Abbiamo scomodato il più grande genio che il mondo ha mai apprezzato in tv per spiegare che al peggio non c’è mai fine: Homer Simpson ed Euro 2024 targato Italia.
La citazione è d’obbligo perché la mente sportiva tende a cancellare le delusioni, non troppo quelle atroci (5 maggio 2002, Milan-Liverpool 3-3, 7 finali perse in Champions, così le tre grandi squadre son citate e possono mettersi da parte), ma nel caso della Nazionale, non essendo una questione di ogni giorno della propria vita tutto viene mascherato.
Tutto sì, perché è notizia che quella con la Svizzera è stata la partita peggiore di sempre e Luciano “Homer” Spalletti un disastro naturale.
Io non dico di no ma voglio aprire la cassaforte dei ricordi.
Partiamo dal Mondiale 2006. S’incastra alla perfezione come l’Everest dopo le Notti Magiche di Caniggia e Zenga, il rigore alto di Baggio, quello sulla traversa di Di Biagio, il colpo di “Baguette” di Trezeguet nel 2000 e le porcate firmate Corea e Moreno del 2002.
Nel 2006 si era già fatto casino per due emisferi, tra cupole ed intercettazioni varie vincere il Mondiale è risultata la cosa più semplice del mondo. Tanto poi Trezeguet ci ha restituito il favore.
Era l’Italia calcistica degli scandali, di chi non favoriva i vivai, di chi non faceva costruire stadi per non vantaggiare “Me contro Te” ma che aveva la botta di fortuna di una generazione di fenomeni, da Totti a Del Piero (padrino di battesimo di Alessandrino, divano Mondiale 2006 in casa interista) Inzaghi, Buffon, Cannavaro, Toni, Matrix Materazzi (se stona con tanta classe ricordiamo gol e testate prese per la patria), dove c’era anche il rammarico per chi veniva lasciato a casa perché almeno 35 giocatori il Mondiale lo avrebbe meritato.
Oggi se riusciamo a trovarne 22 facciamo tombola. E cosa è cambiato?
Stramaledetti Europei. Ne abbiamo vinto 2 in 17 edizioni e nel primo fu un prodigio di Giacinto Facchetti ad aver la meglio sulla scelta della monetina contro gli URSS in semifinale, edizione peraltro giocata in Italia.
Il biennio 1968/70 fu il migliore se guardiamo le competizioni Europeo/Mondiale, eppure, anche dopo il 4-3 nella Partita del Secolo contro la Germania i nostri vennero accolti con i pomodori al rientro, a causa della batosta contro il Brasile per 4-1, un Brasile con cui non si sarebbe mai potuto giocare ad armi pari ma vuoi altura, vuoi supplementari tedeschi, arrivammo fiacchi e pazienza.
Nel 2024 invece neanche un pomodoro ha accolto la nostra Nazionale. Forse la siccità, forse il non voler sprecare neanche un frutto contro Donnarumma e compagni, ma niente, neanche un insulto li ha fatti incontrare al loro rientro in Italia. L’indifferenza è il peggiore dei trattamenti.
Pensate poi alla carenza del numero 10, del numero che fa sognare i bambini. Siamo cresciuti con Baggio 1994 (non me ne vogliano Dossena e Berti nel 1982 e 1990, quando il 10 forse si dava in ordine alfabetico) Zola 1996, Del Piero 1998, 2000, Totti 2002, 2004, 2006 e giusto per piangere De Rossi 2008 (non me ne voglia Danielino stupendo interprete calcistico) quando la nostra parabola entra in una discesa catastrofica.
Devastati dall’Olanda per 3-0 in cui non ci capimmo niente (vedi Spagna 2024), almeno la soddisfazione di battere i cuginetti transalpini la prendemmo, prima di perdere ai rigori con gli iberici con gli errori di De Rossi e Di Natale.
Donadoni, c.t. neanche così malvagio, opto per esser fatto saltare in aria per far tornare il Deus ex machina Marcello Lippi, che con Di Natale numero 10 riuscì (forse senza blocchi o forse con blocchi, a voi la scelta) nell’incommensurabile possibilità di non passare i gironi contro Paraguay, Nuova Zelanda e Slovacchia.
Si gridò allo scandalo.
Non cambiò nulla.
Ma ci si illuse.
Prandelli nel 2012 ci porta in finale dove, rimendiamo sì un 4-0 dalla Spagna, la Nazionale pare veder un briciolo di innovazione, imbattuta con Spagna e vittoriosa ai rigori con Inghilterra e con Germania per 2-1 quando Balotelli sembrò Cristiano Ronaldo.
E anche qui, figliolo, al peggio non c’è fine. Al Mondiale fuori al primo turno contro Costa Rica e Uruguay nonostante la vittoria contro l’Inghilterra nella gara inaugurale. Ecco, dal punto di vista Mondiale questo è il nostro ultimo ricordo.
Una generazione non sa cosa siano le Notti Magiche. Una generazione non gioca più a pallone in strada perché forse non ha avuto la fame di noi che sognavamo sempre e solo il calcio, abbracciati a quel pallone la notte in attesa delle formazioni recitate da Bruno Pizzul.
E se nel 2018 fu di traverso il passaggio Ikea della Svezia a San Siro che combatté con i denti l’1-0 dell’andata quando mister Libidine Gianpiero Ventura (l’avevate dimenticato eh…) non trovò uno straccio di soluzione per scardinare Ibra e compagni e se a quel punto eravamo certi del peggio (un “non Mondiale” mancava dal 1958) ecco che l’Italia di Mancini manca anche il successivo Mondiale contro… la Macedonia del Nord.
La Macedonia del Nord!
In mezzo Euro 2020/21, quello giocato in Italia nelle prime 3 partite e che ha restituito fame e consapevolezza. Un ricordo che oggi sembra lontano anni luce.
Dovevamo crescere e invece ci siamo adagiati su poltrone e allori, su vivai che non crescono, su infrastrutture da terzo mondo, dando la colpa sempre al vicino o a qualcuno pur di non fare autocritica.
Homer Spalletti era conscio di non poter fare miracoli ma poi ci ha messo del suo. Ad oggi ancora non abbiamo capito come avrebbe dovuto giocare l’Italia, blocco Inter, blocco intestinale o blocco autostradale.
E la cosa peggiore è che non cambierà nulla. Perché facciamo sempre prima a dimenticare e non imparare la lezione.
E chissà cosa ci riserva il futuro. Figliolo preparati.