Gio. Nov 21st, 2024

Abbiamo scomodato il più grande genio che il mondo ha mai apprezzato in tv per spiegare che al peggio non c’è mai fine: Homer Simpson ed Euro 2024 targato Italia.

La citazione è d’obbligo perché la mente sportiva tende a cancellare le delusioni, non troppo quelle atroci (5 maggio 2002, Milan-Liverpool 3-3, 7 finali perse in Champions, così le tre grandi squadre son citate e possono mettersi da parte), ma nel caso della Nazionale, non essendo una questione di ogni giorno della propria vita tutto viene mascherato.

Tutto sì, perché è notizia che quella con la Svizzera è stata la partita peggiore di sempre e Luciano “Homer” Spalletti un disastro naturale.

Io non dico di no ma voglio aprire la cassaforte dei ricordi.

Partiamo dal Mondiale 2006. S’incastra alla perfezione come l’Everest dopo le Notti Magiche di Caniggia e Zenga, il rigore alto di Baggio, quello sulla traversa di Di Biagio, il colpo di “Baguette” di Trezeguet nel 2000 e le porcate firmate Corea e Moreno del 2002.

Nel 2006 si era già fatto casino per due emisferi, tra cupole ed intercettazioni varie vincere il Mondiale è risultata la cosa più semplice del mondo. Tanto poi Trezeguet ci ha restituito il favore.

Era l’Italia calcistica degli scandali, di chi non favoriva i vivai, di chi non faceva costruire stadi per non vantaggiare “Me contro Te” ma che aveva la botta di fortuna di una generazione di fenomeni, da Totti a Del Piero (padrino di battesimo di Alessandrino, divano Mondiale 2006 in casa interista) Inzaghi, Buffon, Cannavaro, Toni, Matrix Materazzi (se stona con tanta classe ricordiamo gol e testate prese per la patria), dove c’era anche il rammarico per chi veniva lasciato a casa perché almeno 35 giocatori il Mondiale lo avrebbe meritato.

Oggi se riusciamo a trovarne 22 facciamo tombola. E cosa è cambiato?

Stramaledetti Europei. Ne abbiamo vinto 2 in 17 edizioni e nel primo fu un prodigio di Giacinto Facchetti ad aver la meglio sulla scelta della monetina contro gli URSS in semifinale, edizione peraltro giocata in Italia.

Il biennio 1968/70 fu il migliore se guardiamo le competizioni Europeo/Mondiale, eppure, anche dopo il 4-3 nella Partita del Secolo contro la Germania i nostri vennero accolti con i pomodori al rientro, a causa della batosta contro il Brasile per 4-1, un Brasile con cui non si sarebbe mai potuto giocare ad armi pari ma vuoi altura, vuoi supplementari tedeschi, arrivammo fiacchi e pazienza.

Nel 2024 invece neanche un pomodoro ha accolto la nostra Nazionale. Forse la siccità, forse il non voler sprecare neanche un frutto contro Donnarumma e compagni, ma niente, neanche un insulto li ha fatti incontrare al loro rientro in Italia. L’indifferenza è il peggiore dei trattamenti.

Pensate poi alla carenza del numero 10, del numero che fa sognare i bambini. Siamo cresciuti con Baggio 1994 (non me ne vogliano Dossena e Berti nel 1982 e 1990, quando il 10 forse si dava in ordine alfabetico) Zola 1996, Del Piero 1998, 2000, Totti 2002, 2004, 2006 e giusto per piangere De Rossi 2008 (non me ne voglia Danielino stupendo interprete calcistico) quando la nostra parabola entra in una discesa catastrofica.

Devastati dall’Olanda per 3-0 in cui non ci capimmo niente (vedi Spagna 2024), almeno la soddisfazione di battere i cuginetti transalpini la prendemmo, prima di perdere ai rigori con gli iberici con gli errori di De Rossi e Di Natale.

Donadoni, c.t. neanche così malvagio, opto per esser fatto saltare in aria per far tornare il Deus ex machina Marcello Lippi, che con Di Natale numero 10 riuscì (forse senza blocchi o forse con blocchi, a voi la scelta) nell’incommensurabile possibilità di non passare i gironi contro Paraguay, Nuova Zelanda e Slovacchia.

Si gridò allo scandalo.

Non cambiò nulla.

Ma ci si illuse.

Prandelli nel 2012 ci porta in finale dove, rimendiamo sì un 4-0 dalla Spagna, la Nazionale pare veder un briciolo di innovazione, imbattuta con Spagna e vittoriosa ai rigori con Inghilterra e con Germania per 2-1 quando Balotelli sembrò Cristiano Ronaldo.

E anche qui, figliolo, al peggio non c’è fine. Al Mondiale fuori al primo turno contro Costa Rica e Uruguay nonostante la vittoria contro l’Inghilterra nella gara inaugurale. Ecco, dal punto di vista Mondiale questo è il nostro ultimo ricordo.

Una generazione non sa cosa siano le Notti Magiche. Una generazione non gioca più a pallone in strada perché forse non ha avuto la fame di noi che sognavamo sempre e solo il calcio, abbracciati a quel pallone la notte in attesa delle formazioni recitate da Bruno Pizzul.

E se nel 2018 fu di traverso il passaggio Ikea della Svezia a San Siro che combatté con i denti l’1-0 dell’andata quando mister Libidine Gianpiero Ventura (l’avevate dimenticato eh…) non trovò uno straccio di soluzione per scardinare Ibra e compagni e se a quel punto eravamo certi del peggio (un “non Mondiale” mancava dal 1958) ecco che l’Italia di Mancini manca anche il successivo Mondiale contro… la Macedonia del Nord.

