Mar. Apr 16th, 2024

Chiudete gli occhi, immaginate classe, potenza, carattere, gol, assist, leadership, sentite il boato dei fan verso l’icona che esce con la Stanley Cup, applausi, ecco tutto questo è Mark Messier, l’essere perfetto, il Messia!

Il 18 gennaio 1961 nasce colui che dà del tu al puck: probabilmente neanche piange appena messo al mondo ma guida gli altri bambini verso la vittoria, è fatto cosi Messier, lui è leader, è il giocatore a cui affidi una squadra sapendo che conti su di lui al 100%.

La sua infanzia è piena di hockey come capita ai bimbi in Canada, a quattro anni magari litiga con l’alfabeto ma familiarizza con pattini e bastone.

Gli inizi

Esordisce sul ghiaccio con i Spruce Grove Mets già dagli 11 anni e li guida al successo cinque anni più tardi quando dall’alto della roccia che è diventato con i quasi 100 chili di muscoli domina i coetanei e i suoi tanti minuti di penalità spiegano il fuoco interiore che solo i campioni hanno.

Il vero impatto con arene calde si ha con il debutto nell’Alberta Junior Hockey League, lega che per inciso di tanti prospetti fa sollevare la Stanley Cup solo a 15 giocatori: Duane Sutter(Islanders), Mike Vernon e Dana Murzyn (Avalanche), Mike Needham (Penguins), Kevin Haller (Canadiens), Troy Murray (Avalanche), Jim Nill (Red Wings) Richard Matvichuk (Stars), Ken Sutton (Flames), Pratt, Reinprecht e Hammett (ancora Avalanche nel 2001), Commodore, Wesley e Adams (Hurricanes), nessun fenomeno esagerato, nessuno prima dell’Alce di Edmonton.

Messier unisce la potenza e la classe di chi indifferentemente può giocare ala sinistra o centro, unita ad una cattiveria imprevedibile che lo rende il giocatore più completo della sua generazione.

In AJHL spiccano i tanti minuti di penalità ma non risalta la classe, il passaggio al livello successivo di hockey è complicato eppure l’Alce (perché questo nickname?scontratevi con un alce poi richiedetelo) chiude con 74 punti in 54 partite costellati da 194 minuti in panca puniti. L’approdo in Wha prima con gli Indianapolis Racers poi con i Cincinnati Stingers blocca le sue statistiche a livello realizzativo.

La Wha è soppressa nel 1979 e le squadre finiscono nella Nhl, sua acerrima concorrente (al momento del ritiro Messier sarà l’ultimo giocatore Nhl ad aver militato in Wha), al primo approccio con i pro Mark continua a non impressionare e tanti nel draft se lo dimenticano. Viene scelto al terzo round col numero 48, destino o fortuna non si sa ma approda negli Edmonton Oilers, la squadra della città natia, qualcosa di simile ad un dream team che verrà

Edmonton Oilers

Gli Oilers passano dalla Wha alla Nhl e il battesimo nel draft è con lode, arrivano Kevin Lowe al numero 21, Mark Messier con la scelta n.48 e Gleen Anderson col 69, cui si aggiungono Paul Coffey n.6 nel 1980 con Jari Kurri n.69 e il portiere Andy Moog col numero 132 che condivide il ruolo con Grant Fuhr n.8 del 1981. Dimentichiamo una cosa “di poco conto”, ai sopracitati campioni si aggiunge sua Maestosità Wayne Gretzky già tra le fila canadesi, la squadra dei sogni è bella e creata.

Da team materasso Edmonton sfida l’egemonia dell’epoca chiamata NY Islanders, Messier cresce e fa vedere una classe cristallina con 50 gol segnati alla sua terza stagione e un impatto con la Nhl che diventa devastante. Gli Oilers arrivano secondi assoluti con Fuhr che resta imbattuto per 23 partite di fila, record per un rookie e Gretzky sigla 212 punti in stagione, primato ancora assoluto (e inarrivabile). Edmonton è macchina da gol, segna 417 reti, 5.2 di media a partita ma a sorpresa vengono eliminati dai Kings in una drammatica serie.

