Gio. Nov 6th, 2025

La scomparsa di Andrea de Adamich è la notizia che di colpo peggiora la giornata. Gli avresti voluto dire che proprio da poco sulla rete si ti gustavi le vecchie puntate di Grand Prix e lo avresti voluto incensare di complimenti, perché un’epoca così, con personaggi giganteschi in tv, non tornerà mai più.

Quella trasmissione non era solo un qualcosa nel settimo giorno della settimana, era proprio LA nostra DOMENICA. Era l’unico motivo per cui i compiti era meglio sistemarli di sabato, possibilmente nel primo pomeriggio per non rischiare l’uscita con gli amici.

La domenica però non esistevano altri impegni. I cartoni animati come risveglio (anche quelli nettamente superiori a quelli di oggi ma forse qui parla il lato infantile), il wrestling della WCW per vedere Hulk Hogan e Bret Hart combattere contro chissà sempre vincenti (non ricordo sconfitte, mai ci sono eroi del wrestling sconfitti), poi l’iconica sigla, che ho ancora in macchina e al timone di Grand Prix colui che pareva un prof universitario ma che ti faceva amare la materia motoristica anche senza saper distinguere la frizione dall’acceleratore.

Andrea de Adamich ha raggiunto il 5 novembre 2025 Pepi Cereda e Oscar Orefici, altre colonne fondamentali della trasmissione insieme a Guido Schittone, a Claudia Peroni (forse il primo amore di tutti noi adolescenti) e Luca Budel, in un contesto che spaziava dalla formula uno (parliamo della magica epoca di Senna, della super Williams di Mansell-Prost, di una Ferrari come quella attuale, perdente ma romantica), al motomondiale (la moto di Rainey con la livrea di Senna in F.1, Cadalora che provava a diventar leggenda, il funambolo Kevin Schwantz) sino ai rally con colui che mi pareva una parolaccia, Kankkunen, poi Biasion, la mitica Lancia Delta, altro sogno proibito come la Peroni e quell’oretta scarsa passata sui motori volava.

C’era ben poco tempo per mangiare e la nostalgia va al profumo della pasta che arrivava dal piano di sotto dove la nonna avrebbe sicuramente vinto Masterchef volendoci partecipare. A quel punto si doveva mangiare al tempo di un pit stop, sfruttare Studio Aperto e prepararsi a Guida al Campionato, a Sandro Piccinini e a quel genio folle di Maurizio Mosca, che grazie ad un pendolino veniva insultato a casa da chiunque.

Tra la fine di Guida al Campionato c’era il tempo per cercare qualche miracolo scolastico, ma per una mezzoretta scarsa, perché Tutto il Calcio Minuto per Minuto incombeva alla radio, da sfruttare contemporaneamente al tv, magari con le macchine.

Erano gli anni in cui la Fininvest se la giocava con la Rai per la trasmissione dei gran premi. Mario Poltronieri prima e Gianfranco Mazzoni dopo hanno reso celebre questo sport, ma la grandezza più totale l’ha data in telecronaca de Adamich con Schittone (e ovviamente la nostra Claudia ai box!!!).

Per Andrea de Adamich non serviva urlare né dar nomignoli ai piloti (dai Leclerc, non è colpa tua) ma spiegava tutto alla perfezione grazie ad un occhio da pilota che mai è passato di moda. Magari per la troppa foga gli è scappato qualche insulto (forse ad Hakkinen su un giro di qualifica della Ferrari, magari i nostri lettori ci aiutano nel ricordare) ma la sua compostezza e competenza è sempre stata magistrale.

In quel 1973, anno in cui in Inghilterra il pilota di formula 1 de Adamich venne coinvolto in una carambola tipo Spa 1998 da Jody Scheckter si chiuse la carriera da driver e incredibilmente, come le belle storie di chi dal nulla riesce a reinventarsi e che da una cosa brutta ne realizza una bellissima ecco la versione di Andrea conduttore, gentlemen, uno di famiglia che ti racconta il suo mondo.

Avevo, anzi, ho ancora un amico che le prime volte che veniva al campo da calcio pareva de Adamich, con gli stessi occhialini. Ci salutavamo come Andrea, pollice in alto pronti a sognare il Mondiale della Ferrari (epoca di Schumacher).

È così, col pollice in alto verso il cielo che salutiamo Andrea de Adamich lassù. Si ricompatta la staffetta con Poltronieri, perché forse la redazione motori del buon Dio aveva bisogno di ulteriore classe.

La stessa che de Adamich ha raccontato a intere generazioni.   

