Ven. Nov 21st, 2025

L’Italia non s’è desta. Come potrebbe farlo vista la carenza di sentimenti che le gravitano intorno?

Partiamo dal calcio, ennesimo flop quando bisogna tirar fuori gli attributi in quel di San Siro, stadio che ultimamente non porta granché bene agli Azzurri. Di novità il povero Gattuso (a proposito, ma prima il C.T. dell’Italia non era il posto più ambito di sempre?) non ha portato nulla. Non è colpa sua. E’ che il serbatoio di calciatori italiani è clamorosamente in riserva.

Non diamo la colpa ai troppi stranieri in Serie A, perché già il livello è quello da calcio di Serie C (ah, la nostalgia della C1, C2…) e al massimo la povertà che contraddistingue l’appeal del nostro campionato (oggi non più chiamato, neanche dagli anziani, il più bello del mondo) attira pre-pensionati di classe (Modric e Vardy, fenomeni ma non giovincelli) e siamo costretti a vedere in Arabia Saudita stelle strapagate per non aver neanche un briciolo di stress dal pallone.

Beati loro.

Dove è finita l’Under 21 che con Carlo Nesti ci faceva sognare su RaiTre? Dove sono le giovanili che sfornano numeri 10 da coccolare? C’è un solo giovane che per ora sgomita, di nome Francesco Pio Esposito e l’Italia che fa? Lo prende per i fondelli, quasi esaltandolo per scherzo (di Adani non parlo. Haaland non conosce Pio. Invece tutti noi conoscevamo Antonio Nusa?  Ci vuole sempre quel briciolo di talento per il silenzio. Non è da tutti). Perché dal 2006 nessun dirigente ha fatto il bene della Nazionale? Non è il film di Checco Zalone sul posto fisso, ma ridendo e scherzando c’è una generazione che non sa cosa sia la magia del Mondiale.

E ci meravigliamo se in un campo di calcio il genitore porta il figlio a sognare il pallone e appena abbassa lo sguardo lo vede sul tablet che conquista il mondo virtuale e del calcio se ne frega altamente.

Si invoca Capello per dare uno scossone alla Nazionale. Peccato sia lassù tra gli angeli Rombo di Tuono altrimenti pur di dar fiato a pseudo commentatori calcistici si sarebbe invocato Riva come mentore di Pio Esposito.

E il 10? (Occhio, perché questo pezzo fa male).

In quel tempo, il numero 10 era un totem magico. Lo veniva indossato solo da supereroi, alcuni col Codino, altri da… Puponi, ma sempre la più ambita maglia era.

Quel Roberto Baggio che molti ricordano a Usa ’94 forse in maniera sciagurata dimenticano che in quella finale ci ha portato lui. Un po’, andando retrò di 4 anni dicono a Zenga che ha sbagliato l’uscita su Caniggia e non ricordano il record d’imbattibilità del Deltaplano nerazzurro.

Niente 10 per Roberto Mancini, genio totale mai amato in Azzurro fino al miracolo 2021 (Miracolo, perché a distanza di anni sembra uno scherzo quel trionfo invece è tutto vero, cari “it’s coming home”), maglia sulle spalle di Gianfranco Zola, baronetto che ha avuto momenti da tregenda in Nazionale, da espulsione farlocca 1994 a rigore sbagliato ad Euro 96, ma a lui gli perdoniamo tutto.

Poi, 10 sulle spalle di Alessandrino Del Piero. Solo i matti non ne riconoscono la grandezza seppur non ammirando la sua squadra di club. Oggi, proprio Del Piero, sarebbe il capo Nazionale perfetto al posto di Gravina. Serio, competente, rincuorante nelle sconfitte. Un capitano vero, ma tant’è che lui, Maldini, Totti, Bergomi, dalle proprie squadre di patria hanno trovato i portoni chiusi.

Lo abbiamo appena nominato, dopo Del Piero ecco Francesco Totti, incubo australiano. Pare che anche i koala laggiù quando voglion far paura abbiano lo sguardo del Pupone prima del rigore nel 2006. Anche Pirlo ha una menzione d’onore per la 10 dopo Totti, ma dopo c’è il vuoto assoluto e ve lo elenchiamo. Senza piangere, promesso.