Messier impara la dura legge dei playoff, Edmonton si migliora nel 1982-83 arrivando sino alla finalissima ma l’egemonia Islanders di Denis Potvin è dura a morire e la disputa si chiude 4 a 0. La classifica marcatori stagionale è impressionante, guida Gretzky con 196 punti poi Messier a quota 106Anderson e Kurri 104Coffey 96 cosi spiegando i 424 gol stagionali in regular season.

Ecco la Stanley Cup

2 stanley cup a edmonton

La rabbia di aver sfiorato la Stanley Cup crea una squadra mostruosa, al talento enorme ecco la leadership che Mark Messier diffonde tra i compagni. Arriva la stagione perfetta per gli Oilers, primi nella regular season con 119 punti446 gol (record Nhl), + 15 punti sugli Islanders secondi, con Gretzky, Kurri e Anderson che viaggiano intorno ai 50 gol (The Great One esagerato a quota 87) e iniziano a mietere vittime nei playoff.

Spazzati via i Winnipeg Jets gli Oilers devono soffrire le 7 gare per liberarsi dei coriacei Calgary Flames per poi eliminare i Minnesota North Stars nelle finali di conference.

La finalissima è il remake dell’anno precedente contro gli Islanders, questa volta però s’impone Emonton per 4 a 1, rifilando un doppio 7-2 tra gara 3 e 4 in terra canadese e poi esultando nell’essere la prima squadra ex Wha a imporsi in Nhl.

Se Gretzky è il goleador principale Mark Messier incarna il giocatore perfetto, 8 gol e 18 assist fanno di lui il migliore della postseason e si guadagna il Conn Smythe Trophy, ora è nell’ olimpo delle leggende Nhl.

Spazzata via la dinastia Islanders per gli Oilers arrivano altre 4 Stanley Cup nelle successive 5 stagioni con il pokerissimo interrotto solo dai Montreal Canadiens nel 1985-86.

Dai trionfi si passa però allo shock.

L’era post Gretzky

Riavvolgiamo il nastro alla finalissima Boston-Edmonton in cui l’unico avversario del Dream Team è un blackout che azzera la gara giocata nel”giardino” dei Bruins, la serie si chiude 4 a 0, Gretzky solleva la coppa e chiede a tutti i componenti dello staff canadese di entrare sul ghiaccio e fare una foto tutti insieme, rituale che da quel giorno si ripropone in ogni trionfo con la coppa d’argento.

3 con Gretzky arrivano 4 Stanley

In pochi lo sanno ma quell’attimo è l’ultimo ricordo di Great One con la casacca di Edmonton visto che le valigie per Los Angeles sono pronte e si concretizzano il 9 agosto 1988.

Il degno successore nella gerarchia dei capitani Oilers è proprio Mark Messier, “L’Alce”diventa ora l’icona dei fan che subiscono il brutto scherzo del destino di ritrovare i Kings nei playoff 88-89 con conseguente eliminazione al primo turno in favore dell’ex Re che, in ogni caso, a Los Angeles non esulterà mai.

Lo sconforto la fa da padrone nella tifoseria di Messier.

L’Alce non è dello stesso avviso dei fan, spinto dalla pesante eredita di Gretzky si regala una stagione 89-90 fantastica (sul ghiaccio all’ epoca fanno esordio Sundin, Kolzig, Lidstrom e Fedorov, i Red Wings non si qualificano per l’ultima volta ai playoff, miglior striscia positiva a oggi negli sport Usa), gli Oilers chiudono dietro i Flames in stagione regolare nella Smythe Division, con la soddisfazione di staccare i Kings di 15 punti, col capitano che chiude a 129 punti dietro il solito Gretzky a quota 142.

I Kings sono tutt’altro che sconfitti, anzi battono proprio i Flames testa di serie n.1 e rifilano un 12-4 in gara 4, cosi si arriva all’ennesimo duello.

