Se no che gente saremmo
Data di pubblicazione: 2011
Editore: Longanesi
182 pagine
La biblioteca di Ispirazione Sportiva rende oggi omaggio ad un gigante del calcio italiano, Giacinto Facchetti, attraverso il libro scritto dal figlio, Gianfelice, che abbiamo avuto anche il piacere e l’onore di ascoltare personalmente.
“Giocare, resistere e altre cose imparate da mio padre Giacinto“, con Beppe Severgnini che aggiunge: “Un grande olmo piantato sulla strada tra Crema e Treviglio, durato troppo poco.”
Il libro, colpisce personalmente chi ha perso un genitore durante una breve malattia e la forza di Gianfelice è da prendere ad esempio, facendo me stesso mea culpa per non aver avuto la stessa grinta e pacatezza nella stessa situazione.
Si legge: “Nascere e crescere all’ombra tenace dell’olmo Facchetti è stata per Gianfelice una grande fortuna, ma anche una sfida stimolante e non sempre facile. Ripercorrendo la vita del padre Giacinto, leggenda calcistica e straordinario esempio di integrità, Gianfelice ci mostra che correndo ostinatamente dietro i propri sogni si può costruire una vita esemplare.”
Scorrono così, in un’emozionante moviola, le immagini del capitano dell’Italia che ha battuto la Germania per 4 a 3, i grandi derby con la maglia dell’Inter, le sfide con il russo Cislenko, il magico mondo delle figurine e il calcio eroico di una volta.
A Gianfelice tocca anche il compito di difendere il padre dall’attacco del sottobosco calcistico (troppo facile con chi non può difendersi in prima persona), e lo fa con sanguigna passione di figlio. E mentre i tristi giocolieri del fango svaniscono nel nulla, a stagliarsi esemplare all’orizzonte resta solo il gigante Facchetti, con il suo tronco tenace e il suo sorriso gentile, protetto da una chioma sempre perfettamente pettinata.
Perché si arrivi a segnare, la palla bisogna passarsela: questo libro è un lungo e affascinate assist tra un padre e un figlio e tra il figlio e i lettori. Il pallone che ci arriva è fatto di dignità coscienza e lealtà, resistenza e pudore. Tocca a noi, adesso, saperlo giocare; per poi, un giorno, ripassarlo.
I capitoli si leggono molto velocemente, scorrendo tra il ricordo di un figlio e gli aneddoti su un padre leggendario, simbolo di un calcio per bene che a molti stona, ma che ha in Facchetti la faccia bella del pallone, così come lo era Gaetano Scirea e non a caso i due sono i protagonisti di una canzone degli Stadio che ne esalta la correttezza e l’umanità.
Gianfelice ha scritto un capolavoro e noi siamo fieri di averlo conosciuto e di aver sognato tramite le sue parole.
Caro Gianfelice, ti dirò di più. Alla morte di Giacinto, con la mia passione per il nerazzurro, ho pianto quasi se avessi perso un mio parente caro. La canzone Over The Rainbow in un suo tributo mi aveva distrutto. Sul mio profilo Facebook misi proprio una foto di Giacinto come immagine del profilo e subito, una donna a me sconosciuta mi scrisse: “Sa, lei è proprio un bell’uomo, si vede che è una persona distinta e amorevole”. “Beh, signora, la ringrazio, ma quello sul profilo è un mito, non il sottoscritto!“, con una risata generale (forse più mia rispetto alla malcapitata).
Grazie ancora per come hai reagito alla malattia di tuo padre. Io feci l’esatto contrario e ancora oggi me ne pento.