 

Di Francesco Fiori

Francesco Fiori è un giornalista sardo, classe 1983, con la passione per il racconto dello sport. Di tutto lo sport. Aveva 6 anni quando, sicuramente errore o destino, ebbe in regalo una semplice radio, senza pensare alle conseguenze successive del pianeta sportivo. Una domenica, finiti i compiti, giocando con quel mezzo, captò la voce roca di Sandro Ciotti. Aveva appena scoperto l’esistenza di Tutto il calcio minuto per minuto. La prima sfida arriva nella stagione calcistica 90/91, quando lo zio, incredibile giornalista locale, gli diede come compito raccontare la giornata calcistica appena conclusa. Quel tema, ad appena 7 anni, risultò migliore rispetto alle tabelline, mai entrate volentieri in testa. Il premio fu la presenza alla gara di cartello della squadra del suo paese, il Ploaghe, due settimane più tardi. Destino volle che la morte prese suo zio proprio il mercoledì prima, innescando in Fiori la voglia di diventare giornalista. A scuola alla domanda “Hai solo il calcio in testa?” rispondeva “No, anche il ciclismo” e gli anni di partite contemporanee la domenica e di Tele +2 col calcio estero crearono un piccolo “psicopatico sportivo”. Tra gli sport di cui si innamora c’è l’hockey americano, soprattutto nella mitologica figura di Mario Lemieux. Poco prima della morte del padre, nel febbraio 2001, Fiori trova su La Gazzetta dello Sport proprio un trafiletto con scritto del ritorno sul ghiaccio di Lemieux dopo aver sconfitto una forma tumorale e un ritiro di 3 anni. Da lì altra promessa, qualora arrivi la possibilità di scrivere un articolo, questo sarà su Lemieux il Magnifico. Diventato ragioniere capisce immediatamente che iva e fatture sono molto più noiose del previsto e la prima collaborazione col giornale “Sa Bovida” gli fanno capire le regole basi del giornalismo, cosa che Fiori ignorava ma che rispettava, chiedendo solo la possibilità di scrivere e far colpo. Chiusa la parentesi Sa Bovida per problemi logistici e di salute dell’immenso Antonio Delitala ecco il primo reale colpo di fulmine, il sito di hockey Nhl Playitusa che non ha un articolo su Lemieux. Il direttore, con una mail che Fiori ancora oggi custodisce, risponde: “Beh, perché non provi a scriverne uno tu?” Il resto è la storia scritta al pc dopo averne scritto 5 pagine in un quadernone a quadretti. Un cambio di lavoro, non per sua volontà, spariglia le carte in tavola, col ragazzo che stando fuori casa tutto il tempo deve abbandonare la scrittura, ma peggio ancora va col primo di 3 ictus che colpiscono la mamma proprio in quel periodo. Tempo al tempo e con un altro cambio di lavoro ecco l’opzione che lo colpisce, scrivere della sua amata Inter sul sito SpazioInter. Gli inizi sono complicati, scrivere secondo le regole e non avere carta bianca lo bloccano un pochino, fino all’esplosione che nel sito si chiama Live. Il Live sarebbe il racconto, minuto per minuto e in contemporanea, della partita in tv e a Fiori tocca esordire con Milan-Inter. Quella sera il divertimento raggiunge le stelle, anzi, le supera e da quel momento l’impegno è triplo, con le perle di interviste a Sandro Mazzola (che risate), Gigi Simoni (che gentilezza) e Riccardo Cucchi, suo idolo radiofonico. Il tesserino da giornalista gli fa mantenere la parola data a 6 anni e ancor più sorprendente è la proposta di essere addetto stampa proprio della squadra locale, andare a vedere quelle partite che il destino gli negarono nel 1991. Si chiede spesso se sia il destino a far scherzi oppure se semplicemente la vita va accettata per quella che è. Il 30 gennaio 2021, dopo un ricovero di un mese con tutte le aggravanti possibili, in ospedale viene a mancare la mamma di Francesco. Il colpo è brutale. Il conto è pesantissimo, la mente lontana, lo scrivere, anche solo un piccolo pensiero sulla giornata calcistica, è di una difficoltà che ad oggi è ancora lontana dall'essere superata. Il resto è storia o noia, dipende da che parte si vuol vedere, dagli articoli su Gazzetta Fan News al raccontare qualsiasi sport, perché per Fiori ogni sport ha un suo eroe e perché ora, con IspirazioneSportiva.com, sarà ancor più spettacolare dar libero sfogo a qualsiasi ispirazione, come dice il nome e come gli ha insegnato Riccardo Cucchi: “Nella vita mai smettere di sognare!”. Anzi, scusate il ritardo! Mail: fcroda@yahoo.it Fb: supermariolemieux pec: francesco.fiori@pecgiornalisti.it