La vendetta va servita al momento giusto, secondo turno dei playoff e Edmonton spazza via Gretzky e Kings 4 a 0, è la semi-apoteosi (solo 7-0 e 6-1 nelle prime 2 gare).

Distratti dalla goduria di aver mandato a casa il Re, gli Oilers combinano un pasticcio con i Blackhawks ma sotto 2 a 1 nella serie Mark Messier si presenta a Chicago spiegando cosa vuol dire la parola leggenda, segna 2 gol e fa 2 assist nel 4-2 finale che fa da trampolino di lancio alle successive 2 vittorie che danno il pass verso la finalissima contro Ray Bourque e i suoi Boston Bruins.

4 la Stanley Cup da Capitano Oilers

Le 2 icone della Nhl si contendono anche il titolo di MVP stagionale vinto da Messier con il margine più ristretto della storia sul secondo, solo 2 punti.

La finalissima è a senso unico, Bill Ranford, goalie di Edmonton, blocca Boston ed è incoronato MVP dei playoff, Messier solleva la coppa dopo 5 gare e il 4 a 1 inflitto al Boston Garden.

Senza Gretzky, senza lacrime, grossi clamori o aspettative ecco di nuovo gli Oilers campioni, tutto come prima, tranne la visita della Stanley Cup in un locale di streaptease come nel 1987, dove, dimenticata, viene ritrovata ammaccata e con i fan che ancora ci bevono su.

Il Messia

Vincere in una squadra di fenomeni è gratificante, al limite dell’apoteosi, ma insegna il Mourinho nerazzurro ad un Ibra col mal di pancia in partenza verso Barcellona “se vinci Champions con loro sei uno dei tanti, non il più grande!”, lo stesso discorso si avvicina a Messier nell’ era Gretzky, serve qualcosa di leggendario.

Nella Nhl c’è una squadra affascinante che ormai non vince da 54 anni e gioca in un tempio dell’hockey, sono i New York Rangers.

Il binomio Messier-Blueshirts nasce nel 1991 quando il capitano Oilers vola nella Grande Mela in cambio di Nicholls, Rice, DeBrusk e appena messa la nuova maglia arrivano subito i gradi di condottiero con la lettera C sopra.

Rinvigorito a NY chiude la prima stagione con 107 punti grazie a 35 gol e 72 assist, meglio dei 91 punti che fa l’anno successivo mancando però i playoff e nel 1992 è ancora miglior giocatore del campionato.

È il 1993-94, intorno a Mark giocano i vari Mike RichterKevin LoweEsa TikkanenGleen AndersonCraig McTavish (tutti ex Oilers) oltre a campioni come Brian Leetch e Adam Greaves.

La cavalcata in regular season è formidabile chiudendo con 112 punti, 11 più dei Penguins secondi.

Come insegna la storia non si è grandi senza la coppa e i Rangers sono a bocca asciutta da troppo tempo.

Il trampolino di lancio dei Rangers sono i cuginetti degli Islanders che vengono spazzati via subito, poi 5 partite e tanti saluti ai Capitals sino ad arrivare all’ennesimo derby con i New Jersey Devils.

Lo spavento è grande, qualcosa s’inceppa e i Diavoli conducono la serie 3 a 2, ad una sola vittoria dalla finalissima, cosi, come consigliato agli eroi parla Mark Messier, è il 25 maggio 1994, giorno di Capitan Coraggio.

5 mark messier la profezia prima dei Devils

Noi vinceremo stanotte

Messier non si limita a predicare, scende sul ghiaccio pronto a tutto, avvisa Martin Brodeur e gli rifila una tripletta, i Rangers vincono 4 a 2 e pareggiano la serie, cosi dopo quella dichiarazione Messier diventa il Messia, colui che porterà i suoi verso il paradiso.

In gara 7 l’eroe è Stephane Matteau che segna il gol del 2 a 1 in un doppio supplementare tra il delirio del Madison Square Garden e del radiocronista Howie Rose voce storica a NY.

Si spalancano le porte della finalissima, di fronte ecco la novità Vancouver Canucks guidati da Pavel Bure.

