immenso Antonio Delitala ecco il primo reale colpo di fulmine, il sito di hockey Nhl Playitusa che non ha un articolo su Lemieux. Il direttore, con una mail che Fiori ancora oggi custodisce, risponde: “Beh, perché non provi a scriverne uno tu?” Il resto è la storia scritta al pc dopo averne scritto 5 pagine in un quadernone a quadretti. Un cambio di lavoro, non per sua volontà, spariglia le carte in tavola, col ragazzo che stando fuori casa tutto il tempo deve abbandonare la scrittura, ma peggio ancora va col primo di 3 ictus che colpiscono la mamma proprio in quel periodo. Tempo al tempo e con un altro cambio di lavoro ecco l’opzione che lo colpisce, scrivere della sua amata Inter sul sito SpazioInter. Gli inizi sono complicati, scrivere secondo le regole e non avere carta bianca lo bloccano un pochino, fino all’esplosione che nel sito si chiama Live. Il Live sarebbe il racconto, minuto per minuto e in contemporanea, della partita in tv e a Fiori tocca esordire con Milan-Inter. Quella sera il divertimento raggiunge le stelle, anzi, le supera e da quel momento l’impegno è triplo, con le perle di interviste a Sandro Mazzola (che risate), Gigi Simoni (che gentilezza) e Riccardo Cucchi, suo idolo radiofonico. Il tesserino da giornalista gli fa mantenere la parola data a 6 anni e ancor più sorprendente è la proposta di essere addetto stampa proprio della squadra locale, andare a vedere quelle partite che il destino gli negarono nel 1991. Si chiede spesso se sia il destino a far scherzi oppure se semplicemente la vita va accettata per quella che è. Il 30 gennaio 2021, dopo un ricovero di un mese con tutte le aggravanti possibili, in ospedale viene a mancare la mamma di Francesco. Il colpo è brutale. Il conto è pesantissimo, la mente lontana, lo scrivere, anche solo un piccolo pensiero sulla giornata calcistica, è di una difficoltà che ad oggi è ancora lontana dall'essere superata. Il resto è storia o noia, dipende da che parte si vuol vedere, dagli articoli su Gazzetta Fan News al raccontare qualsiasi sport, perché per Fiori ogni sport ha un suo eroe e perché ora, con IspirazioneSportiva.com, sarà ancor più spettacolare dar libero sfogo a qualsiasi ispirazione, come dice il nome e come gli ha insegnato Riccardo Cucchi: “Nella vita mai smettere di sognare!”. Anzi, scusate il ritardo! Mail: fcroda@yahoo.it Fb: supermariolemieux pec: francesco.fiori@pecgiornalisti.it

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