Gio. Nov 21st, 2024

Sono le 23.09 del 25 giugno 2020, orario e una data che il pianeta dei tifosi Reds non dimenticheranno mai, il Liverpool è campione di Inghilterra dopo ben 30 anni.

C’è voluto un allegro tedesco, Jurgen Klopp, ad assemblare una squadra leggendaria che lo scorso anno riuscì nell’impresa di perdere un titolo con 97 punti in classifica, perdendo la testa della classifica dopo il derby con l’Everton pareggiato 0-0, due punti persi che saranno sanguinosi.

Arriverà una Champions League dopo una splendida rimonta da 0-3 a 4-0 contro il Barcellona e un 2-0 al Tottenham, ma il bicchiere è sempre mezzo pieno.

Perché loro, la Kop e Klopp, il bicchiere l’avrebbero riempito solo con la Premier League.

E sono arrivati vicino anche a non assaporare questa gloria, quando a causa del Covid si paventava l’idea di cancellare una stagione non portata a termine.

Sarebbe stato troppo.

gerr

Peggio dello scivolone di capitan Gerrard contro il Chelsea nel 2015, sfortunato episodio che faceva pensare che Premier e Liverpool fossero due calamite di pari poli che non si possono attrarre.

Per ricordare l’ultimo titolo del Liverpool si doveva tornare indietro a quando la Premier si chiamava First Division e il cannoniere di squadra era John Barnes.

Poi il nulla.

Non c’è riuscito The God, Robbie Fowler e i suoi 136 gol in maglia Reds, non c’è riuscito il Pallone d’Oro dalle ginocchia di cristallo Michael Owen e come ultimo, non c’è riuscito neanche Steven Gerrard, uno che il Liverpool lo ha tatuato sul cuore e che tanto avrebbe voluto dedicare il campionato al suo piccolo cugino scomparso nella tragedia di Hillsbrough del 1989.

C’è riuscito invece Jurgen Klopp da Stoccarda, tedesco atipico, volato sulla Kop dopo aver spezzato l’egemonia del Bayern Monaco col suo Borussia Dortmund pieno di talenti giovanissimi.

Da subito il matrimonio Klopp-Liverpool è sembrato perfetto.

Più di quelli tra i Reds e i vari Houllier, Benitez e Rodgers, predecessore di Klopp fino al 8 ottobre 2015, quando il tedesco ha iniziato ad infiammare la curva più bella e romantica d’Inghilterra.

Pareva una maledizione quella che durava da 30 anni, con il titolo che sembrava ad un passo nel 2014 dopo la vittoria nello scontro diretto contro il City e all’orizzonte mancava solo la sfida contro il Chelsea di Mourinho, terzo in classifica.

Qua accade l’imponderabile del calcio, un passaggio di Sakho verso capitan Gerrard, fin lì autore di una strepitosa stagione, trova pronto il centrocampista che, quando la sforuna ci mette lo zampino, manca lo stop e pare una vettura di formula uno che parte senza controllo di trazione, scivola, non trova più il suo adorato pallone innescando Demba Ba che batte Mignolet.

E’ una sciagura, proprio lui non può sbagliare, non capitan Steven.

Talmente è smisurato l’amore verso Gerrard che in questa Premier rullo compressore per i Reds, che ad un certo punto è spuntata anche l’ipotesi di farlo rientrare in campo per sollevare il trofeo per la conquista del campionato, lui che con orgoglio ha guidato la rimonta sul Milan alzando al cielo la Champions.

Non la Premier però.

C’è voluto il Chelsea ancora di mezzo, forse per restituire una gioia a Gerrard, che battendo il City di Guardiola ha dato al Liverpool la matematica certezza di esser campione d’Inghilterra, in due anni in cui il progetto Klopp ha disistegrato il mondo del pallone.

La rivoluzione Kloppiana parte con pochi innesti ma di classe, con la pezza fondamentale del prendere il miglior portiere in circolazione, Alisson Becker e prima ancora, nel 2018, tassellando la difesa con Virgil Van Dijk, che vale tutti gli 84 milioni spesi per averlo, facendo dimenticare le prodezze al contrario di Karius, con la ciliegina sulla torta di aver fatto indossare la gloriosa maglia rossa a Momo Salah, uno che oggi vale quanto Messi e CR7.

Una vera e propria macchina da guerra: 28 vittorie su 31 partite, 70 gol fatti e una sola sconfitta.

Anche l’eliminazione dalla Champions 2019/20 ora pare un ricordo indifferente, ora c’è da sollevare al cielo un qualcosa che mancava da 30 anni, con buona pace della maledizione del Liverpool.