Per Messier la motivazione è altissima, far meglio del più grande, quel Wayne Gretzky che l’anno prima porta in finale i Kings ma perde con i Montreal Canadiens.

L’entusiasmo post Devils costa ai Rangers un’altra maratona in gara 1 dove vincono i Canucks al supplementare, Gelinas condanna il Madison e i suoi giocatori.

Colpiti ancora nell’orgoglio i Rangers si arrabbiano e collezionano una tripletta vincendo le 3 successive partite per 3-1, 5-1 e 4-2, preparando il palcoscenico della Grande Mela alla festa del 9 giugno.

Con i mondiali di calcio alle porte diventa mondiale anche la reazione dei Canucks che rovinano la festa espugnando il Madison 6 a 3 e addirittura facendo esplodere il Pacific Coliseum in una rocambolesca gara 6 chiusa 4 a 1 tra le polemiche Rangers per un gol non concesso.

Cosi il bivio arriva martedi 14 giugno, Mark Messier sarà Re o imiterà Gretzky?

Messier è il Messia, guida i suoi verso un doppio vantaggio quando i Canucks reagiscono segnando il 2 a 1 con l’icona canadese Trevor Linden e mentre la paura arriva sottile ecco che Mark segna il 3 a 1 vanificando la doppietta di Linden e rendendo gli ultimi minuti della gara un lungo calvario per tutti i tifosi.

Alla sirena finale Messier regala alla Nhl immagini stupende saltando su e giù come un bambino che non ha mai vinto niente e poi non sta nella pelle quando Bettman gli consegna la Stanley Cup, sollevata da capitano con 2 squadre diverse, unico in quest’impresa, col Messia che ha mantenuto la promessa, 54 anni dopo i Rangers si meritano la parata di stelle a NY.

Epilogo

Vincere la coppa con i Rangers è il punto più alto dell’Alce, diventato poi Capitan Coraggio e poi il Messia. Un trionfo cosi vale doppio rispetto anche alla gloriosa Canada Cup del 1987 dove Messier fa da sparring partner a Lemieux e Gretzky, indossando la maglia con la foglia d’acero nel 84-87-91 per la Canada Cup, poi campionato del mondo 1989 e coppa del mondo 1996.

Gli anni successivi alla vittoria della Stanley sono ancora proficui tra gol e assist, con 99 punti siglati alla soglia dei 35 anni e il regalo della sua squadra di affiancargli nel 96/97 niente meno che Wayne Gretzky.

I sogni di gloria della coppia d’oro ex Oilers s’infrangono in finale di conference contro Eric Lindros e la sua “Legion of Doom” linea devastante dei Flyers con LeClair e Renberg.

Oltre al danno la beffa, i Rangers non rinnovano il contratto a Messier vedendo in Gretzky e LaFontaine 2 centri più forti, cosi tra l’ira dei tifosi per la separazione Mark firma con i Canucks allenati da Mike Keenan coach dei Rangers 1994.

A Vancouver le cose partono subito male quando Trevor Linden dice di gradire Messier come capitano, mossa che indispettisce i fan che vedono solo lui con la C sulla maglia, poi però lo stesso ex capitano finisce agli Islanders. Il Messia chiede di indossare il suo solito numero 11 ma i Canucks, in memoria di Wayne Maki scomparso a causa di un tumore al cervello nel 1974, quel numero l’hanno ritirato e riconsegnarlo anche a uno come Messier non regala grande credito al feeling con Vancouver.

Il momento toccante della nuova avventura con i Canucks è il ritorno al Madison dove la venerazione verso la leggenda fa commuovere Messier grazie a standing ovation illimitate.

Le cose in terra canadese non vanno per il verso giusto e l’avventura Canucks si chiude dopo 3 stagioni e la mancata convocazione alle Olimpiadi del 1998 finalmente aperte ai professionisti.

Da free agent ha occhi solo per un team, un pianeta, un modo di essere, ritornare ai New York Rangers!

