Il 17 febbraio del 1982 nasceva Adriano Leite Ribeiro, uno dei rimpianti maggiori del calcio mondiale
Francesco Fiori, 17 febbraio 2020, www.gazzettafannews.it
Con quel sinistro spostava il mondo.
Quella faccia simpatica, quel sorriso triste, quell’esser passato da una estrema povertà ad una fama mondiale, quel padre che muore all’improvviso, quella luce che si spegne di botto.
Adriano Leite Ribeiro rappresenta uno dei rimpianti maggiori del calcio mondiale. Con quel sinistro, l’Imperatore, aveva fatto innamorare i nerazzurri da quel missile inferto alla porta del Real Madrid in un’amichevole estiva del 2001, arrivato all’Inter dal Flamengo, in gol in Serie A contro il Venezia, in quella che sembrava una fiaba.
Successore di Ronaldo, per Adriano c’è la gavetta con Fiorentina e Parma e in quest’ultima fa sognare in coppia con Mutu, maturando nel suo ruolo di top player. L’Inter in tutta fretta lo riporta a casa nel 2004, in una sessione di mercato dove arriva anche Dejan Stankovic.
Con Adriano in attacco c’è anche Vieri, ma i due, entrambi mancini, spesso si pestano i piedi, ma quando funzionano sono gioielli per i tifosi. 12 gol nella prima cavalcata nerazzurra del 2003/04 trascinano l’Inter verso un posto in Champions League, con reti di pregevole fattura, come il coast to coast contro l’Udinese che ancora fa vibrare San Siro.
Ma il mondo cambia in un attimo.
“Papà è morto“. Questo è il messaggio che Adriano riceve in una telefonata del 3 agosto 2004. Il giocatore sta vivendo il suo momento magico in carriera e tutto gli crolla addosso.
Zanetti nel suo libro racconta che appena saputo dell’accaduto sia Moratti che l’intera squadra vegliano su Adriano quasi fosse il fratellino di tutti, ma il magone che si porta dentro lo porta alla depressione, alle notti brave, alla ricerca di quella felicità che è ormai perduta e solo gli eccessi gli sembrano far trovare.
L’ Adriano calciatore crolla così, tra allenamenti saltati e una forma fisica decadente, l’alcool che la fa da padrone e una sofferenza che si trascina anche in campo, con l’Inter che lo manda in prestito al San Paolo per fargli ritrovare il sorriso ma ormai è tutto inutile e l’imperatore che fu non ritorna più ai suoi standard da campione.
Una parentesi di 4 partite con la Roma confermano che la Serie A, ma anche il calcio in generale, non riescono più a dare il massimo in Adriano, che decide, di botto, di lasciar tutto, fregarsene di fama e soldi e tornare in Brasile e sorridere alla vita.
Quel che resta del giocatore sono i gioielli balistici contro Real Madrid, Udinese, Perugia e tanto altro, con l’Imperatore che resta un rimpianto di ciò che poteva essere e non è stato.