Pantani e il 30 maggio, sembra un giorno perfetto.
Nel 1998 Marco ha lo sguardo perso nel vuoto. Non vince al Giro dal 1994, quando tutto il mondo sportivo grida “Pantani sei un mito“, lui che incanta tutti all’Aprica e fa suo il Mortirolo, facendo infuriare il numero uno del momento, Miguel Indurain, che si ritrova una scheggia impazzita in corsa.
Il 1995 il Giro viene disegnato per essere infuocato dallo scalatore romagnolo ma il primo maggio viene investito in allenamento e solo il Tour si gode i suoi scatti, con la gloria di un podio mondiale in Colombia, quando la pioggia frena gli scatti di Marco.
Ma al peggio non c’è mai fine e quel 30 maggio 1998 è ancora lontanissimo.
Nella Milano Torino, gara di fine anno, nella discesa di Pino Torinese, una macchina elude i controlli di corsa e invade la corsia dove transitano tre ciclisti a forte velocita, Francesco Secchiari è il primo ad affrontare la curva, Marco lo passa, siamo ai sessanta all’ora.
Il destino è sotto forma di una jeep che viene presa in pieno dal Pirata che si stampa frontalmente, gli altri due finiscono: Secchiari sotto l’auto con tre fratture al bacino e del femore destro e Dall’Olio con frattura sottotrocanterica, tutti hanno rischiato la vita.
Ci vorranno 5 minuti per l’ambulanza, minuti in cui Pantani guarderà la sua gamba, con frattura esposta-scomposta di tibia, perone, contusioni a braccia, gambe, spalle e ginocchia.
Mettendosi le mani in testa tenterà di cancellare quell’incubo che il dolore gli ricorda.
Dai 4 ai 6 mesi di stop per Marco, una lenta e dolorosa riabilitazione, un sorriso quando in un negozio di bici sussurra: “Oh, guardate che so ancora come si va in bici“, seguito da un timido applauso dei commessi.
Pantani guarderà il Giro 96 da casa ma troverà il modo di esser tutti i giorni protagonista, cantando nella sigla di apertura un motivetto che ha, in sé, un messaggio che è tutto dire: “La fatica tocca solo a me, ma la bici l’ho voluta io e tiro la volata ormai“. https://www.youtube.com/watch?v=Zc7xY8k1F1U
Soffrirà il Pirata, quando la gamba non risponde nelle uscite in salita, quando i dubbi di non tornare più a infiammare la folla saranno più grandi delle certezze.
Alla fine dei conti ha vinto solo due tappe nel 94, poi, certo, ha creato scompiglio al Tour, ma il suo palmares di vittorie è ancora magrissimo. Eppure la gente crede in lui e ci crede Luciano Pezzi, che crea la Mercatone Uno proprio per il Pirata, ancora in stampelle, proprio nel 96.
L’anno dopo il Giro o lo vince o dà spettacolo. Invece nella discesa del valico Chiunzi ecco una nuova invasione di strada, questa volta è un gatto.
Un gatto.
E chi cade? Pantani.
Non bastava un ginocchio e un’anima a pezzi, non bastavano le lacrime e le imprecazioni. E’ tutto da rifare.
Per colpa di un gatto.
E’ una maledizione, la sfortuna colpisce sempre e solo Pantani.
Il 1998 sarà diverso. Ma è un Giro complicatissimo, con Alex Zulle, titano del cronometro, a farla da padrone, finché il 27 maggio arriva il primo squillo di Marco, un secondo posto dietro Andrea Noé nella Macerata-San Marino, recuperando appena 3 secondi alla maglia rosa.
Si arriva così a Piancavallo, il fatidico 30 maggio. La voglia di vincere è immensa per Pantani, che sa di avere contro le cronometro e un Zulle che pare inattaccabile.
Fa di testa sua, crea scompiglio tra le pendenze elevate, tra 13 e 15%, poi a 3,5 km dopo Aviano ecco la frase che milioni e milioni di telespettatori vogliono sentire, è la voce di Adriano De Zan e la frase è: “Pantani è scattato“.
Marco vince, ritorna primo al Giro d’Italia e quel giorno, quel bel 30 maggio, inizia l’annata magica del Pirata.
“Non volevo soltanto vincere la tappa, volevo far casino e guadagnare un bel gruzzolo di secondi. Ho vinto, ma ho guadagnato poco. Non fa niente, il Giro è scoppiato”.
Pensate, in 24 ore succede il finimondo, Pantani dopo Piancavallo si porta a 22″ da Zulle che lo bastona il 31 nella cronometro di Trieste, superandolo in corsa e pensando di umiliare moralmente il Pirata, ora a 3 minuti e 48 di distacco.
Un’umiliazione in appena 40 chilometri. Che Zulle pagherà a caro prezzo.
1999, 30 maggio.
Marco Pantani è il numero uno al mondo, sta dominando un Giro che in quel giorno, arriva a Oropa, nella carovana rosa che ha già visto la firma impetuosa del Pirata il 22 maggio sul Gran Sasso, staccando Jimenez e Zulle, poi col secondo posto a Borgo San Dalmazzo ecco la maglia del primato strappata a Jalabert.
Così, quel 30 maggio, ci si presenta con una bellissima maglia rosa e 53 secondi di vantaggio su Savoldelli.
Prima di arrivare ad Oropa ecco però che il destino prova a mettersi contro Pantani.
Salta la catena e in piena salita il gruppo esplode.
Lo superano in 40 e si prova a forzare al massimo per staccare Marco. Quella maledetta catena non si rimette apposto, è l’ennesima sfortuna.
Presunta sfortuna, perché Pantani è anche un abile meccanico, quel salto di catena è un pugno sui denti che ti colpisce come le brutte notizie, ma come tutto si può aggiustare, magari col carattere impetuoso del Pirata.
Perché quello che risale sui pedali è un Pirata super incazzoso, che non riesce a mantenere la ruota dei suoi compagni e poi prova l’estasi che regala la bici, gli avversari son sempre più vicini e quando vengono raggiunti la gioia cancella ogni tormento.
Pantani ad Oropa ha altre idee dall’esser staccato. La catena si sistema, gli ostacoli si superano, l’ennesima battaglia sarà superata e il 30 maggio sarà nuovo successo.
Prima degli inferi.
Ma a noi degli inferi poco importa.
Cascata del Toce, Giro d’Italia 2003. Marco Pantani non è più il numero uno del ciclismo. Su di lui si sono abbattuti uragani che avrebbero sterminato talento, pensieri positivi e gioie.
Pantani prova a scattare per l’ultima volta nella sua carriera, è ancora il 30 maggio, andrà male ma quegli scatti saranno ugualmente il ricordo per quel giorno così magico.
I suoi tifosi continueranno a pensare a Marco in ogni scatto, che sia sulla via di casa o lungo il suo amato mare, gli renderanno gloria i suoi fan di tutto il mondo, manderanno una carezza alla mamma Tonina, facendole sapere di esser sempre presenti.
Ci sarà anche Denis, nipote di Marco, che ha ereditato la passione dello zio per la pesca e che, con simpatico accento romagnolo, annuncia al mondo e soprattutto a mamma Tonina, di esser diventato papà della bellissima Olivia.
Quando è nata la bimba?
Ma ovviamente il 30 maggio!
“Vorrei restar per sempre così, in maglia rosa e poi…”