Brian Leetch gli consegna i gradi di capitano di una franchigia che dimentica subito i dissapori tra dirigenza e Mark.

Non arriveranno trionfi ma il Messia il 4 novembre 2003 supera Gordie “Mr.Hockey” Howe al secondo posto nella classifica a punti di tutti i tempi, anticipando l’emozione della sua ultima passerella al Madison dove è applaudito ad ogni tocco del disco, decidendo per il ritiro a 43 anni.

Chiude con 1.756 gare giocate, 694 gol e 1.193 assist per 1.887 punti, alle spalle dell’irraggiungibile Gretzky primo.

Hall of Famer al primo anno in cui è possibile eleggerlo, carismatico al punto che la Nhl dà il suo nome al premio stagionale per il miglior giocatore che sa motivare i compagni ed è esempio di leadership.

Cattivo al punto giusto, mai domo, devastante sia in fase offensiva che difensiva, se chi vuole un cannoniere o assist man sceglie Gretzky o Lemieux con Messier si ottiene il pacchetto totale, il giocatore più completo della sua generazione, l’essere perfetto, lui, Mark Messier, semplicemente il Messia.

Perchè Messier è inimitabile:

1983-84 – Campione Stanley Cup – Edmonton Oilers

1984-85 – Campione Stanley Cup – Edmonton Oilers

1986-87 – Campione Stanley Cup – Edmonton Oilers

1987-88 – Campione Stanley Cup – Edmonton Oilers

1989-90 – Campione Stanley Cup – Edmonton Oilers

1993-94 – Campione Stanley Cup – New York Rangers

1983, 1984 , 1985, 1987 , 1988, 1990 – Clarence Campbell Bowl – con Edmonton Oilers

1986, 1987 – President Trophy con Edmonton Oilers

1992, 1994 – President Trophy con New York Rangers

1994 – Prince of Wales Trophy

1989-1990 – Hart Memorial Trophy

1991-1992 – Hart Memorial Trophy

1983-1984 – Conn Smythe Trophy

1989-1990 – Lester B. Pearson Award

1991-1992 – Lester B. Pearson Award

1981-1982 – First Team All-Star come Ala sinistra

1982-1983 – First team All-Star come Ala sinistra

1989-1990 – First Team All-Star come Centro

1991-1992 – First Team All-Star come Centro

1983-1984 – seconda squadra All-Star Ala sinistra

Ha giocato in 15 NHL All-Star game nel 1982 , 1983, 1984 , 1986, 1988, 1989, 1990, 1991, 1992, 1994, 1996, 1997, 1998, 2000 e 2004

L’unico atleta professionista ad aver capitanato due squadre di campionato diverse , gli Edmonton Oilers e i New York Rangers .

Nel 1998, è stato classificato numero 12 su The Hockey News ‘ nella lista dei 100 più grandi giocatori di hockey .

È secondo per partite giocate, 11 in meno rispetto alle 1767 di Gordie Howe

E ‘stato l’ultimo giocatore in attività che ha giocato nel 1970.

E ‘stato l’ ultimo giocatore in attività che ha giocato nel Mondiale Hockey Association .

Ha giocato a hockey per un quarto di secolo (1979-2004)

Non male per un Messia!

