Sono le 23.09 del 25 giugno 2020, orario e una data che il pianeta dei tifosi Reds non dimenticheranno mai, il Liverpool è campione di Inghilterra dopo ben 30 anni.
C’è voluto un allegro tedesco, Jurgen Klopp, ad assemblare una squadra leggendaria che lo scorso anno riuscì nell’impresa di perdere un titolo con 97 punti in classifica, perdendo la testa della classifica dopo il derby con l’Everton pareggiato 0-0, due punti persi che saranno sanguinosi.
Arriverà una Champions League dopo una splendida rimonta da 0-3 a 4-0 contro il Barcellona e un 2-0 al Tottenham, ma il bicchiere è sempre mezzo pieno.
Perché loro, la Kop e Klopp, il bicchiere l’avrebbero riempito solo con la Premier League.
E sono arrivati vicino anche a non assaporare questa gloria, quando a causa del Covid si paventava l’idea di cancellare una stagione non portata a termine.
Sarebbe stato troppo.
Peggio dello scivolone di capitan Gerrard contro il Chelsea nel 2015, sfortunato episodio che faceva pensare che Premier e Liverpool fossero due calamite di pari poli che non si possono attrarre.
Per ricordare l’ultimo titolo del Liverpool si doveva tornare indietro a quando la Premier si chiamava First Division e il cannoniere di squadra era John Barnes.
Poi il nulla.
Non c’è riuscito The God, Robbie Fowler e i suoi 136 gol in maglia Reds, non c’è riuscito il Pallone d’Oro dalle ginocchia di cristallo Michael Owen e come ultimo, non c’è riuscito neanche Steven Gerrard, uno che il Liverpool lo ha tatuato sul cuore e che tanto avrebbe voluto dedicare il campionato al suo piccolo cugino scomparso nella tragedia di Hillsbrough del 1989.
C’è riuscito invece Jurgen Klopp da Stoccarda, tedesco atipico, volato sulla Kop dopo aver spezzato l’egemonia del Bayern Monaco col suo Borussia Dortmund pieno di talenti giovanissimi.
Da subito il matrimonio Klopp-Liverpool è sembrato perfetto.
Più di quelli tra i Reds e i vari Houllier, Benitez e Rodgers, predecessore di Klopp fino al 8 ottobre 2015, quando il tedesco ha iniziato ad infiammare la curva più bella e romantica d’Inghilterra.
Pareva una maledizione quella che durava da 30 anni, con il titolo che sembrava ad un passo nel 2014 dopo la vittoria nello scontro diretto contro il City e all’orizzonte mancava solo la sfida contro il Chelsea di Mourinho, terzo in classifica.
Qua accade l’imponderabile del calcio, un passaggio di Sakho verso capitan Gerrard, fin lì autore di una strepitosa stagione, trova pronto il centrocampista che, quando la sforuna ci mette lo zampino, manca lo stop e pare una vettura di formula uno che parte senza controllo di trazione, scivola, non trova più il suo adorato pallone innescando Demba Ba che batte Mignolet.
E’ una sciagura, proprio lui non può sbagliare, non capitan Steven.
Talmente è smisurato l’amore verso Gerrard che in questa Premier rullo compressore per i Reds, che ad un certo punto è spuntata anche l’ipotesi di farlo rientrare in campo per sollevare il trofeo per la conquista del campionato, lui che con orgoglio ha guidato la rimonta sul Milan alzando al cielo la Champions.
Non la Premier però.
C’è voluto il Chelsea ancora di mezzo, forse per restituire una gioia a Gerrard, che battendo il City di Guardiola ha dato al Liverpool la matematica certezza di esser campione d’Inghilterra, in due anni in cui il progetto Klopp ha disistegrato il mondo del pallone.
La rivoluzione Kloppiana parte con pochi innesti ma di classe, con la pezza fondamentale del prendere il miglior portiere in circolazione, Alisson Becker e prima ancora, nel 2018, tassellando la difesa con Virgil Van Dijk, che vale tutti gli 84 milioni spesi per averlo, facendo dimenticare le prodezze al contrario di Karius, con la ciliegina sulla torta di aver fatto indossare la gloriosa maglia rossa a Momo Salah, uno che oggi vale quanto Messi e CR7.
Una vera e propria macchina da guerra: 28 vittorie su 31 partite, 70 gol fatti e una sola sconfitta.
Anche l’eliminazione dalla Champions 2019/20 ora pare un ricordo indifferente, ora c’è da sollevare al cielo un qualcosa che mancava da 30 anni, con buona pace della maledizione del Liverpool.