 

 

Di Francesco Fiori

Francesco Fiori è un giornalista sardo, classe 1983, con la passione per il racconto dello sport. Di tutto lo sport. Aveva 6 anni quando, sicuramente errore o destino, ebbe in regalo una semplice radio, senza pensare alle conseguenze successive del pianeta sportivo. Una domenica, finiti i compiti, giocando con quel mezzo, captò la voce roca di Sandro Ciotti. Aveva appena scoperto l’esistenza di Tutto il calcio minuto per minuto. La prima sfida arriva nella stagione calcistica 90/91, quando lo zio, incredibile giornalista locale, gli diede come compito raccontare la giornata calcistica appena conclusa. Quel tema, ad appena 7 anni, risultò migliore rispetto alle tabelline, mai entrate volentieri in testa. Il premio fu la presenza alla gara di cartello della squadra del suo paese, il Ploaghe, due settimane più tardi. Destino volle che la morte prese suo zio proprio il mercoledì prima, innescando in Fiori la voglia di diventare giornalista. A scuola alla domanda “Hai solo il calcio in testa?” rispondeva “No, anche il ciclismo” e gli anni di partite contemporanee la domenica e di Tele +2 col calcio estero crearono un piccolo “psicopatico sportivo”. Tra gli sport di cui si innamora c’è l’hockey americano, soprattutto nella mitologica figura di Mario Lemieux. Poco prima della morte del padre, nel febbraio 2001, Fiori trova su La Gazzetta dello Sport proprio un trafiletto con scritto del ritorno sul ghiaccio di Lemieux dopo aver sconfitto una forma tumorale e un ritiro di 3 anni. Da lì altra promessa, qualora arrivi la possibilità di scrivere un articolo, questo sarà su Lemieux il Magnifico. Diventato ragioniere capisce immediatamente che iva e fatture sono molto più noiose del previsto e la prima collaborazione col giornale “Sa Bovida” gli fanno capire le regole basi del giornalismo, cosa che Fiori ignorava ma che rispettava, chiedendo solo la possibilità di scrivere e far colpo. Chiusa la parentesi Sa Bovida per problemi logistici e di salute dell’immenso Antonio Delitala ecco il primo reale colpo di fulmine, il sito di hockey Nhl Playitusa che non ha un articolo su Lemieux. Il direttore, con una mail che Fiori ancora oggi custodisce, risponde: “Beh, perché non provi a scriverne uno tu?” Il resto è la storia scritta al pc dopo averne scritto 5 pagine in un quadernone a quadretti. Un cambio di lavoro, non per sua volontà, spariglia le carte in tavola, col ragazzo che stando fuori casa tutto il tempo deve abbandonare la scrittura, ma peggio ancora va col primo di 3 ictus che colpiscono la mamma proprio in quel periodo. Tempo al tempo e con un altro cambio di lavoro ecco l’opzione che lo colpisce, scrivere della sua amata Inter sul sito SpazioInter. Gli inizi sono complicati, scrivere secondo le regole e non avere carta bianca lo bloccano un pochino, fino all’esplosione che nel sito si chiama Live. Il Live sarebbe il racconto, minuto per minuto e in contemporanea, della partita in tv e a Fiori tocca esordire con Milan-Inter. Quella sera il divertimento raggiunge le stelle, anzi, le supera e da quel momento l’impegno è triplo, con le perle di interviste a Sandro Mazzola (che risate), Gigi Simoni (che gentilezza) e Riccardo Cucchi, suo idolo radiofonico. Il tesserino da giornalista gli fa mantenere la parola data a 6 anni e ancor più sorprendente è la proposta di essere addetto stampa proprio della squadra locale, andare a vedere quelle partite che il destino gli negarono nel 1991. Si chiede spesso se sia il destino a far scherzi oppure se semplicemente la vita va accettata per quella che è. Il 30 gennaio 2021, dopo un ricovero di un mese con tutte le aggravanti possibili, in ospedale viene a mancare la mamma di Francesco. Il colpo è brutale. Il conto è pesantissimo, la mente lontana, lo scrivere, anche solo un piccolo pensiero sulla giornata calcistica, è di una difficoltà che ad oggi è ancora lontana dall'essere superata. Il resto è storia o noia, dipende da che parte si vuol vedere, dagli articoli su Gazzetta Fan News al raccontare qualsiasi sport, perché per Fiori ogni sport ha un suo eroe e perché ora, con IspirazioneSportiva.com, sarà ancor più spettacolare dar libero sfogo a qualsiasi ispirazione, come dice il nome e come gli ha insegnato Riccardo Cucchi: “Nella vita mai smettere di sognare!”. Anzi, scusate il ritardo! Mail: fcroda@yahoo.it Fb: supermariolemieux pec: francesco.fiori@pecgiornalisti.it

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.