Fonte: https://www.playitusa.com/history/2013/10/44894/mark-messier-il-messia/

Di Francesco Fiori

Francesco Fiori è un giornalista sardo, classe 1983, con la passione per il racconto dello sport. Di tutto lo sport. Aveva 6 anni quando, sicuramente errore o destino, ebbe in regalo una semplice radio, senza pensare alle conseguenze successive del pianeta sportivo. Una domenica, finiti i compiti, giocando con quel mezzo, captò la voce roca di Sandro Ciotti. Aveva appena scoperto l’esistenza di Tutto il calcio minuto per minuto. La prima sfida arriva nella stagione calcistica 90/91, quando lo zio, incredibile giornalista locale, gli diede come compito raccontare la giornata calcistica appena conclusa. Quel tema, ad appena 7 anni, risultò migliore rispetto alle tabelline, mai entrate volentieri in testa. Il premio fu la presenza alla gara di cartello della squadra del suo paese, il Ploaghe, due settimane più tardi. Destino volle che la morte prese suo zio proprio il mercoledì prima, innescando in Fiori la voglia di diventare giornalista. A scuola alla domanda “Hai solo il calcio in testa?” rispondeva “No, anche il ciclismo” e gli anni di partite contemporanee la domenica e di Tele +2 col calcio estero crearono un piccolo “psicopatico sportivo”. Tra gli sport di cui si innamora c’è l’hockey americano, soprattutto nella mitologica figura di Mario Lemieux. Poco prima della morte del padre, nel febbraio 2001, Fiori trova su La Gazzetta dello Sport proprio un trafiletto con scritto del ritorno sul ghiaccio di Lemieux dopo aver sconfitto una forma tumorale e un ritiro di 3 anni. Da lì altra promessa, qualora arrivi la possibilità di scrivere un articolo, questo sarà su Lemieux il Magnifico. Diventato ragioniere capisce immediatamente che iva e fatture sono molto più noiose del previsto e la prima collaborazione col giornale “Sa Bovida” gli fanno capire le regole basi del giornalismo, cosa che Fiori ignorava ma che rispettava, chiedendo solo la possibilità di scrivere e far colpo. Chiusa la parentesi Sa Bovida per problemi logistici e di salute dell’immenso Antonio Delitala ecco il primo reale colpo di fulmine, il sito di hockey Nhl Playitusa che non ha un articolo su Lemieux. Il direttore, con una mail che Fiori ancora oggi custodisce, risponde: “Beh, perché non provi a scriverne uno tu?” Il resto è la storia scritta al pc dopo averne scritto 5 pagine in un quadernone a quadretti. Un cambio di lavoro, non per sua volontà, spariglia le carte in tavola, col ragazzo che stando fuori casa tutto il tempo deve abbandonare la scrittura, ma peggio ancora va col primo di 3 ictus che colpiscono la mamma proprio in quel periodo. Tempo al tempo e con un altro cambio di lavoro ecco l’opzione che lo colpisce, scrivere della sua amata Inter sul sito SpazioInter. Gli inizi sono complicati, scrivere secondo le regole e non avere carta bianca lo bloccano un pochino, fino all’esplosione che nel sito si chiama Live. Il Live sarebbe il racconto, minuto per minuto e in contemporanea, della partita in tv e a Fiori tocca esordire con Milan-Inter. Quella sera il divertimento raggiunge le stelle, anzi, le supera e da quel momento l’impegno è triplo, con le perle di interviste a Sandro Mazzola (che risate), Gigi Simoni (che gentilezza) e Riccardo Cucchi, suo idolo radiofonico. Il tesserino da giornalista gli fa mantenere la parola data a 6 anni e ancor più sorprendente è la proposta di essere addetto stampa proprio della squadra locale, andare a vedere quelle partite che il destino gli negarono nel 1991. Si chiede spesso se sia il destino a far scherzi oppure se semplicemente la vita va accettata per quella che è. Il 30 gennaio 2021, dopo un ricovero di un mese con tutte le aggravanti possibili, in ospedale viene a mancare la mamma di Francesco. Il colpo è brutale. Il conto è pesantissimo, la mente lontana, lo scrivere, anche solo un piccolo pensiero sulla giornata calcistica, è di una difficoltà che ad oggi è ancora lontana dall'essere superata. Il resto è storia o noia, dipende da che parte si vuol vedere, dagli articoli su Gazzetta Fan News al raccontare qualsiasi sport, perché per Fiori ogni sport ha un suo eroe e perché ora, con IspirazioneSportiva.com, sarà ancor più spettacolare dar libero sfogo a qualsiasi ispirazione, come dice il nome e come gli ha insegnato Riccardo Cucchi: “Nella vita mai smettere di sognare!”. Anzi, scusate il ritardo! Mail: fcroda@yahoo.it Fb: supermariolemieux pec: francesco.fiori@pecgiornalisti.it