Cassano, 2010 e anni successivi.

De Rossi, 2008.

Di Natale 2009/10 (Totò, sei capitato nel periodo sbagliato ma sei stato un super fuoriclasse).

Balotelli, 2010/11.

Giovinco, 2012/15.

Candreva 2012/13.

Verratti 2012/17 (il suo sosia è apparso su MasterChef ma non ricordiamo il nome).

Osvaldo 2012/13.

Vazquez 2015.

Thiago Motta 2015/16.

Insigne 2016/22.

Bernardeschi 20219/22.

Pellegrini 2021/22

Raspadori, attuale.

Lo sappiamo, ora vi è venuta voglia di fare una petizione per il ritiro della 10. E così sia, ma questo rappresenta il declino del sogno italiano.

E così diamo uno sguardo agli altri sport dove l’Italia dovrebbe esser desta.

Francesco Bagnaia, in arte Pecco.

Non gli si può voler male perché Pecco è un gran bravo ragazzo, anche quando sembra arrabbiato. Ma se già si osserva la sigla della MotoGp lui non ha il ghigno del pilota da corse. Non è Carl Fogarty per intenderci. Il naufragio di quest’anno si completa a Valencia, due piloti vanno per praterie e chi fanno cadere? Francesco, Pecco Bagnaia.

Amen.

E Sinner?

Cattivone Sinner, non vuol partecipare la Davis, non lo si tifa più e bla… bla… bla… poi domina un grande Alcaraz (Alvarez aveva giocato un giorno prima a quanto pare, ma lo spagnolo teniamocelo stretto perché Senna non sarebbe esistito senza Prost, McEnroe senza Borg, Bird senza Magic, Lauda senza Hunt, Maradona senza Pelé) dando vita ad un tennis che ci appassionerà per altri 15 anni. Ma l’italiano no, una volta che uno va in gloria è meglio screditarlo che appoggiarlo. E fu così che “eh ma Sinner è tedesco, eh ma Sinner non gareggia con l’Italia, eh ma Sinner… e basta!!! Viva Jannik.

Cosa ci rimane?

Capire come la pallavolo sia oggi lo sport più in crescita dell’élite verde-bianco-rossa, eppure Mila e Shiro non penso appartenga ai pomeriggi di Michieletto ed Egonu. Uno sport che ha dato credito ai veri mentori, Velasco, De Giorgi, ha predicato calma, ha fatto crescere giovanili da record, ma che nonostante ora possano trionfare su tutto arrivano sempre nelle pagine finali dei quotidiani sportivi.

Che nostalgia di quelle domeniche passate, quando l’Italia non solo era desta, era destissima e faceva sognare. Anzi, a dicembre l’appuntamento era davanti alla tv, era il giorno dei sorteggi dei Mondiali di calcio. Silenzio rigoroso, perché il sogno era appena iniziato e l’estate sarebbe stata magica.

Italy’s Head Coach Gennaro Gattuso prior the 2026 FIFA World Cup European Qualifiers soccer match between Italy vs Israel at the Bluenergy Stadium – Stadio Friuli in Udine, Italy, 14 October 2025. ANSA/Ettore Griffoni

 