La Macedonia del Nord!

In mezzo Euro 2020/21, quello giocato in Italia nelle prime 3 partite e che ha restituito fame e consapevolezza. Un ricordo che oggi sembra lontano anni luce.

Dovevamo crescere e invece ci siamo adagiati su poltrone e allori, su vivai che non crescono, su infrastrutture da terzo mondo, dando la colpa sempre al vicino o a qualcuno pur di non fare autocritica.

Homer Spalletti era conscio di non poter fare miracoli ma poi ci ha messo del suo. Ad oggi ancora non abbiamo capito come avrebbe dovuto giocare l’Italia, blocco Inter, blocco intestinale o blocco autostradale.

E la cosa peggiore è che non cambierà nulla. Perché facciamo sempre prima a dimenticare e non imparare la lezione.

E chissà cosa ci riserva il futuro. Figliolo preparati.

 

Di Francesco Fiori

Francesco Fiori è un giornalista sardo, classe 1983, con la passione per il racconto dello sport. Di tutto lo sport. Aveva 6 anni quando, sicuramente errore o destino, ebbe in regalo una semplice radio, senza pensare alle conseguenze successive del pianeta sportivo. Una domenica, finiti i compiti, giocando con quel mezzo, captò la voce roca di Sandro Ciotti. Aveva appena scoperto l’esistenza di Tutto il calcio minuto per minuto. La prima sfida arriva nella stagione calcistica 90/91, quando lo zio, incredibile giornalista locale, gli diede come compito raccontare la giornata calcistica appena conclusa. Quel tema, ad appena 7 anni, risultò migliore rispetto alle tabelline, mai entrate volentieri in testa. Il premio fu la presenza alla gara di cartello della squadra del suo paese, il Ploaghe, due settimane più tardi. Destino volle che la morte prese suo zio proprio il mercoledì prima, innescando in Fiori la voglia di diventare giornalista. A scuola alla domanda “Hai solo il calcio in testa?” rispondeva “No, anche il ciclismo” e gli anni di partite contemporanee la domenica e di Tele +2 col calcio estero crearono un piccolo “psicopatico sportivo”. Tra gli sport di cui si innamora c’è l’hockey americano, soprattutto nella mitologica figura di Mario Lemieux. Poco prima della morte del padre, nel febbraio 2001, Fiori trova su La Gazzetta dello Sport proprio un trafiletto con scritto del ritorno sul ghiaccio di Lemieux dopo aver sconfitto una forma tumorale e un ritiro di 3 anni. Da lì altra promessa, qualora arrivi la possibilità di scrivere un articolo, questo sarà su Lemieux il Magnifico. Diventato ragioniere capisce immediatamente che iva e fatture sono molto più noiose del previsto e la prima collaborazione col giornale “Sa Bovida” gli fanno capire le regole basi del giornalismo, cosa che Fiori ignorava ma che rispettava, chiedendo solo la possibilità di scrivere e far colpo. Chiusa la parentesi Sa Bovida per problemi logistici e di salute dell’immenso Antonio Delitala ecco il primo reale colpo di fulmine, il sito di hockey Nhl Playitusa che non ha un articolo su Lemieux. Il direttore, con una mail che Fiori ancora oggi custodisce, risponde: “Beh, perché non provi a scriverne uno tu?” Il resto è la storia scritta al pc dopo averne scritto 5 pagine in un quadernone a quadretti. Un cambio di lavoro, non per sua volontà, spariglia le carte in tavola, col ragazzo che stando fuori casa tutto il tempo deve abbandonare la scrittura, ma peggio ancora va col primo di 3 ictus che colpiscono la mamma proprio in quel periodo. Tempo al tempo e con un altro cambio di lavoro ecco l’opzione che lo colpisce, scrivere della sua amata Inter sul sito SpazioInter. Gli inizi sono complicati, scrivere secondo le regole e non avere carta bianca lo bloccano un pochino, fino all’esplosione che nel sito si chiama Live. Il Live sarebbe il racconto, minuto per minuto e in contemporanea, della partita in tv e a Fiori tocca esordire con Milan-Inter. Quella sera il divertimento raggiunge le stelle, anzi, le supera e da quel momento l’impegno è triplo, con le perle di interviste a Sandro Mazzola (che risate), Gigi Simoni (che gentilezza) e Riccardo Cucchi, suo idolo radiofonico. Il tesserino da giornalista gli fa mantenere la parola data a 6 anni e ancor più sorprendente è la proposta di essere addetto stampa proprio della squadra locale, andare a vedere quelle partite che il destino gli negarono nel 1991. Si chiede spesso se sia il destino a far scherzi oppure se semplicemente la vita va accettata per quella che è. Il 30 gennaio 2021, dopo un ricovero di un mese con tutte le aggravanti possibili, in ospedale viene a mancare la mamma di Francesco. Il colpo è brutale. Il conto è pesantissimo, la mente lontana, lo scrivere, anche solo un piccolo pensiero sulla giornata calcistica, è di una difficoltà che ad oggi è ancora lontana dall'essere superata. Il resto è storia o noia, dipende da che parte si vuol vedere, dagli articoli su Gazzetta Fan News al raccontare qualsiasi sport, perché per Fiori ogni sport ha un suo eroe e perché ora, con IspirazioneSportiva.com, sarà ancor più spettacolare dar libero sfogo a qualsiasi ispirazione, come dice il nome e come gli ha insegnato Riccardo Cucchi: “Nella vita mai smettere di sognare!”. Anzi, scusate il ritardo! Mail: fcroda@yahoo.it Fb: supermariolemieux pec: francesco.fiori@pecgiornalisti.it