Di Francesco Fiori

Francesco Fiori è un giornalista sardo, classe 1983, con la passione per il racconto dello sport. Di tutto lo sport. Aveva 6 anni quando, sicuramente errore o destino, ebbe in regalo una semplice radio, senza pensare alle conseguenze successive del pianeta sportivo. Una domenica, finiti i compiti, giocando con quel mezzo, captò la voce roca di Sandro Ciotti. Aveva appena scoperto l’esistenza di Tutto il calcio minuto per minuto. La prima sfida arriva nella stagione calcistica 90/91, quando lo zio, incredibile giornalista locale, gli diede come compito raccontare la giornata calcistica appena conclusa. Quel tema, ad appena 7 anni, risultò migliore rispetto alle tabelline, mai entrate volentieri in testa. Il premio fu la presenza alla gara di cartello della squadra del suo paese, il Ploaghe, due settimane più tardi. Destino volle che la morte prese suo zio proprio il mercoledì prima, innescando in Fiori la voglia di diventare giornalista. A scuola alla domanda “Hai solo il calcio in testa?” rispondeva “No, anche il ciclismo” e gli anni di partite contemporanee la domenica e di Tele +2 col calcio estero crearono un piccolo “psicopatico sportivo”. Tra gli sport di cui si innamora c’è l’hockey americano, soprattutto nella mitologica figura di Mario Lemieux. Poco prima della morte del padre, nel febbraio 2001, Fiori trova su La Gazzetta dello Sport proprio un trafiletto con scritto del ritorno sul ghiaccio di Lemieux dopo aver sconfitto una forma tumorale e un ritiro di 3 anni. Da lì altra promessa, qualora arrivi la possibilità di scrivere un articolo, questo sarà su Lemieux il Magnifico. Diventato ragioniere capisce immediatamente che iva e fatture sono molto più noiose del previsto e la prima collaborazione col giornale “Sa Bovida” gli fanno capire le regole basi del giornalismo, cosa che Fiori ignorava ma che rispettava, chiedendo solo la possibilità di scrivere e far colpo. Chiusa la parentesi Sa Bovida per problemi logistici e di salute dell’immenso Antonio Delitala ecco il primo reale colpo di fulmine, il sito di hockey Nhl Playitusa che non ha un articolo su Lemieux. Il direttore, con una mail che Fiori ancora oggi custodisce, risponde: “Beh, perché non provi a scriverne uno tu?” Il resto è la storia scritta al pc dopo averne scritto 5 pagine in un quadernone a quadretti. Un cambio di lavoro, non per sua volontà, spariglia le carte in tavola, col ragazzo che stando fuori casa tutto il tempo deve abbandonare la scrittura, ma peggio ancora va col primo di 3 ictus che colpiscono la mamma proprio in quel periodo. Tempo al tempo e con un altro cambio di lavoro ecco l’opzione che lo colpisce, scrivere della sua amata Inter sul sito SpazioInter. Gli inizi sono complicati, scrivere secondo le regole e non avere carta bianca lo bloccano un pochino, fino all’esplosione che nel sito si chiama Live. Il Live sarebbe il racconto, minuto per minuto e in contemporanea, della partita in tv e a Fiori tocca esordire con Milan-Inter. Quella sera il divertimento raggiunge le stelle, anzi, le supera e da quel momento l’impegno è triplo, con le perle di interviste a Sandro Mazzola (che risate), Gigi Simoni (che gentilezza) e Riccardo Cucchi, suo idolo radiofonico. Il tesserino da giornalista gli fa mantenere la parola data a 6 anni e ancor più sorprendente è la proposta di essere addetto stampa proprio della squadra locale, andare a vedere quelle partite che il destino gli negarono nel 1991. Si chiede spesso se sia il destino a far scherzi oppure se semplicemente la vita va accettata per quella che è. Il 30 gennaio 2021, dopo un ricovero di un mese con tutte le aggravanti possibili, in ospedale viene a mancare la mamma di Francesco. Il colpo è brutale. Il conto è pesantissimo, la mente lontana, lo scrivere, anche solo un piccolo pensiero sulla giornata calcistica, è di una difficoltà che ad oggi è ancora lontana dall'essere superata. Il resto è storia o noia, dipende da che parte si vuol vedere, dagli articoli su Gazzetta Fan News al raccontare qualsiasi sport, perché per Fiori ogni sport ha un suo eroe e perché ora, con IspirazioneSportiva.com, sarà ancor più spettacolare dar libero sfogo a qualsiasi ispirazione, come dice il nome e come gli ha insegnato Riccardo Cucchi: “Nella vita mai smettere di sognare!”. Anzi, scusate il ritardo! Mail: fcroda@yahoo.it Fb: supermariolemieux pec: francesco.fiori@pecgiornalisti.it